Il 2025 vede ancora al centro dell’attenzione il conflitto in Ucraina e la questione migratoria in Europa. A Roma, la premier italiana Giorgia Meloni ha incontrato la sua omologa danese Mette Frederiksen per discutere di questi temi, cruciali sia per l’Italia che per la Danimarca. L’incontro ha messo in luce le diverse prospettive dei due Paesi, in relazione al proprio contesto geografico e politico, e le strategie comuni volte a gestire la crisi ucraina e a controllare i flussi migratori verso il Vecchio Continente.
Diverse percezioni della minaccia russa e impatti regionali
Giorgia Meloni e Mette Frederiksen hanno discusso di come la guerra in Ucraina si rifletta in modo diverso nelle rispettive aree geografiche. La Danimarca, situata nel nord Europa, ha una percezione molto diretta e persistente della minaccia russa, data la vicinanza territoriale e la storia recente. Gli ambienti politici e sociali danesi rimangono particolarmente all’erta riguardo alle azioni e agli scenari legati alla Russia.
L’Italia, collocata nel Mediterraneo, affronta invece un impatto più indiretto ma altrettanto rilevante. Meloni ha spiegato che l’effetto domino del conflitto si estende alla stabilità in aree come il Mediterraneo stesso, l’Africa e il Medio Oriente. Queste regioni si trovano coinvolte da crisi economiche, migratorie e politiche legate al conflitto e agli interessi geopolitici in gioco. La premier ha sottolineato che, proprio per queste dinamiche, i destini europei sono intrecciati in maniera profonda e non si può ragionare su una sicurezza isolata.
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Questa differenza di prospettiva tra nord e sud Europa evidenzia la complessità della gestione della crisi ucraina a livello continentale, dove le risposte e le priorità possono variare anche a seconda della posizione geografica e delle specifiche sfide locali.
La richiesta di negoziati urgenti per la pace in ucraina
Durante l’incontro, Giorgia Meloni ha insistito sull’urgenza di avviare negoziati di pace concreti con la Russia. La premier ha dichiarato che finora non si sono registrati passi avanti tangibili da Mosca verso una soluzione negoziata. Ha ribadito che è importante sfatare l’idea che la Russia abbia mostrato disponibilità reale a trattare una tregua.
Meloni ha elogiato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il suo governo per l’impegno verso la pace, sottolineando come Kiev abbia subito aderito alla richiesta di cessate il fuoco e si sia resa disponibile a trattative anche a livelli molto alti. Questo attivismo ucraino rappresenta un segnale chiaro nella diplomazia internazionale.
La premier italiana ha spiegato di essere in contatto diretto con vari leader europei e con il presidente degli Stati Uniti. Citando la telefonata recente con il capo della Casa Bianca, ha detto che si lavora per far partire presto un nuovo ciclo di negoziati, nei quali ogni parte deve assumersi le proprie responsabilità. La disponibilità di Kiev a partecipare attivamente viene vista come un elemento fondamentale in questo processo.
Meloni ha poi ricordato il ruolo che il Vaticano e papa Francesco possono avere nel favorire una mediazione. Ha aggiunto che prima occorre verificare la volontà effettiva degli attori coinvolti e la praticabilità delle trattative. L’obiettivo resta un cessate il fuoco sostenibile e un accordo di pace generale che garantisca la sicurezza dell’Ucraina, come nazione aggredita. Il governo italiano continua a impegnarsi per incoraggiare dialoghi seri e risolutivi.
Il dibattito sulle migrazioni e la posizione condivisa tra italia e danimarca
Il tema dei migranti è stato uno dei fili rossi nel confronto tra Meloni e Frederiksen. La premier danese ha espresso preoccupazioni sulla capacità europea di gestire i flussi e ha dichiarato che la sicurezza interna dipende dal controllo efficace delle frontiere esterne del continente. Frederiksen ha più volte sottolineato l’intesa con l’Italia, riaffermando che sono necessarie nuove soluzioni per ridurre l’arrivo di migranti irregolari.
La Danimarca e l’Italia si sono poste come capofila di un dialogo dentro l’Unione europea per affrontare queste questioni. Frederiksen ha ricordato che all’inizio poco supporto circolava attorno a questo approccio, mentre oggi emerge una collaborazione più ampia tra i Paesi interessati. L’esperienza delle due nazioni nasce anche da realtà politiche e sociali molto diverse, ma hanno convinto che lavorare insieme porti a risultati più concreti.
Da parte sua, Meloni ha messo l’accento sulla necessità di mettere in campo strumenti efficaci per frenare l’immigrazione clandestina. Ha descritto un esempio pratico, il protocollo sull’Albania, come mezzo per ostacolare le promesse dei trafficanti. Questi ultimi spesso illudono migranti diretti in Italia o altrove in Europa, spiegando loro che varcare le frontiere interne è semplice. Il governo italiano mira invece a far capire che queste aspettative sono irrealistiche, smorzando così la domanda.
Questa strategia, definita deterrenza dalla premier, si basa sull’idea che scoraggiare il viaggio illegale sia la chiave per ridurre il problema migratorio. Il dialogo con la Danimarca e gli altri partner europei prosegue proprio per sviluppare misure simili e rafforzare il controllo comune delle frontiere esterne. È emerso con chiarezza che la cooperazione è imprescindibile, dato che i flussi coinvolgono più Paesi e non si arrestano a confini nazionali.