L’incontro tra Marina Abramović e l’isola di Capri ha acceso nuove prospettive sulla relazione tra arte e paesaggio. Questo legame ha preso forma grazie a persone chiave come Maria Elena Aprea, direttrice creativa di Chantecler, che ha unito forze e idee con Andrea Lazzari, art director e stylist, e Shai Baitel, direttore del Modern Art Museum di Shanghai. Questi incontri hanno dato vita a un percorso che esplora l’energia della natura e la sua connessione con l’esperienza artistica contemporanea.
L’origine del legame tra marina abramović e capri
Il rapporto tra l’artista di fama internazionale Marina Abramović e l’isola di Capri nasce da un intreccio di conoscenze personali e condivisioni creative. Maria Elena Aprea ha svolto un ruolo determinante, mettendo in contatto Abramović con Andrea Lazzari, figura nota nel campo della moda e dello styling, e Shai Baitel, esperto d’arte che dirige un importante museo a Shanghai. Queste persone si conoscevano già e coltivavano un’amicizia che si è poi trasformata in una collaborazione lavorativa.
Un dialogo tra arte performativa e natura
L’idea di invitare Abramović a Capri nasce quindi dal desiderio di un dialogo diretto tra l’arte performativa e il paesaggio naturale, riconoscendo nelle rocce dell’isola — in particolare i Faraglioni — qualcosa che va ben oltre la mera forma geologica. Questo progetto si sviluppa intorno alla capacità di questi elementi naturali di evocare memoria e energia, temi spesso presenti nelle opere dell’artista. Il legame tra i protagonisti emana dalla condivisione di una visione comune, che vuole creare un ponte tra materia e spirito.
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“breathing rocks”, il dialogo tra arte e paesaggio caprese
L’evento “Breathing Rocks” ha visto Marina Abramović dialogare insieme a Shai Baitel, con la mediazione dello storico di Capri Cesare Cunaccia. Durante l’incontro, il pubblico ha potuto assistere a una conversazione che indaga il valore simbolico e la forza energetica dei Faraglioni, che vengono presentati come “presenze vive” capaci di custodire le tracce del tempo e di creare legami invisibili tra persone e luoghi.
Abramović ha espresso con chiarezza il suo pensiero: la pietra diventa energia, mentre l’emozione prende forma nelle sue opere e nelle sue azioni. Questo processo sottolinea l’idea che la materia non sia statica, ma si trasformi attraverso l’esperienza umana. Il dialogo ha coinvolto il pubblico, che ha avuto modo di rivolgere domande e di confrontarsi con l’artista, creando un momento di scambio aperto che ha coinvolto sia residenti sia turisti.
Arte come strumento di riscoperta
Questa conversazione mette in luce come l’arte possa essere uno strumento per riscoprire la natura in modi inaspettati, facendo emergere la sua capacità di evocare processi interiori e di trasmettere valori legati all’identità e alla memoria collettiva. I Faraglioni rappresentano così un simbolo non solo geografico, ma spirituale di Capri, sempre connessi alla vita e al cambiamento.
La capsule collection chantecler x marina abramović: tra gioielleria e ispirazione artistica
La visita della Abramović a Capri anticipa la nascita di una capsule collection realizzata da Chantecler in collaborazione con l’artista e Andrea Lazzari. Il progetto si ispira alla potenza delle forze naturali dell’isola e riflette il percorso creato durante il dialogo “Breathing Rocks”. Questa collezione fonde arte, design e tradizione locale in un’unica proposta che parla attraverso l’elemento di un gioiello.
Energia e trasformazione nel design
I pezzi della capsule collection richiamano i temi dell’energia e della trasformazione, mettendo in evidenza la maestria artigiana di Capri. Ogni oggetto diventa così una forma che incarna sentimenti e simboli legati alla storia e all’ambiente dell’isola. Andrea Lazzari ha curato l’aspetto stilistico, garantendo che gli elementi visivi si accordassero con la visione di Abramović, creando un equilibrio tra minimalismo e forza evocativa.
Questo progetto rappresenta un’occasione per far incontrare chi abitualmente si avvicina all’arte contemporanea con chi apprezza la manifattura più tradizionale. L’oggetto diventa ponte tra passato e presente, tra natura e intervento umano. La collezione infatti trasmette quella tensione fra materia e spirito che emerge nel lavoro dell’artista e che trova nuove espressioni nell’arte del gioiello.