Una nuova iniziativa per la sicurezza stradale prende forma sulle pendici del monte marcora, vicino a san vito di cadore, in provincia di belluno. A seguito delle recenti frane che hanno bloccato la statale 51 “Alemagna” per diversi giorni, si sta valutando l’installazione di sensori per sorvegliare i movimenti del terreno. Questi dispositivi potranno attivare semafori automatici a tutela degli automobilisti, limitando i rischi legati a possibili nuovi smottamenti.
La situazione attuale sulle pendici del monte marcora e la chiusura della statale 51
Da oltre tre giorni la statale 51 “Alemagna” risulta interrotta a causa della colata di materiale franoso proveniente dalle pendici del monte marcora. L’evento ha riguardato due distinti fronti di frana attivi, situati su versanti opposti del rilievo. La strada, fondamentale per la viabilità locale, è stata riaperta temporaneamente solo per i mezzi di soccorso che hanno potuto così raggiungere la zona senza ostacoli.
Il blocco della viabilità ha creato disagi anche al traffico commerciale e turistico, che in questa zona alpina rappresenta una risorsa importante. Le ultime colate hanno richiamato l’attenzione degli enti locali e delle autorità di protezione civile, restando alta la preoccupazione per la stabilità del terreno. Gli esperti hanno più volte sottolineato la necessità di un monitoraggio puntuale per evitare nuovi episodi potenzialmente drammatici.
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Impatti sulla viabilità e le misure di sicurezza in vigore
La situazione attuale impone un controllo costante sulla statale 51, arteria molto trafficata soprattutto nei mesi estivi per chi si dirige verso il cadore o la valle di ampezzo. Il blocco imposto dalla colata ha spinto gli enti locali a chiudere il tratto interessato alla viabilità ordinaria, permettendo il passaggio solo ai mezzi di emergenza e soccorso.
L’installazione dei sensori rappresenta un passo avanti verso l’automazione della gestione del rischio nelle zone montane soggette a frane. L’intento è scongiurare improvvisi blocchi o incidenti, garantendo una maggiore protezione sia agli abitanti che ai turisti di passaggio. Le prossime settimane saranno decisive per mettere a punto il sistema e valutare la risposta alle nuove condizioni del territorio.
Le caratteristiche e i limiti dei dispositivi di monitoraggio proposti
Bortoluzzi ha spiegato che i dispositivi saranno scelti per monitorare non solo i movimenti dei volumi instabili, ma anche altri indicatori rilevanti per prevedere nuovi scivolamenti. Sul terreno montano il rischio di false allerte è concreto, ma per gli esperti è preferibile un segnale prudente piuttosto che l’assenza totale di avvisi in situazioni pericolose.
Si prevede una fase di sperimentazione durante la quale si definiranno le soglie di intervento, calibrando la sensibilità dei sensori ai movimenti naturali e a quelli più preoccupanti. L’esperienza maturata permetterà di migliorare il sistema e di limitare sia i falsi allarmi che i ritardi nella segnalazione di una frana imminente.
Il progetto del centro coordinamento soccorsi per il monitoraggio automatico delle frane
Sul tema si è riunito oggi a belluno il centro coordinamento soccorsi , sotto la presidenza della prefettura. Al centro della discussione c’è la proposta elaborata dalla provincia di belluno, rappresentata dal consigliere alla protezione civile, massimo bortoluzzi. L’obiettivo è installare una rete di sensori sui due fronti di frana attivi per rilevare in tempo reale ogni movimento anomalo del terreno.
Questi sensori saranno collegati a un sistema capace di attivare automaticamente semafori lungo la statale 51 “Alemagna”. In caso di rischi imminenti, i dispositivi accenderebbero i segnali rossi per bloccare il traffico, riducendo così il pericolo per gli automobilisti. Il sistema verrà affidato ad un ente competente, probabilmente anas, che si occuperà della gestione e manutenzione degli strumenti.
L’intervento sul monte marcora conferma l’attenzione delle istituzioni locali e regionali nel monitorare e gestire le emergenze ambientali che interessano la provincia di belluno. Il coordinamento tra prefettura, protezione civile, provincia e anas mostra una ricerca di soluzioni concrete, dirette a ridurre i rischi e migliorare la sicurezza sulle strade.