Il caso dell’omicidio di emanuele durante, il ventenne ucciso in via santa teresa degli scalzi a Napoli a marzo 2025, continua a rivelare particolari che confermano la natura premeditata dell’azione. Le ultime dichiarazioni del padre della vittima, raccolte pochi giorni fa dagli inquirenti, hanno arricchito il quadro con elementi finora sconosciuti e hanno rilanciato l’attenzione sull’intreccio tra i vari clan che controllano il rione sanità. Le indagini sono ancora aperte e mettono in luce una vicenda che ha radici profonde nelle dinamiche interne alla criminalità locale.
La testimonianza del padre di emanuele durante e il ruolo di alex il polacco
Il 31 marzo 2025, vincenzo durante è stato ascoltato dai pubblici ministeri per chiarire alcuni dettagli relativi alla morte del figlio. Quest’ultimo aveva subito un intervento allo stomaco, che aveva causato uno stato di confusione nei ricordi durante le prime dichiarazioni. La svolta è arrivata grazie al ricordo della compagna di vincenzo, che ha riconosciuto in una foto il presunto assassino, alexandr babaylan, detto “alex il polacco”. La donna ha infatti affermato che alex era presente il giorno in cui emanuele fu convocato da salvatore pellecchia, un soggetto appena scarcerato con legami noti nella malavita locale.
Un incontro dal significato inquietante
Questo incontro assume un significato inquietante se si pensa che pellecchia avrebbe voluto mostrare babaylan a emanuele. Un segnale forse di avvertimento o intimidazione, considerata la tragica conclusione di pochi giorni dopo. I genitori di durante hanno collegato questo episodio al drastico cambiamento fisico di emanuele, che da circa 170 chili è dimagrito di quasi 100 dopo l’operazione chirurgica. Attraverso questo dettaglio, gli investigatori hanno valutato più precisamente il momento e le condizioni della vittima, elementi utili per ricostruire la sequenza dell’evento omicidiario.
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Le indagini confermano la premeditazione e la matrice della vendetta
Le ipotesi formulate dai genitori di emanuele corrispondono a quelle degli inquirenti, che definiscono verosimile la premeditazione. Le intercettazioni telefoniche e ambientali confermano la determinazione con cui salvatore pellecchia avrebbe pianificato l’omicidio, inserendo la vendetta come movente centrale. Nel contesto delle indagini è emerso che l’azione delittuosa non sarebbe stata dettata dalla necessità di punire emanuele per accuse di spari verso un’altra vittima, emanuele tufano, ma piuttosto per un comportamento ritenuto irrispettoso.
Un motivo valido per la punizione estrema
In particolare, durante sarebbe stato punito per non aver collaborato adeguatamente durante una specie di “indagine interna” portata avanti da pellecchia sul caso del nipote ucciso. Tale atteggiamento, definito come omissivo e irrispettoso, è stato considerato un motivo valido per infliggere una punizione estrema. Questo contesto aiuta a capire il clima di tensione e il ruolo di controllo che i clan cercano di mantenere sulle persone legate ai loro affari.
Le tensioni tra i clan e la reazione della famiglia durante
Le conversazioni intercettate rivelano anche un tentativo da parte del gruppo di pirozzì vincenzo di prendere le distanze dall’omicidio. Salvatore savarese, detto “o’mellone”, avrebbe cercato di rassicurare i genitori di emanuele dichiarando che il gruppo di pirozzì non era coinvolto e ignorava le mosse di terzi. La famiglia durante però ha rifiutato questa versione, considerando i rappresentanti del sistema criminale localmente informati e presumibilmente complici o perlomeno consapevoli.
Un momento di tensione tra vincenzo durante e salvatore savarese
Vincenzo durante si è infuriato in particolare per un episodio in cui savarese ha ammesso la stretta collaborazione tra il gruppo di pirozzì e quello di pellecchia, quotando che erano “una cosa sola”. Questa confessione ha fatto scattare in vincenzo durante una domanda diretta e amara: “una cosa? e non sapevate che dovevano sparare a mio figlio?”. Questo momento mette in luce la complessità delle alleanze e l’inevitabile violenza che dominate nel rione sanità, dove il controllo del territorio passa attraverso atti di forza come quello che ha portato alla morte di emanuele durante.
Il contesto criminale nel rione sanità e le conseguenze dell’omicidio
Il rione sanità è noto per essere un’area quasi completamente gestita dai clan pirozzì-sequino, che ne controllano i movimenti con un sistema rigido di potere. L’assassinio di emanuele durante sembra essere un atto voluto per riaffermare l’autorità del clan sequino, indebolito dall’uccisione di emanuele tufano e dalle divisioni interne. L’omicidio ora appare chiaramente come un gesto pianificato in anticipo, calcolato per inviare un messaggio ai rivali e per ristabilire l’ordine imposto dal clan.
Le prove raccolte attraverso intercettazioni e testimonianze incastrano salvatore pellecchia come mandante e alexandr babaylan come esecutore materiale. Le relazioni tra i gruppi presenti nel rione sembrano confermare che il consenso o la non opposizione degli alleati ha contribuito al compimento del delitto. Questa vicenda, che si svolge nel cuore di Napoli, dimostra quanto sia radicata la violenza nel controllo delle zone popolari e quanto poche persone riescano a sfuggire ai meccanismi di vendetta e punizione imposti dai clan criminali.