Omicidio Bramucci: Condanne per i Sei Accusati, Ma Niente Ergastolo

Omicidio Bramucci: Condanne per i Sei Accusati, Ma Niente Ergastolo

L’omicidio di Salvatore Bramucci a Soriano nel Cimino ha svelato un intricato sistema di relazioni familiari e interessi economici, portando a condanne severe per i sei coinvolti nel delitto.
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Omicidio Bramucci: Condanne per i Sei Accusati, Ma Niente Ergastolo - Gaeta.it

L’omicidio di Salvatore Bramucci, avvenuto il 7 agosto 2022, ha destato scalpore nel comune di Soriano nel Cimino, situato nel Viterbese. Bramucci è stato colpito da sei proiettili mentre si trovava nella sua auto, vicino alla propria abitazione. Questo tragico evento ha permesso di far luce su un intricato sistema di relazioni familiari e interessi economici. La dinamica del delitto, secondo le indagini, sarebbe maturata da un intento di Bramucci di allontanarsi dalla famiglia, portando con sé una significativa somma di denaro. La recente sentenza della corte ha rivelato l’ampiezza del coinvolgimento delle persone a lui vicine.

La dinamica dell’omicidio

L’omicidio di Salvatore Bramucci si è verificato in una calda giornata d’agosto, scatenando preoccupazione e sconcerto tra i residenti di Soriano nel Cimino. La vittima è stata uccisa a colpi di pistola, in un ambiente che inizialmente appariva familiare e sicuro. Le indagini hanno sottolineato che il movente potesse collocarsi in contesti complessi, in particolare in relazione a crisi familiari e aride dinamiche economiche. Bramucci sembrava essere in procinto di lasciare la famiglia, portando con sé una consistente quantità di denaro, fatto che avrebbe potuto innescare una serie di conflitti tra i membri della sua cerchia più ristretta.

I carabinieri, coordinati dal pubblico ministero Massimiliano Siddi, hanno lavorato diligentemente per ricostruire la catena di eventi che ha portato a questo crimine. Due mesi dopo l’omicidio, le forze dell’ordine hanno effettuato arresti mirati, identificando i presunti membri del gruppo di fuoco che ha eseguito il delitto. Tonino Bacci e Lucio La Pietra sono stati i primi a finire in manette, avviando un’indagine che avrebbe poi svelato complicazioni familiari e piani di omicidio orchestrati.

L’arresto e le accuse

Le indagini non si sono fermate ai soli esecutori materiali del gesto, ma si sono estese a una cerchia più ampia di complicità e motivazioni. Nel corso della ricerca della verità, è emersa la figura della cognata di Bramucci, Sabrina Bacchio, la quale è stata identificata come l’organizzatrice dell’omicidio. Questo ha sollevato interrogativi su come le relazioni familiari possano rapidamente degenere in situazioni di violenza estrema.

Successivamente, anche Elisabetta Bacchio, la moglie di Salvatore, è stata arrestata e accusata di essere la mandante del delitto. Alla luce di queste scoperte, i carabinieri hanno arrestato diversi altri soggetti coinvolti, tra cui un comune amico, Alessio Pizzuti. L’inchiesta ha quindi svelato come l’omicidio fosse il frutto di una rete intricata di collaborazioni e tradimenti, segno di una crisi familiare profonda.

Un aspetto significativo emerso dalle indagini è la gestione dei soldi destinati ai sicari, affidata a Costantin Dan Pomirleanu, cognato della vittima, il cui ruolo si è rivelato cruciale per la pianificazione dell’omicidio. Questa interazione tra i diversi attori coinvolti ha messo in luce la complessità e la gravità della situazione.

La sentenza e le condanne

La sentenza emessa dalla corte d’assise di Viterbo ha concluso un lungo processo, infliggendo pene severi per i sei accusati. Nonostante la gravità del crimine, per cui la procura aveva richiesto inizialmente quattro ergastoli e due condanne di 24 e 18 anni, la corte ha optato per una scelta diversa. Elisabetta Bacchio e Sabrina Bacchio sono state condannate a 24 anni di carcere ciascuna, mentre Tonino Bacci, individuato come la ‘mente’ del gruppo di sicari, ha ricevuto 28 anni.

Lucio La Pietra è stato condannato a 27 anni, mentre Costantin Dan Pomirleanu ha ricevuto 20 anni per il suo ruolo nella distribuzione dei fondi ai killer. Alessio Pizzuti, pur non essendo stato presente sulla scena del crimine, ha subito una condanna di 18 anni per il suo coinvolgimento nell’organizzazione dell’omicidio. Questo verdetto rappresenta una pagina cruciale in una vicenda segnata da tradimenti, passioni e interessi economici, rivelando come le relazioni personali possano sfociare in tragedie inaspettate.

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