La recente diffusione di focolai di peste suina nella provincia di Pavia ha portato la Commissione Europea a stabilire nuove zone di restrizione, per garantire la sicurezza sanitaria degli allevamenti. Questa situazione si è aggravata con l'individuazione di sei focolai in diversi allevamenti del territorio, provocando gravi perdite economiche per gli operatori del settore.
Le nuove zone di restrizione II e III
Definizione delle zone e norme da seguire
La Gazzetta Ufficiale Europea ha ufficialmente comunicato l’istituzione delle zone di restrizione II e III in provincia di Pavia, specificando le aree colpite dai focolai di peste suina. Questi provvedimenti riguardano i Comuni nei pressi di Tromello, Gambolò, Mortara, Santa Cristina, Marzano e Torrevecchia Pia. Le misure emanate prevedono l'istituzione di una "zona infetta", con un raggio di protezione di 3 km e una zona di sorveglianza estesa a 10 km dal punto di origine dei focolai.
In queste aree, sia gli allevatori che le persone che transitano per escursioni o eventi all'aperto dovranno rispettare stringenti norme di biosicurezza. È vietato parcheggiare i mezzi privati al di fuori di zone appositamente designate, promuovendo una maggiore protezione contro la trasmissione del virus. Allo stesso modo, i suini presenti nelle zone di restrizione potranno essere inviati esclusivamente a macelli autorizzati, affinché si controlli ogni aspetto della catena di approvvigionamento.
Queste misure comportano un cambiamento significativo nella gestione dei suini e delle pratiche agricole, richiedendo un’attenzione meticolosa per prevenire ulteriori contagi. Le autorità locali sono mobilitate per sensibilizzare la popolazione e garantire il pieno rispetto delle nuove direttive.
Indagini in corso da parte della Procura di Pavia
Cosa ha scatenato l'epidemia e quali le conseguenze
La Procura di Pavia, insieme ai Nas di Cremona, ha avviato un'indagine approfondita sull'epidemia di peste suina che ha colpito gli allevamenti. Nelle ultime due settimane, la scoperta di sei focolai ha portato all’abbattimento di circa 34mila maiali, una misura drastica ma necessaria per contenere la diffusione della malattia.
Le stime parlano di perdite economiche per le aziende coinvolte che si aggirano intorno agli 8,5 milioni di euro. All'inizio si era sospettato che il contagio potesse derivare dal ritrovamento di carcasse di cinghiali morti, una preoccupazione legittima data la connessione del virus con la fauna selvatica. Tuttavia, le recenti indagini suggeriscono che la trasmissione potrebbe essere stata alimentata da una non adeguata applicazione delle normative di biosicurezza da parte degli allevatori.
Per fare chiarezza sulle origini dell'epidemia, la Procura e i Nas hanno ordinato la realizzazione di uno studio epidemiologico. Questo permetterà di ottenere un quadro preciso delle cause della nuova ondata di peste suina, con la speranza di trovare misure preventive per evitare simili situazioni in futuro, a meno di un anno dall'ultimo focolaio verificatosi nella stessa provincia.
Implicazioni per il settore agro-alimentare
Le conseguenze dell'epidemia non colpiscono solamente gli allevatori direttamente coinvolti, ma hanno ripercussioni anche su tutto il settore agro-alimentare della provincia di Pavia e oltre. Le misure restrittive comportano complicazioni nella catena di approvvigionamento, aumentando i costi di gestione e abbattendo la fiducia dei consumatori.
Le autorità locali stanno lavorando attivamente per contenere la crisi e garantire la sicurezza alimentare, sottolineando l'importanza delle normative di biosicurezza. La situazione rimane critica e richiede un impegno collettivo affinché si possano ridurre i rischi e mitigare gli impatti economici e sociali dell'epidemia di peste suina nella provincia.