Un’importante operazione della Direzione distrettuale antimafia di Roma ha portato alla luce un’intricata rete di traffico di droga operante nella capitale. La vicenda ruota attorno a un centro di accoglienza in via della Riserva Nuova, dove non solo richiedenti asilo e rifugiati cercavano salvezza, ma si nascondeva anche un vasto quantitativo di sostanze stupefacenti. L’operazione, condotta in collaborazione con forze dell’ordine di diversi paesi, ha messo fine a un sodalizio criminale che sfruttava migranti originari della Nigeria, spesso ingenui e incensurati, catturati nelle spire di un sistema di traffico ben organizzato.
L’intervento delle forze dell’ordine
Il colpo inferto ieri dal Comando provinciale di Roma è frutto di un’accurata inchiesta iniziata nel 2018, denominata “Tibus”. Su disposizione del gip, sono stati disposti arresti per 27 persone, di cui 19 già rintracciate, mentre altre otto sono attualmente ricercate. Le accuse vanno dall’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti a estorsione e porto abusivo di armi. Gli indagati, reclutati principalmente all’interno del centro, operavano come corrieri per il trasporto e lo spaccio della droga, creando una rete congiunta con bande albanesi.
Una dimostrazione lampante della cooperazione internazionale è stata la partecipazione di forze dell’ordine albanesi, spagnole e francesi, che hanno collaborato con le autorità italiane nell’operazione. Gli inquirenti hanno delineato un chiaro quadro di una struttura criminale a due teste, con un gruppo albanese specializzato nell’importazione di sostanze e uno nigeriano deputato allo smistamento e alla distribuzione sul territorio. La complessità dell’operazione è evidente, non solo per le notevoli quantità di droga coinvolte ma anche per il rischio associato alle intimidazioni che questi gruppi esercitavano sugli stessi membri.
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La rete criminale e la gestione della droga
L’organizzazione albanese si occupava principalmente di far entrare in Italia carichi ingenti di marijuana provenienti dalla costa albanese, specificamente da Valona. Utilizzando rotte ben definite, le sostanze venivano trasferite in piccole quantità, camuffate all’interno di automobili noleggiate, e trasportate a Roma. Qui, i membri della banda vendevano le sostanze ai gruppi nigeriani, i quali si occupavano della rivendita. Ogni gruppo aveva un proprio nome e funzioni specifiche nel grande ingranaggio del traffico, con nomi emblematici come “PeterPan” e “Montecompatri”.
La comunicazione tra i membri era codificata per sfuggire a possibili intercettazioni. Utilizzavano vecchi telefoni e un linguaggio in codice per riferirsi alla droga e ai pagamenti. Le risposte intimidatorie non mancavano nel caso in cui un pagamento ritardasse, riflettendo la pressione che i nigeriani subivano dai loro alleati albanesi. Espressioni minacciose erano all’ordine del giorno, mostrando così l’atmosfera di paura e sottomissione in cui queste persone si trovavano a operare.
Il reclutamento dei corrieri e l’operazione smistamento
I corrieri, reclutati tra i giovani rifugiati, costituivano una parte cruciale dell’intera operazione di smistamento della droga. Questi ragazzi, spinti da promesse di facili guadagni, venivano utilizzati per trasportare merci illegali attraverso l’Italia e nel resto dell’Europa. Con il loro status di rifugiati, spesso incensurati, rappresentavano un bersaglio facile per chi gestiva il traffico. Le forze dell’ordine hanno rinvenuto, in diverse occasioni, quantità ingenti di marijuana nascoste nei bagagli di questi giovani, ritrovati alla stazione Tiburtina mentre attendevano i loro autobus.
Le modalità di trasporto erano eclettiche, incontrando anche una logistica complessa che prevedeva diverse basi operative nella capitale italiana, non solo nel centro di accoglienza. L’operazione Tibus ha già portato all’arresto di 147 persone afferenti a questo traffico, con un documento di attività che riporta il sequestro di 900 chili di marijuana e contante pari a 90.000 euro. Questi numeri parlano chiaro della portata dell’attività illecita e dei suoi legami con il contesto migratorio attuale.
Nella capitale italiana, il traffico di droga continua a rappresentare una sfida per le autorità, che lavorano incessantemente per smantellare ogni forma di criminalità organizzata e proteggere le vite di coloro che cercano rifugio. “Operazioni come questa rivelano i collegamenti tra diverse bande, evidenziando la vulnerabilità di alcuni gruppi sociali in cerca di una seconda possibilità.”