Maxi operazione contro la ’ndrangheta a Volpiano: 97 arresti e traffici internazionali smascherati

Maxi operazione contro la ’ndrangheta a Volpiano: 97 arresti e traffici internazionali smascherati

Un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria smantella la rete della ’ndrangheta dei Barbaro “Castani” a Volpiano e Torino, con 97 misure cautelari per traffico di droga, estorsione e corruzione.
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L’operazione "Millennium" ha smantellato a Volpiano e in altre città italiane una vasta rete della ’ndrangheta calabrese, con 97 misure cautelari per traffico di droga, estorsione e corruzione, rivelando l’infiltrazione mafiosa nel nord Italia e il controllo della cosca Barbaro "Castani" nel torinese. - Gaeta.it

Un vasto intervento giudiziario ha coinvolto Volpiano e altre località italiane in una lunga indagine che ha portato alla luce una rete complessa e organizzata della ’ndrangheta, con radici profonde in Calabria e numerosi legami al nord Italia. Le forze dell’ordine hanno eseguito 97 misure cautelari, con decine di arresti per reati che spaziano dallo spaccio internazionale di droga all’estorsione e corruzione. Un’indagine partita nel 2018 e che ora rivela dettagli importanti sulla struttura e le attività di una delle cosche più influenti, quella dei Barbaro “Castani”, in particolare nella zona torinese.

La direzione distrettuale antimafia di reggio calabria e il coordinamento dell’operazione “millennium”

All’alba del 21 maggio, la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ha guidato un’azione simultanea in diverse città italiane, con l’obiettivo di smantellare importanti settori della ’ndrangheta. Il procuratore Giuseppe Lombardo ha diretto le attività che hanno interessato varie province, con un focus particolare su Volpiano, paese alle porte di Torino. Qua si è svolta una delle operazioni più vaste degli ultimi anni, chiamata “Millennium” perché intende sottolineare la durata e la pervasività dell’organizzazione mafiosa, capace di operare da generazioni e in più continenti.

Il grande coinvolgimento degli indagati e delle forze dell’ordine

Il lavoro degli investigatori ha coinvolto oltre 200 indagati e portato a 81 arresti in carcere e 16 ai domiciliari. Questo dato testimonia la portata del fenomeno e la sua capacità di estendersi dal Sud fino al Nord d’Italia. La DDA ha quindi evidenziato come la ’ndrangheta, attraverso strutture territoriali organizzate come i “locali”, mantenga un controllo capillare, gestendo traffici illeciti e rapporti con ambienti imprenditoriali e politici.

Il locale di volpiano e la cosca barbaro “castani”: struttura e controllo nel torinese

Volpiano emerge come un nodo strategico nella rete della cosca Barbaro “Castani”, storicamente insediata a Platì, nel cuore dell’Aspromonte calabrese. Le indagini, avviate sette anni fa, hanno ricostruito con precisione l’organigramma della cosca e tracciato i suoi interessi operativi nel settore torinese. L’influenza mafiosa si mostra attraverso pressioni su imprenditori edili, con richieste estorsive che bloccano o condizionano il lavoro nelle costruzioni.

Una macchina organizzata e rigida nel rispetto delle regole mafiose

Gli esiti investigativi spiegano come la ’ndrangheta funzioni come un sistema rigidamente organizzato, con regole interne rispettate e un vertice incaricato di garantire il rispetto degli accordi. La consuetudine della “messa a posto”, ovvero punizioni violente per chi non si allinea, è diffusa anche lontano dalla Calabria. La cosca riesce inoltre a imporre una quota fissa del 3% sugli appalti della zona, di fatto costringendo gli imprenditori a finanziare le loro attività illegali per potere lavorare senza subire danni o boicottaggi.

Il ruolo di Volpiano non è solo logistico: serve anche come punto di smistamento per la droga e come presidio per il controllo del territorio. Attraverso un’attività criminale diversificata, la cosca mantiene un equilibrio tra intimidazioni e rapporti di potere, utilizzando anche metodi violenti per risolvere controversie interne o esterne.

Il traffico internazionale di droga e la rete di distribuzione tra sud e nord italia

Un altro aspetto centrale dell’operazione “Millennium” riguarda il traffico di stupefacenti, in particolare la cocaina importata dall’America Latina. Il funzionamento di questo commercio illecito dipende da un’alleanza tra i tre “mandamenti” reggini della ’ndrangheta: centro, ionico e tirrenico. Questi territori collaborano come se fossero una sola entità, gestendo il traffico con metodi simili a una grande impresa criminale.

La droga arriva nascosta in container attraverso porti come quelli di Colombia, Brasile e Panama, per poi sbarcare a Gioia Tauro grazie alla complicità di operatori portuali corrotti. Lì, la cocaina viene smistata rapidamente e inviata verso diverse destinazioni in tutta Italia, con punti nodali anche a Volpiano e Buccinasco. Questi luoghi fungono da basi operative dove le cosche mantengono il controllo e garantiscono protezione ai propri uomini.

Sorveglianza e monopolio nel mercato della droga

Le indagini hanno dimostrato come l’intera catena, dalla ricezione al trasporto fino alla distribuzione finale, sia strettamente sorvegliata e regolata. Questo sistema ha permesso di consolidare un monopolio nel mercato della droga, alimentando la potenza economica della ’ndrangheta e la sua influenza nel tessuto sociale.

Episodi di corruzione, estorsioni e il coinvolgimento politico

L’inchiesta ha delineato anche episodi di corruzione ai vertici della magistratura e rapporti mafiosi legati alle elezioni e agli appalti pubblici. Uno dei fatti più clamorosi riguarda il tentativo di corrompere un magistrato della Corte di Cassazione con 125.000 euro. Lo scopo era influenzare un processo che riguardava un uomo legato alla cosca, finito in carcere dopo un’indagine precedente detta “Il Crimine”. L’operazione però fallì e i responsabili furono arrestati.

Le intimidazioni riguardano anche gli imprenditori nella zona di Torino, costretti a pagare un tributo per poter lavorare senza problemi. Il metodo è semplice: si richiede una percentuale sugli appalti, e chi non si adegua rischia danni materiali o altre forme di ritorsione. Gli atti parlano di sequestri mirati e rapimenti legati a questioni interne tra cosche: come nel caso di un affiliato dei clan Alvaro, rapito per un debito su una partita di droga. L’idea è quella di mantenere l’ordine attraverso regole rigidissime, rispettate da tutti i membri per evitare faide interne.

La memoria di un delitto rimasto irrisolto per decenni

Tra le scoperte più significative emerge un caso di criminalità rimasto senza soluzione per quasi cinquant’anni. Si tratta del rapimento e asesinato di Mariangela Passatiore, nel 1977 a Brancaleone, in Calabria. Fu presa e uccisa poche ore dopo, con i resti mai trovati fino ad oggi. La nuova inchiesta ha individuato pressioni e collegamenti tra un indagato coinvolto in questi eventi e la ’ndrangheta attuale.

Un capitolo giudiziario importante per la storia della regione

Questa ricostruzione permette di aggiungere un capitolo importante alla storia giudiziaria di quegli anni, segnati da episodi di violenza e impunità. La vicenda si inserisce nel contesto mafioso che da tempo agisce in modo capillare e silenzioso, soprattutto nelle aree dove economia, politica e criminalità si incrociano troppo spesso.

La ‘ndrangheta come sistema omogeneo e capillare su tutto il territorio nazionale

Gli atti dell’inchiesta usano termini come “provincia” e “locali” per indicare l’unità e la diffusione strutturale della ’ndrangheta su tutto il territorio nazionale. Il fenomeno viene descritto come un’organizzazione con un funzionamento gerarchico ma allo stesso tempo capace di adattarsi e relazionarsi sia con strutture mafiose all’estero sia con ambienti economici e politici nazionali.

Volpiano non si distingue come caso isolato, rappresenta invece un tassello di questo sistema complesso. Qui affari e interessi criminali si sono intrecciati a lungo nascondendo la portata dell’infiltrazione mafiosa tra le pieghe dell’economia quotidiana. L’operazione “Millennium” ha riportato allo scoperto questo intreccio, mostrando come la mafia calabrese mantenga ancora un controllo significativo fuori dalla sua terra d’origine, confermando il coinvolgimento di territori insospettati nel nord Italia.

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