Operazione dei carabinieri contro i narcotrafficanti: sgominati due gruppi legati al clan Amato-Pagano

Operazione dei carabinieri contro i narcotrafficanti: sgominati due gruppi legati al clan Amato-Pagano

Le forze dell’ordine italiane hanno arrestato 43 membri del clan Amato-Pagano, smantellando una rete di narcotraffico tra Spagna e Germania, grazie a indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.
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Operazione dei carabinieri contro i narcotrafficanti: sgominati due gruppi legati al clan Amato-Pagano - Gaeta.it

Le forze dell’ordine continuano a combattere con determinazione il narcotraffico in Italia. Un’operazione recente ha portato all’arresto di numerosi individui collegati al clan Amato-Pagano, attivi nell’illecito commercio di sostanze stupefacenti tra Spagna e Germania. Questa indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ha rivelato un’organizzazione complessa e ben strutturata, con ramificazioni estese e profondi legami con altre realtà criminali sul territorio nazionale.

L’operazione e i dettagli sugli arresti

Gli arresti effettuati si inseriscono in un’operazione di vasta portata che ha coinvolto 43 indagati, dei quali 17 sono stati posti in custodia cautelare in carcere, 16 agli arresti domiciliari, mentre 10 rimangono a piede libero. Due nomi montano in cima alla lista dei latitanti: Simone Bartimoro, 33 anni, noto come “Jet”, attualmente irreperibile in Spagna, e Salvatore Mari, 47 anni, soprannominato “o tenente”. Le indagini sono state fortemente supportate dalle dichiarazioni di Salvatore Rosselli, un pentito che ha fornito informazioni cruciali sui membri, le piazze di spaccio e i finanziatori del gruppo.

Questi narcotrafficanti, secondo le autorità, erano guidati da Antonio Pompilio, ritenuto il capo e finanziatore dell’operazione, coadiuvato da Massimo D’Onofrio e Salvatore Sansone. La rete disponeva di ben sette depositi sparsi tra Mugnano, Gricignano d’Aversa e Torre Annunziata, utilizzati per lo stoccaggio delle sostanze stupefacenti.

La struttura organizzativa dei due gruppi

Il gruppo dei narcotrafficanti si era organizzato in modo tale da garantire non solo il traffico di sostanze illegali, ma anche la gestione delle necessità economiche e sociali dei membri. Avevano creato una cassa comune che serviva a finanziare le spese legali, a ricompensare gli affiliati, e a sostenere le famiglie durante le festività come Pasqua e Natale. Questo senso di comunità era parte integrante della loro operatività, permettendo loro di mantenere una rete coesa.

In aggiunta ai legami con il clan Amato-Pagano, la rete criminale aveva stabilito connessioni con esponenti della Sacra Corona Unita della provincia di Bari e della ‘ndrangheta della provincia di Reggio Calabria. La presenza di un’attività collaterale a Cerveteri, in provincia di Roma, dimostra l’ampiezza delle loro operazioni e la capacità di operare in diverse parti d’Italia.

La tecnologia al servizio delle indagini e i risvolti delle intercettazioni

Un elemento chiave che ha portato alla scoperta delle attività illecite è stato l’utilizzo di spyware su criptotelefonini, che ha consentito agli investigatori di monitorare le comunicazioni tra i membri del gruppo. Le conversazioni intercettate hanno rivelato dettagli significativi, come un messaggio preoccupato di un affiliato riguardo all’arresto di un familiare e la difficoltà di avere accesso a supporti legali. Questo ha gettato luce sul sistema di assistenza legale messo in atto per i membri del gruppo arrestati.

Questa indagine non solo ha permesso di arrestare numerosi membri del clan, ma ha anche offerto uno sguardo profondo su come queste organizzazioni criminali si strutturano e si sostengono nel tempo, rivelando un funzionamento interno complesso e con procedure stabilite per gestire le problematiche legate agli arresti e alla gestione degli affari illeciti.

Dettagli sugli arresti e le misure cautelari

Tra i nomi degli arrestati ci sono figure di rilevo dell’organizzazione, come Luigi Ascione, 25 anni, e altri con età variabile che vanno dai 22 fino ai 69 anni, tutti coinvolti in operazioni di narcotraffico e gestione strategica dell’organizzazione. Coloro che si trovano attualmente agli arresti domiciliari, invece, hanno l’obbligo di non avere contatti al di fuori del nucleo familiare o delle persone che li assistono.

L’azione dei carabinieri dimostra la continua determinazione delle autorità nel fronteggiare il narcotraffico e nel mantenere la sicurezza pubblica, cercando di abbattere una rete ben radicata che minaccia diversi livelli della società. L’operazione rappresenta un passo importante nella lotta contro il crimine organizzato, evidenziando gli sforzi costanti per risolvere un problema complesso e persistente.

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