Nell’ultimo periodo, la Repubblica Democratica del Congo sta facendo fronte a un’infezione misteriosa che ha suscitato alcune preoccupazioni, soprattutto a livello sanitario. L’Istituto Superiore di Sanità ha rilasciato un approfondimento online per fornire chiarimenti riguardo a questa situazione preoccupante. Numerosi sospetti circolano riguardo alla causa di questo focolaio, che ha già comportato diverse vittime. Dagli attuali aggiornamenti, emerge che le cause potrebbero essere molteplici, sollevando interrogativi sull’eventualità di una diffusione più ampia.
Le cause suscitano interrogativi
L’Iss ha esaminato il quadro clinico dei casi e i sintomi riportati, suggerendo che possibile origine dell’infezione siano patologie già note come la polmonite acuta, influenza, Covid-19, morbillo e malaria. La malnutrizione sembra contribuire al quadro clinico complessivo, rendendo più vulnerabili i pazienti. Attualmente, i ricercatori sono impegnati in test di laboratorio per identificare precisamente la causa dei sintomi e dei decessi, non escludendo che più patologie possano essere all’origine dei tanti casi segnalati.
Queste incertezze sul focolaio hanno sollevato preoccupazioni non solo a livello locale, ma anche nazionale e internazionale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha già insinuato che il rischio di diffusione nelle comunità colpite appare elevato, mentre a livello nazionale, la situazione è considerata moderata. Rispetto al resto della regionale africana, alla zona europea e globale, il rischio di ulteriore diffusione al momento è stato valutato come basso.
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La diffusione e i sintomi
Nel periodo compreso tra il 24 ottobre e il 5 dicembre, nella regione di Panzi che si trova nella provincia di Kwango, sono stati registrati ben 406 casi di una malattia attualmente non ben identificata. Chi ha contratto l’infezione riporta sintomi come febbre, mal di testa, tosse e dolori muscolari, con molti di questi casi gravi e riguardanti persone in condizioni di grave malnutrizione. L’Oms ha registrato un triste bilancio di 31 persone decedute. La fascia più colpita è rappresentata dai bambini, soprattutto quelli di età inferiore ai 5 anni, per cui i sintomi che portano al decesso includono febbre alta e difficoltà respiratorie.
La zona interessata è rurale e remota, a circa 48 ore dalla capitale Kinshasa, il che rende complicati sia l’accesso che le operazioni di soccorso. L’attuale stagione delle piogge non facilita la situazione e pone ulteriori ostacoli, anche per quanto riguarda la capacità diagnostica dell’intero Paese. Non si possono trascurare nemmeno la scarsa copertura vaccinale e le limitate disponibilità di medicinali e strumenti di protezione, che influenzano negativamente il controllo del focolaio. Come risposta, l’Oms ha mandato un team specializzato per indagare sulle cause e migliorare le contromisure adottate.
Un caso sospetto in Italia
Un caso sospetto ha attirato l’attenzione anche in Italia. L’Istituto Superiore di Sanità ha avviato immediatamente delle verifiche dopo la segnalazione di un paziente ricoverato presso l’Ospedale San Luca a Lucca. Il paziente, rientrato dal Congo, presentava sintomi simili a quelli descritti per il focolaio africano. Questo soggetto è stato ricoverato il 22 novembre e dimesso il 3 dicembre dopo essere guarito, ma una diagnosi precisa non è stata ancora formulata. Campioni di sangue prelevati durante la fase acuta e post-guarigione sono stati inviati all’Iss per ulteriori analisi, che sono in corso.
In assenza di ipotesi concrete riguardo all’origine dei casi, si prevede di ripetere vari test effettuati durante il ricovero e, compatibilmente con la quantità di campione disponibile, di condurre ulteriori analisi per indagare le possibili cause dell’infezione. Tutt’ora non esiste un termine preciso per il completamento di queste analisi e gli esperti segnalano che una volta disponibili i risultati, verranno immediatamente comunicati al ministero della Salute e alle autorità internazionali.
Le autorità sanitarie, sia a livello locale che globale, continuano a monitorare la situazione e a lavorare per prevenire la diffusione di questa infezione misteriosa, cercando di garantire una risposta adeguata e tempestiva da parte dei servizi sanitari.