Palma Campania, comune in provincia di Napoli, si trova al centro di una controversia nazionale per una nuova ordinanza che vieta gli “odori molesti da cibo”. Considerata una misura per regolare le abitudini culinarie, in particolare di alcune comunità straniere come quella bengalese, l’iniziativa ha provocato accuse di discriminazione e acceso dibattiti sulle reali priorità della cittadina. La decisione del sindaco Aniello Donnarumma, adottata nel maggio 2025, sta scatenando tensioni sociali in un territorio segnato da una forte presenza migratoria e da problemi ambientali ancora non affrontati.
L’ordinanza sugli odori da cucina e le sue implicazioni
Il 6 maggio 2025 il comune di Palma Campania ha emanato un’ordinanza che proibisce “gli odori molesti” prodotti durante la cottura del cibo. La norma punta a limitare l’impatto di odori intensi, spesso legati a piatti etnici come quelli bengalesi, che molti residenti percepiscono come invadenti negli ambienti condominiali. Chi viola il divieto rischia multe fra 200 e 500 euro. Il sindaco Aniello Donnarumma ha sottolineato che la misura non nasce da intenti razzisti, ma dalla necessità di garantire la convivenza tra cittadini italiani e stranieri, in un contesto dove si registrano segnalazioni di disturbo causato da spezie e fritti.
Per far rispettare l’ordinanza, la polizia municipale effettua controlli su segnalazione dei vicini. Inoltre, sono state diffuse linee guida con consigli pratici per ridurre gli odori in cucina, come l’uso di cappe aspiranti potenti e la raccomandazione di evitare cotture odorose in fasce orarie sensibili come pranzo e cena. Questa regolamentazione riguarda in modo particolare la comunità bengalese, presente con circa 2.500 abitanti, ossia il 15% della popolazione totale del comune di 15 mila persone. L’ordinanza evidenzia così un’incidenza diretta sulle abitudini di una fetta consistente della popolazione locale.
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La critica alla mancata attenzione agli odori industriali
Mentre l’attenzione pubblica si concentra sugli odori della cucina, i residenti segnalano una disparità di trattamento rispetto alle emissioni provenienti da alcune fabbriche della zona. Impianti industriali rilasciano effluvi che si percepiscono continuamente, giorno e notte, peggiorando la qualità dell’aria molto più degli aromi di curry o fritture. Numerosi cittadini si dicono esasperati da questi odori persistenti, che non hanno ricevuto nessuna restrizione o intervento da parte del comune.
Questa mancanza suscita un senso di ingiustizia e alimenta la percezione che l’ordinanza sia più un gesto simbolico indirizzato a una minoranza, piuttosto che una misura concreta per migliorare la convivenza e l’ambiente urbano. Chi vive in zona lamenta che un intervento simile contro le industrie sarebbe stato più efficace e meno divisivo. Questa critica mette in luce una gestione non equilibrata delle problematiche ambientali e sociali da parte delle istituzioni locali.
La divisione nella comunità tra integrazione e accuse di discriminazione
La comunità bengalese, impegnata in molte attività commerciali come ristoranti e negozi, si sente direttamente colpita e stigmatizzata dall’ordinanza. Un residente con 15 anni di permanenza a Palma Campania ha dichiarato “la cucina rappresenta un aspetto fondamentale della cultura del proprio popolo e che le multe rischiano di compromettere la convivenza più che agevolarla.” La richiesta è di un dialogo più aperto e meno punitivo.
Anche molti cittadini italiani contestano l’assenza di una regolamentazione simile per le cucine italiane. Alcuni ricordano che piatti tradizionali come il ragù o la frittura di pesce sono spesso percepiti molesti, ma nessuno ha pensato di multarli. Questo punto alimenta il sospetto che l’ordinanza sia strumentale e rischi di alimentare tensioni sociali più che favorire l’inclusione.
Attività economiche e la comunità bengalese
Palma Campania ha visto un incremento significativo della popolazione straniera in anni recenti, in particolare bengalesi impegnati nei settori tessile e agricolo. La loro attività vale circa 3 milioni di euro all’anno solo nel tessile, dimostrando un ruolo importante nell’economia locale. Tuttavia, permangono difficoltà di integrazione e la nuova misura contribuisce a mettere in evidenza le divisioni esistenti.
Il dibattito sul provvedimento tra dubbi e contestazioni
Questo decreto non è il primo, in Italia, a tentare di regolare gli odori della cucina in contesti urbani, ma è il primo a colpire un comune del Sud con una così alta presenza straniera. Il sindaco ha ribadito che la norma mira a rendere più vivibile il territorio, senza discriminare nessuno. Restano però aperti dubbi su come venga valutato oggettivamente un odore “molesto” e chi possa sancire i limiti accettabili di profumi e aromi domestici.
Associazioni per i diritti civili hanno già annunciato intenti di ricorso, definendo il provvedimento un attacco ai segni della diversità culturale presente a Palma Campania. Nel clima che si è creato, la cittadina appare divisa fra chi sostiene interventi più rigidi per una convivenza “ordinata” e chi teme che queste imposizioni accrescano il senso di esclusione di alcune comunità.
La situazione di Palma Campania emerge così come un esempio di difficoltà nell’affrontare la convivenza tra tradizioni diverse e necessità di rispetto reciproco. La questione degli odori in cucina ha aperto una ferita che coinvolge non solo le abitudini alimentari ma la gestione della multiculturalità in contesti urbani già segnati da problemi ambientali e sociali.