Maxi inchiesta a milano sulla gestione urbanistica: oltre 70 indagati e nuove accuse per corruzione e falso

Maxi inchiesta a milano sulla gestione urbanistica: oltre 70 indagati e nuove accuse per corruzione e falso

La procura di Milano indaga su un sistema di corruzione nella gestione urbanistica con oltre 70 indagati, coinvolgendo architetti e il sindaco Beppe Sala in accuse di conflitti d’interesse e false dichiarazioni.
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La procura di Milano indaga su un vasto sistema di corruzione e conflitti d’interesse nella gestione urbanistica cittadina, coinvolgendo politici, architetti e imprenditori, con accuse anche al sindaco Beppe Sala. - Gaeta.it

Da mesi la procura di milano indaga su presunti illeciti legati alla gestione urbanistica del capoluogo lombardo. I quattro filoni d’inchiesta, riuniti in un’unica operazione, fanno emergere un quadro complesso con decine di persone coinvolte e contestazioni gravi. Tra favori, conflitti di interesse e milioni di euro illeciti, l’inchiesta ora coinvolge anche i vertici politici locali.

Accusa di degenerazione nella gestione urbanistica

Gli inquirenti hanno definito la vicenda come una “degenerazione della gestione urbanistica”, un’espressione che racchiude la presunta distorsione del ruolo pubblico a favore di interessi privati. L’attività investigativa ha messo a fuoco comportamenti che avrebbero snaturato funzioni istituzionali e amministrative. La procura ha lavorato per mesi per tessere una rete di prove e testimonianze che comprendono pratiche illecite quali corruzione, falso e appropriazione indebita.

Quattro distinti filoni d’inchiesta sono stati unificati per dare un quadro più completo delle dinamiche contestate. Le indagini hanno coinvolto professionisti, amministratori e imprenditori, con oltre 70 indagati. Il nucleo dell’accusa verte sull’interferenza tra ruoli pubblici e interessi privati, una commistione che, secondo la procura, ha favorito procedure opache e attribuzioni di incarichi pilotate.

La quantità di denaro circolante nell’inchiesta raggiungerebbe circa 4 milioni di euro, somme che — secondo gli inquirenti — sono state spacciate per consulenze ma sarebbero in realtà mazzette. Questa ipotesi punta a dimostrare come la pubblica amministrazione sia stata usata per ottenere benefici economici illeciti. Altro elemento che emerge con forza è il clima di pressioni e intimidazioni adottato da alcuni protagonisti per consolidare il sistema.

Il conflitto di interesse e i ruoli degli architetti coinvolti

Una parte significativa delle accuse riguarda la posizione di due architetti che ricoprivano ruoli chiave nel processo decisionale. L’ex presidente di una commissione e un membro della commissione paesaggio, entrambi architetti, sono stati accusati di aver valutato progetti presentati da ditte private con cui intrattenevano rapporti professionali. Questo doppio ruolo avrebbe rappresentato un netto conflitto di interesse.

Secondo la procura, le parcelle ricevute da questi professionisti non sarebbero state meri compensi per servizi tecnici ma forme di tangenti camuffate. Si tratta di somme versate come compenso per la “messa a disposizione” della loro posizione istituzionale, un modo per influenzare decisioni e orientare approvazioni di progetti edilizi. Questa dinamica ha alimentato un sistema che favoriva specifiche imprese, alterando la concorrenza e la trasparenza.

La qualità del lavoro degli architetti coinvolti e la legittimità delle pratiche professionali sono messe in discussione, con implicazioni pesanti per il modo in cui si gestisce l’urbanistica a milano. La vicenda mette in luce come certi meccanismi di potere possano compromettere la correttezza degli iter amministrativi, con effetti concreti sul territorio e sulle comunità.

La posizione del sindaco beppe sala e l’impatto politico

Tra i coinvolti nell’inchiesta figura anche il sindaco di milano, beppe sala, accusato di false dichiarazioni e induzione indebita. Le accuse riguardano presunte omissioni o manipolazioni nelle informazioni rese durante le indagini. Sala ha preso posizione respingendo fermamente le accuse, definendo la lettura dei fatti della procura “non corrispondente alla realtà”.

La situazione ha comunque generato tensioni all’interno del consiglio comunale, dove il sindaco ha previsto di riferire ai consiglieri come risposta all’inchiesta. L’incontro avuto con giancarlo tancredi, assessore all’urbanistica molto vicino alle questioni emerse, ha rappresentato un momento chiave. Tancredi, figura centrale nelle indagini, si sarebbe detto pronto a “fare un passo indietro”, mentre le indagini proseguono e potrebbero coinvolgere altre persone.

La vicenda si inserisce in un contesto politico già delicato per milano, con questa inchiesta che rischia di influire sulla credibilità e sulla capacità di governare della giunta. Crescono le attese per i prossimi sviluppi, in particolare per gli interrogatori che dovranno chiarire passaggi cruciali delle accuse.

Le richieste di misure cautelari e gli sviluppi giudiziari

Il gip di milano deve decidere sulle sei richieste di domiciliari avanzate dalla procura. Le misure cautelari sono state chieste per alcuni indagati ritenuti a rischio di reiterazione del reato o di inquinamento delle prove. Mercoledì sono in programma gli interrogatori preventivi che definiranno il corso delle misure.

La maxi inchiesta potrebbe allargarsi ulteriormente con nuove notifiche di indagine e approfondimenti su altre persone e organizzazioni. Al momento i filoni aggregati rappresentano solo una parte delle verifiche in corso, ma i numeri sono già ingenti e destinati a crescere.

Tutte le accuse portano avanti l’ipotesi di un sistema di corruzione radicata nella gestione delle pratiche urbanistiche, con conseguenze immediate sull’affidabilità delle istituzioni cittadine. La procura continua a raccogliere elementi utili per confermare o smentire le contestazioni, mentre la città osserva con attenzione l’evolversi di questa vicenda.

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