Operazione contro un'associazione per delinquere tra Salerno e Potenza: 23 misure cautelari eseguite

Operazione contro un’associazione per delinquere tra Salerno e Potenza: 23 misure cautelari eseguite

Operazione dei Carabinieri e Finanzieri in Basilicata e Campania: 23 arresti per spaccio di droga, corruzione e truffe, con sequestro di 100.000 euro legati a un’organizzazione criminale strutturata.
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Operazione contro un'associazione per delinquere tra Salerno e Potenza: 23 misure cautelari eseguite - Gaeta.it

Stamattina, una vasta operazione ha visto protagonisti un centinaio di Carabinieri e Finanzieri, i quali hanno dato esecuzione a 23 ordinanze cautelari a carico di altrettanti indagati. I destinatari delle misure, riguardanti arresti in carcere, ai domiciliari, obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e divieto di esercitare uffici direttivi di persone giuridiche e imprese, sono accusati di far parte di un’associazione per delinquere dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti. Le indagini hanno messo in luce l’esistenza di una rete operante fra il Vallo di Diano, in provincia di Salerno, e Potenza, con coinvolgimenti anche in reati contro la pubblica amministrazione e il patrimonio.

Le ordinanze cautelari e il sequestro di beni

Le ordinanze sono state firmate dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Potenza, a seguito di una richiesta della Procura della Repubblica. L’operazione ha portato al sequestro preventivo di 100.000 euro, denaro ritenuto frutto delle attività illecite dell’organizzazione. Questa azione rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro la criminalità organizzata che, a quanto emerge, operava con un certo livello di organizzazione e strutturazione, cercando di infiltrarsi in vari ambiti economici e sociali della Lombardia e della Basilicata.

La figura centrale nell’organizzazione

Uno degli indagati di spicco è un campano che, nonostante fosse già detenuto, avrebbe continuato a mantenere un ruolo di leadership all’interno del gruppo. La sua famiglia avrebbe agevolato le operazioni di spaccio di droga, con particolare riferimento all’hashish. Durante le indagini, sono stati rinvenuti 2,1 chili di questa sostanza, occultati in un’area remota di campagna. La capacità dell’organizzazione di operare anche in condizioni di detenzione mette in evidenza non solo la determinazione dei membri coinvolti, ma anche l’appeal che il traffico di droga esercita nel contesto criminale locale.

Accuse di corruzione e truffe

Tra le novità emerse dalle indagini, si segnala anche il coinvolgimento presunto di un agente della Polizia penitenziaria che, all’epoca, prestava servizio nel carcere di Potenza. L’ufficiale è accusato di aver instaurato un particolare accordo con membri del clan per garantire loro favori illeciti in cambio di beni e utilità. Questa situazione evidenzia le fragilità del sistema penitenziario e come questi organi possano essere vulnerabili all’influenza della criminalità.

Il gruppo, inoltre, avrebbe avviato attività fraudolente nei confronti dell’INPS, creando società apparentemente legittime ma di fatto gestite da prestanome. Attraverso assunzioni fittizie, anche di detenuti, il clan sarebbe riuscito a perpetuare truffe aggravate, sottraendo risorse pubbliche e ampliando la propria rete di operazioni illecite.

In definitiva, l’operazione di oggi scava in profondità nelle dinamiche mafiose attive in Basilicata e in Campania, rivelando un contesto complesso in cui si intrecciano traffico di droga, corruzione e sfruttamento delle istituzioni.

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