Un episodio di violenza gravissimo ha agitato la notte tra lunedì 5 e martedì 6 maggio a Torino, precisamente in corso Taranto, vicino al civico 257. Il luogo, al confine tra i quartieri barriera di Milano e Regio Parco, è noto per continui segnali di tensione. Questa volta, però, i protagonisti sembrano essere gruppi diversi rispetto ai precedenti scontri che avevano coinvolto soprattutto famiglie rom. Motivo scatenante un diverbio tra giovani che ha finito per scatenare un confronto con armi improvvisate e perfino un pitbull usato come arma. La città osserva preoccupata questa escalation di scontri che si somma a fatti recenti di cronaca violenta.
Il contesto di corso taranto: un’area già segnata da tensioni e arresti
Corso Taranto si conferma un punto caldo della città, dove da tempo si registrano episodi di violenza e problemi legati all’abusivismo e alla convivenza difficile tra diverse comunità. L’area coinvolta nel fatto del 5 maggio era già finita sotto i riflettori pochi giorni prima, quando era stato arrestato Tahir Sulejmanovic, sospettato di un tentato omicidio ai danni della sorella e della nipotina. Questo fa capire come la zona sia attraversata da un clima di violenza diffusa, alimentata da tensioni sociali e residenziali che sfociano spesso in conflitti aperti. In questo caso i protagonisti non sono le stesse persone note, ma altri gruppi di residenti abusivi, in particolare giovani di origine egiziana.
Convivenza fragile e tensioni sociali
La convivenza nelle strade di questa zona è fragile. Molte abitazioni sono occupate illegalmente, e questo aumenta il degrado e i rischi di episodi simili. La comunità che vive qui, divisa tra diverse etnie e situazioni di marginalità, si confronta spesso con episodi di intolleranza e scontro. Corso Taranto, come molte altre parti periferiche di Torino, fatica a restare fuori dal quadro di illegalità e piccoli gruppi spesso fanno valere la loro presenza con violenza. Nell’ultima mesata, la tensione è cresciuta fino a portare alla rissa con le armi e il cane.
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La scintilla che ha acceso lo scontro: uno sguardo di troppo e una parola di troppo
L’origine della scintilla che ha portato alla violenza di martedì 6 maggio pare banale ma carica di significato: uno sguardo troppo insistente rivolto a una ragazza e un commento considerato offensivo sono stati percepiti come una provocazione da parte di un giovane egiziano. I rapporti tra gruppi rivali già tesi hanno amplificato quel momento. La sera di lunedì, l’episodio incriminato ha lasciato sul nascere ogni confronto diretto, ma già il giorno dopo, in strada, si è materializzata la reazione degli “offesi” che hanno trovato il ragazzo, accompagnato da un’altra giovane e non solo.
In pochi minuti la tensione è esplosa. Una ventina di persone si sono affrontate con violenza crescente. Bastoni e coltelli sono comparsi quasi subito, rendendo la situazione pericolosa. Sembra una tipica rissa tra giovani, ma la presenza del pitbull e la modalità dell’aggressione hanno segnato un livello superiore di rischio. L’uso del cane come strumento d’aggressione rompe gli schemi delle risse ordinarie.
Il fatto che si siano visti apprezzamenti offensivi e sguardi intensi non è raro nelle situazioni di conflitto urbano, ma quando coinvolge gruppi giovani in contesti segnati da disagio e mancanza di controllo, può scatenare reazioni sproporzionate come in questo caso.
La città sotto pressione dopo l’escalation di violenza urbana negli ultimi giorni
Questa rissa fa parte di una sequenza di episodi inquietanti che hanno scosso Torino nelle ultime settimane. Solo venerdì scorso un uomo è stato ucciso in via Monte Rosa in circostanze ancora al vaglio degli investigatori, mentre pochi giorni dopo si sono registrate altre aggressioni con coltelli in diverse zone della città. L’aumento della violenza tra i giovani, soprattutto nelle aree periferiche, preoccupa le autorità e la cittadinanza.
Difficoltà nella gestione delle tensioni giovanili
I coinvolti nella rissa di corso Taranto sembrano essere giovani che avevano perso la casa con uno sgombero di fine marzo e che vivono nelle occupazioni abusive, spesso isolate dalla rete sociale e dalle possibilità di supporto. La loro vicinanza a fatti di criminalità non è nuova per la polizia che ora cerca di identificarli attraverso immagini e testimonianze.
L’intervento e le modalità della rissa: pitbull, armi bianche e un minorenne ferito
La rissa più violenta è scoppiata martedì sera in corso Taranto, con protagonisti giovani che in parte erano stati sgomberati poco tempo fa da un edificio occupato abusivamente in via Casella 71, zona conosciuta per episodi simili. Questi giovani sono noti alle forze dell’ordine per precedenti legati a reati e disordini pubblici.
Il litigio si è trasformato presto in una vera guerriglia con bastoni, coltelli e anche il pitbull lanciato contro un ragazzo di soli 16 anni. Il minorenne è stato morso al volto dall’animale, causando ferite che hanno richiesto il trasporto immediato all’ospedale San Giovanni Bosco. La presenza tempestiva dei genitori ha impedito che il giovane subisse danni peggiori, come potrebbero derivare dall’uso delle armi bianche durante la rissa.
L’intervento di chi era vicino è stato decisivo per evitare conseguenze più gravi. Nonostante la violenza del cane, il ragazzo è stato curato e si trova fuori pericolo. La violenza è comunque rimasta alta per tutta la durata dello scontro, sottolineando come la sicurezza in certe zone della città sia unica ancora compromessa da problemi sociali ed emergenze continue.