L’attenzione pubblica torna a concentrarsi su uno dei casi più misteriosi della storia italiana, quello della scomparsa di Emanuela Orlandi. Il 24 ottobre, Bruno Bosco, un ex sovrintendente della Polizia, è stato ascoltato dalla Commissione bicamerale d’inchiesta, istituita per fare luce sulla sparizione di Emanuela e di Mirella Gregori, avvenute rispettivamente nel maggio e nel giugno del 1983. Durante l’audizione, segnata dal segreto, Bosco ha rivelato dettagli preoccupanti riguardo a un incontro avvenuto il giorno della scomparsa, che potrebbe fornire informazioni fondamentali per chiarire un caso rimasto irrisolto per decenni.
I dettagli della deposizione di Bruno Bosco
Bruno Bosco, che nel 1983 era responsabile della sicurezza del Senato, ha affermato di aver assistito a un incontro tra Emanuela e un uomo identificato come “l’uomo dell’Avon”. L’udienza è avvenuta su richiesta dello stesso Bosco e si è tenuta in forma segreta, suscitando interrogativi tra gli investigatori e gli amici della giovane scomparsa. Durante l’incontro, Bosco ha descritto un’auto BMW verde chiaro, da cui sarebbe sceso un uomo sulla trentina, con capelli radi e biondi, che si sarebbe avvicinato a Emanuela mostrandole un oggetto contenente cosmetici e recante una lettera A sul coperchio.
Il ricordo di Bosco, però, non è stato costante nel tempo. Due anni dopo, interrogato dal giudice Ilario Martella, il poliziotto ha cambiato versione, parlando di un tascapane anziché di un cofanetto. Questa discrepanza nei dettagli solleva interrogativi sull’affidabilità delle testimonianze fornite e sulla possibilità di effetti collaterali dovuti allo stress di un caso di tale gravità .
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I riferimenti di Alfredo Sambuco
Ulteriori dettagli emergono dalla testimonianza del vigile urbano Alfredo Sambuco, anch’egli presente nei pressi del Senato il giorno della scomparsa di Emanuela. In una serie di interrogatori, Sambuco ha descritto di aver notato una giovane donna dai lunghi capelli neri, che sembrava fermarsi a conversare con un uomo biondo, descritto anch’esso come di circa trentacinque anni. Anche Sambuco ha parlato di una borsa Avon contenente cosmetici, ma, come nel caso di Bosco, il suo resoconto ha mostrato delle incongruenze nel tempo, in particolare riguardo alla presenza di scritte sulla borsa.
Queste testimonianze si intersecano, suggerendo che l’uomo sospetto potesse possedere un legame con il mondo dei cosmetici, ma le ambiguità nascoste nel racconto di Sambuco aprono la porta a nuove domande sull’accuratezza della sua osservazione. L’udienza del 1985 ha rivelato delle incertezze, quando Sambuco ha dichiarato di non ricordare alcuna scritta sulla borsa pur giustificando le sue presunzioni.
Prossimi passi nella Commissione d’inchiesta
Nelle prossime settimane, la Commissione ascolterà altri testimoni, tra cui Alberto Laurenti, un musicista che frequentava la stessa scuola di musica di Emanuela, e l’avvocato Paola Chiovelli, che rappresenta la cugina di Katy Skerl, una giovane ritrovata strangolata nel 1984 vicino Roma. L’interconnessione fra questi casi rimane un tema centrale, poiché alcuni indizi suggeriscono che gli omicidi e le scomparse possano essere collegati.
Le audizioni segrete e i report dell’inchiesta continuano a mantenere viva l’attenzione su un caso che, a distanza di decenni, rappresenta ancora una ferita aperta nella memoria collettiva e un simbolo di ingiustizia per le famiglie coinvolte. I risultati di queste udienze potrebbero fornire gli elementi necessari per riaprire la discussione e portare chiarezza su eventi passati che caratterizzano il drammatico e complesso panorama della cronaca italiana.