L’inchiesta partita da La Cassa, nel torinese, ha portato alla luce un sistema di frodi e uscite fuori legge nella gestione delle giostre presenti in luna park, fiere e sagre distribuite in diverse regioni italiane. Solo in pochi sanno che alcune delle attrazioni più popolari, come ruote panoramiche e tappeti elastici, sarebbero state messe in funzione senza i regolari controlli di sicurezza. Il quadro emerso dagli atti giudiziari parla di certificazioni ottenute con mazzette e sopralluoghi finti, con conseguenze che coinvolgono direttamente la sicurezza di chi frequenta questi eventi.
Il ruolo di la cassa e le misure cautelari scaturite dall’inchiesta
La procura di Torino ha individuato La Cassa come il luogo dove si concentravano le irregolarità più gravi. Qui erano organizzate procedure di collaudo inesistenti, basate su documentazione falsificata e riunioni solo di facciata della commissione comunale di vigilanza. Le giostre, spesso prive di controlli reali, arrivavano in piazze e manifestazioni con certificati che dovevano rassicurare sulle condizioni di sicurezza, ma che invece coprivano gravi mancanze.
I giorni scorsi hanno visto l’emissione di quattro misure cautelari agli arresti domiciliari e più di dieci indagati, tra cui figura il comandante della polizia municipale di La Cassa, Claudio Asioli. L’accusa principale per Asioli è corruzione, avendo ricevuto tangenti per alterare codici identificativi e produrre certificati falsi. L’indagine ha fatto emergere una rete che coinvolgeva tecnici, ingegneri e intermediari, tutti complici nella creazione di false prove di collaudo.
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Metodi di collaudo fasulli e l’uso di gonfiabili per ingannare i controlli
Un elemento centrale dell’indagine riguarda la tecnica usata per simulare i controlli alle giostre. A La Cassa venivano montati in fretta e furia gonfiabili, anch’essi componenti di salvataggio per far sembrare il lavoro completo. Bastavano pochi minuti con un generatore di corrente e l’illusione di un collaudo era pronta. Questo contrasta con le reali procedure, che richiedono invece giorni di lavoro e verifiche accurate.
Il sistema prevedeva l’uso di pezzi di giostre recuperati all’ultimo momento per simulare la presenza di attrazioni complesse come torri panoramiche e percorsi vita sospesi. Chi non riusciva a fornire materiale doveva pagare tangenti più alte, fino a 1500 euro. Questi soldi servivano a coprire i costi per ottenere i certificati fasulli e a giustificare gli incarichi fittizi degli enti coinvolti.
I protagonisti tra tecnici, ingegneri e intermediari intercettati dagli inquirenti
Tra gli indagati compaiono diversi nomi noti, tra cui l’ingegnere Graziano Minero e Kevin Cena, ritenuto un importante collegamento tra gli operatori delle giostre e Claudio Asioli. Le intercettazioni hanno mostrato come, poco prima delle commissioni, si cercava disperatamente materiale da esibire nel finto collaudo. Per esempio, Minero chiedeva a Cena di trovare pali, corde e imbragature per dare un’apparenza di serietà.
Anche il reperimento di un trenino per esibizione si è rivelato complicato. Quando è emerso che era stato ceduto a un centro anziani, Asioli interveniva rassicurando: “bastava un solo pezzo qualsiasi per aprire la commissione e far sembrare tutto a posto.” Il meccanismo richiesto era di fingere, con la speranza che nessuno approfondisse i controlli.
Le intercettazioni mostrano le richieste di tangenti e la superficialità dei controlli
Le conversazioni captate dagli investigatori raccontano di un sistema ben oliato dove i pagamenti venivano giustificati come necessari per coprire spese legate al comune, agli ingegneri e alle figure di intermediari. Un esempio chiaro si trova in uno scambio tra Mario Favro, presunto intermediario, e un giostraio, in cui si discuteva di non poter fermare le tariffe troppo basse, pena il fallimento dell’accordo.
Claudio Asioli, in una intercettazione da solo in auto, racconta la paura che tutto vada liscio durante le commissioni, pregando in modo quasi disperato che basti l’uso di un gonfiabile per far credere all’esistenza di un controllo autentico. Prima del carnevale 2024, Asioli si preoccupava del fatto che la torre panoramica, larga otto metri, fosse troppo ingombrante per la piazza, già occupata da scuole, complicando la messa in scena dei controlli.
Questo episodio evidenzia come gli interessi personali e le logiche corruttive abbiano messo in secondo piano la sicurezza reale di chi frequenta questi eventi e l’affidabilità delle istituzioni chiamate a vigilare.
Un tessuto di corruzione che mina la sicurezza pubblica nelle manifestazioni popolari
L’inchiesta “Luna Park” ha scavato a fondo in un fenomeno che coinvolge più livelli di responsabilità: pubblici ufficiali, tecnici e gestori delle attrazioni. Il risultato è un quadro in cui la burocrazia è stata piegata per garantire guadagni rapidi a discapito delle verifiche su giostre che spesso coinvolgono famiglie e bambini.
Dagli atti emerge un metodo ripetuto più volte, basato su finzioni e commissioni di facciata, che ha permesso la circolazione di apparecchiature insufficientemente testate. Queste giostre, prive del reale collaudo, rappresentano un rischio per tutti coloro che vi salgono, dimostrando quanto il sacrificio della sicurezza possa assumere dimensioni ben più concrete di ogni discorso astratto su corruzione e legalità.