Il trattamento della bronchopneumopatia cronica ostruttiva con mepolizumab ha mostrato effetti promettenti in pazienti con livelli elevati di eosinofili nel sangue. Uno studio di fase III, chiamato Matinee, ha esaminato per due anni la capacità di questo anticorpo monoclonale di ridurre le riacutizzazioni della malattia. I risultati, pubblicati sul New England journal of medicine e diffusi da gsk, rivelano miglioramenti concreti nella gestione di pazienti con forme gravi o difficili da trattare di bpco. Il farmaco agisce bloccando l’interleuchina-5 , una molecola chiave nell’infiammazione di tipo 2, spesso presente in chi soffre di bronchite cronica o enfisema.
Dettagli del disegno dello studio e popolazione coinvolta
Il progetto Matinee ha incluso un ampio gruppo di 804 pazienti affetti da bpco, selezionati in base a criteri precisi che prevedevano un’infiammazione di tipo 2 documentata da alti livelli di eosinofili circolanti. Gli arruolati mostravano varie forme della malattia, dalla bronchite cronica all’enfisema, o entrambi. Lo studio ha seguito i pazienti per un periodo di 104 settimane, controllando rigorosamente l’efficacia e la sicurezza della somministrazione mensile di mepolizumab rispetto a un placebo.
I risultati indicano che il trattamento con mepolizumab riduce le riacutizzazioni moderate o severe di bpco del 21% rispetto a chi non ha ricevuto la terapia biologica. Il tasso medio di episodi di peggioramento per anno è passato da 1.01 nel gruppo placebo a 0.80 in quello trattato con mepolizumab, una differenza significativa sia dal punto di vista statistico sia clinico. In un’analisi più approfondita si è evidenziato che chi soffriva di bronchite cronica ha raggiunto addirittura una riduzione del 31% delle riacutizzazioni. Lo studio inoltre si è concentrato su un endpoint secondario molto rilevante: la diminuzione degli episodi gravi che necessitano di accesso al pronto soccorso o di ricovero ospedaliero, scesi del 35% nel gruppo trattato.
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Impatto delle riduzioni delle riacutizzazioni sugli esiti clinici
La riduzione delle riacutizzazioni, in particolare di quelle severe, assume un’importanza cruciale nella gestione della bpco. Gli accessi al pronto soccorso e i ricoveri ospedalieri contribuiscono a un aggravamento della condizione del paziente, incrementano i danni polmonari irreversibili e aumentano il rischio di mortalità nei mesi e anni successivi. Si stima che il ricovero per crisi di bpco esponga uno su dieci pazienti a un decesso durante la degenza e fino a uno su quattro entro l’anno successivo. Dati così spingono a ritenere la prevenzione di questi eventi come uno degli obiettivi prioritari delle terapie.
Il ceo di gsk, kaivan khavandi, ha sottolineato come mepolizumab possa frenare la progressione delle riacutizzazioni che danneggiano i polmoni e appesantiscono la vita dei pazienti. La continuità del miglioramento nel tempo fa pensare che questo trattamento possa diventare un’opzione valida per chi soffre di bpco con infiammazione di tipo 2, un segmento spesso difficile da gestire con le terapie tradizionali.
Risultati sui patient reported outcomes e profilo di sicurezza
Lo studio ha previsto anche l’analisi dei patient reported outcomes , cioè le valutazioni soggettive riferite dai pazienti stessi sulla loro condizione di salute e qualità della vita. Nel gruppo trattato con mepolizumab, il numero di risposte positive è risultato elevato. Nonostante ciò, strumenti consolidati come lo St George’s respiratory questionnaire , il copd assessment test e l’evaluating respiratory symptoms , non hanno mostrato differenze significative tra il gruppo trattato e quello placebo nell’intera popolazione. Questo suggerisce che i benefici percepiti potrebbero non corrispondere a miglioramenti evidenti in tutti gli aspetti della sintomatologia respiratoria misurata con questi questionari.
Per quanto riguarda la sicurezza, gli eventi avversi hanno accompagnato le due coorti in misura simile. Nel gruppo mepolizumab sono stati riportati il 74% di eventi avversi contro il 77% del gruppo placebo. Le riacutizzazioni o peggioramenti della bpco rappresentano la principale causa di eventi avversi . L’incidenza di infezioni da covid-19 è stata identica in entrambi i gruppi . Questi dati indicano un profilo di sicurezza equilibrato, senza aumento significativo di rischi associati al farmaco.
Percorso regolatorio e prospettive future
Al momento, mepolizumab non è ancora approvato specificamente per la cura della bpco in nessun Paese, ma sono in corso le pratiche regolatorie in più aree del mondo, inclusi Stati Uniti, Cina e Unione Europea. La fda americana ha fissato la data di risposta per la revisione della richiesta di autorizzazione al 7 maggio 2025. L’esito di questa valutazione sarà seguito con attenzione da parte della comunità medica, perché potrebbe aprire nuovi scenari per la gestione della bronchopneumopatia cronica ostruttiva, in particolare per pazienti con caratteristiche infiammatorie come quelle dello studio Matinee.
Lo studio fornisce elementi concreti per ripensare il modo di affrontare le riacutizzazioni in bpco, soprattutto nelle forme con infiammazione eosinofila. In un contesto sanitario in cui l’ospedalizzazione per bpco rappresenta una delle principali cause di ricovero medico, ogni terapia che contribuisce a ridurre questi eventi può avere un impatto rilevante sui pazienti e sui sistemi sanitari.