La decisione italiana di revocare il concerto del direttore d’orchestra russo Valery Gergiev ha scatenato dure reazioni da Mosca. Le autorità russe hanno denunciato un gesto discriminatorio e una forma di cancellazione culturale, commentando l’accaduto con toni molto forti. Il caso ha acceso un dibattito su musica, politica e libertà artistica nel contesto delle tensioni internazionali che ancora condizionano i rapporti tra Italia e Russia.
La posizione ufficiale di mosca sull’annullamento del concerto
Mosca ha espresso la sua ferma condanna attraverso la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, secondo cui la scelta italiana di annullare l’esibizione di Gergiev rappresenta un tentativo discriminatorio di eliminare la cultura russa dal palcoscenico internazionale. Zakharova ha richiamato la responsabilità delle autorità italiane, accusandole di cedere a pressioni estranee e alla narrativa di gruppi estremisti, citando esplicitamente “gli epigoni di Bandera”, riferendosi alla controversa figura ucraina.
Commento iranico e il dibattito internazionale
Il commento iranico ha sollevato un ampio dibattito, poiché la stessa portavoce ha ripreso da fonti italiane e di altre nazioni occidentali testimonianze che condannano la cancellazione come un atto contrario ai principi democratici. Nel denunciare la presunta natura discriminatoria, Zakharova ha posto l’accento sulla gravità della situazione, descrivendola come “una campagna di persecuzione senza precedenti” contro il maestro Gergiev.
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Accuse dirette verso esponenti politici e gruppi di opposizione
Maria Zakharova ha indirizzato dure accuse verso la politica italiana e gruppi di attivisti, segnalando l’eurodeputata Pina Picierno come esempio di discriminazione per aver definito “inaccettabile” la performance di Gergiev e aver criticato l’uso di fondi europei per l’evento. La portavoce ha definito questa posizione come una manifestazione di russofobia, aggravata dall’azione di “neobandieristi” in Italia, cioè gruppi che avrebbero organizzato una raccolta firme e l’acquisto massivo dei biglietti per ostacolare il concerto.
Teppisti neonazisti e flash mob provocatori
Singolare è stata l’accusa verso questi attivisti definiti “teppisti neonazisti”, la cui partecipazione avrebbe ricordato “le peggiori tradizioni del Maidan”, richiamando le proteste ucraine del 2014. Zakharova ha descritto una situazione tesa, in cui un flash mob provocatorio avrebbe ottenuto un ruolo da protagonista nella manifestazione di dissenso, alimentando un clima di ostilità non solo culturale ma anche politica.
Il ruolo del ministro della cultura e la difesa di čajkovskij
Un momento chiave nella protesta moscovita è stato il riferimento alle parole di Alessandro Giuli, ministro della Cultura italiano, il quale avrebbe definito “propaganda russa” l’esecuzione della Quinta Sinfonia di Čajkovskij prevista nel concerto. La reazione di Zakharova è stata netta e ha ribaltato la critica, sostenendo che la musica di Čajkovskij rappresenta “valori tradizionali eterni” che la Russia sostiene nel mondo: amore, bene, verità e giustizia.
Citazione dal vangelo per stigmatizzare le critiche
La diplomatica ha rivendicato la dimensione culturale e spirituale dell’opera di Čajkovskij come lontana da qualsiasi forma di propaganda politica. Per sottolineare il suo punto di vista, Zakharova ha citato il Vangelo in italiano: “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi”. Questa frase, inserita nel dibattito, ha avuto lo scopo di stigmatizzare chi, secondo lei, non rispetta e comprende il valore culturale delle opere russe.
Mosca mantiene così una posizione ferma e critica rispetto all’Italia, considerando l’annullamento del concerto non solo una scelta politica ma un episodio che tocca l’identità culturale. La vicenda resta un tassello nelle rapporti ancora tesi, tra musica, politica e simboli.