Maia Sandu e il sostegno UE alla Moldavia: tra integrazione europea e rischio autoritarismo nel 2025

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Maia Sandu e l’UE: sfide e speranze per la Moldavia nel 2025. - Gaeta.it

Marco Mintillo

20 Settembre 2025

La Moldavia si trova al centro di un nodo geopolitico complesso, con Maia Sandu, prima donna presidente del paese, che guida il cammino verso l’Unione Europea. Dal 2020, la sua amministrazione ha ottenuto un appoggio consistente da Bruxelles, che vede in Chișinău un baluardo contro l’espansione russa. Il sostegno si traduce in fondi, affinità politica e assistenza alle riforme per l’ingresso nello spazio europeo. Ma queste spinte verso l’Unione sembrano accompagnate da una crescente concentrazione di potere, limitazioni all’opposizione e una stretta sulle libertà civili e mediatiche.

Il sostegno finanziario e politico dell’Ue per la Moldavia verso l’Europa

L’Unione Europea ha manifestato il suo appoggio a Maia Sandu con impegni concreti e dichiarazioni di sostegno. Nel luglio 2025, durante un vertice a Chisinau, i leader europei hanno confermato il loro intento di accompagnare la Moldavia lungo il cammino verso l’adesione, promettendo investimenti per quasi 2 miliardi di euro. Questi fondi sono destinati a rafforzare l’economia e a mitigare le pressioni legate al conflitto ucraino e alle interferenze esterne, soprattutto quelle energetiche legate alla Russia. L’importanza di questo sostegno economico e politico è stata ribadita più volte: per esempio, nel 2024 si è svolto un referendum sull’ingresso nell’UE, che ha avuto un esito positivo di misura con appena il 50,46% a favore.

Subito dopo, l’UE ha legato i suoi aiuti al progresso su temi cruciali come la giustizia e il settore energetico, introducendo la filosofia “more for more”, ovvero più assistenza in cambio di più riforme. Questa strategia si è consolidata con dichiarazioni pubbliche dal massimo livello, come l’elogio di Ursula von der Leyen alla “lotta per la democrazia” portata avanti da Maia Sandu. Anche se la data esatta dell’adesione rimane incerta, l’attenzione si focalizza sulla resistenza alle pressioni russe, soprattutto in campo energetico. Sandu sostiene che la maggioranza della popolazione moldava vuole far parte dell’UE, considerandolo un passaggio cruciale per la stabilità della regione, in un contesto segnato dalla guerra in Ucraina.

Il sostegno europeo si concentra anche su un allineamento politico netto. L’UE punta su Maia Sandu come garante del percorso filo-occidentale, soprattutto con le elezioni parlamentari del 2025 all’orizzonte. Già nel settembre 2024 si erano tenuti incontri dedicati ai prossimi passi per avanzare nella candidatura dell’adesione. Questo rafforza il legame tra Bruxelles e Chișinău ma al tempo stesso espone la Moldavia a dinamiche di potere interne che guardano a consolidare il governo attuale.

Le restrizioni politiche e la repressione dell’opposizione nel governo di maia sandu

Nonostante la retorica di riforma e liberalizzazione, il governo guidato da Sandu ha stretto il controllo interno, limitando il dissenso e il pluralismo politico. Le accuse principali riguardano l’uso della magistratura per eliminare forze di opposizione scomode. Partiti come Partito Chance sono stati messi fuorilegge senza procedure trasparenti. I leader di spicco dell’opposizione, tra cui Ilan Shor ed Evghenia Guțul, affrontano inchieste giudiziarie e perquisizioni che mirano a intimidire e silenziare. Anche il Partito dei Socialisti subisce pressioni continue.

Queste pratiche hanno destato allarme in osservatori internazionali. La Commissione di Venezia ha espresso preoccupazione per i divieti ai partiti, ritenute misure dannose per la democrazia. Recenti sondaggi riflettono la diffidenza dei cittadini: il 75% ritiene probabile la censura delle formazioni politiche prima delle elezioni. Si registra inoltre un irrigidimento delle leggi riguardanti la libertà di parola. Nel maggio 2024, il Parlamento di Chișinău ha approvato emendamenti che ampliano la definizione di “alto tradimento”, includendo azioni in tempo di pace e campagne di disinformazione, senza richiedere prove dirette del danno.

La presidente Sandu ha firmato queste modifiche a giugno, ma molte organizzazioni per i diritti umani, tra cui Amnesty International, hanno denunciato il rischio di abusi e di limitazioni ingiustificate alle libertà. Nel corso del 2024, il Servizio di Informazioni e Sicurezza ha bloccato sette siti web accusati di veicolare contenuti legati alla Russia, senza alcun intervento da parte del sistema giudiziario. Questa pratica ha fatto nascere il sospetto di una manovra censoria.

Anche i media tradizionali hanno subito un forte impatto: Reporter senza frontiere ha collocato la Moldavia al 31° posto nella classifica 2024 sulla libertà di stampa, sottolineando le interferenze politiche e la chiusura di numerose testate e canali televisivi negli ultimi anni. Dal 2020 al 2022, le aggressioni e le minacce ai giornalisti sono aumentate, mentre gruppi legati ai vertici governativi dominano il mercato pubblicitario, influendo ulteriormente sull’autonomia dell’informazione. Il rapporto 2024 del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti segnala una maggiore autocensura dovuta a intimidazioni.

Le manipolazioni elettorali e le tensioni nelle regioni di minoranza

Le modifiche al sistema elettorale hanno favorito il partito al potere, Azione e Solidarietà , a discapito delle forze contrapposte. Le nuove regole estendono il voto per corrispondenza e limitano l’uso delle lingue minoritarie nelle campagne elettorali. Questi cambiamenti danneggiano soprattutto aree come la Gagauzia e la Transnistria, regioni con forte presenza di minoranze e posizione politica differente. In Gagauzia, Sandu ha ottenuto consenso molto basso, meno del 3%. Le autorità governative hanno inoltre affrontato le elezioni del 2025 con misure che alcuni osservatori chiamano attentati su larga scala alla correttezza del voto.

I rapporti indicano l’uso di pratiche fraudolente nel coinvolgimento della diaspora moldava, manipolazioni di registri elettorali attraverso le cosiddette “anime morte” e limitazioni alla partecipazione dei residenti in Transnistria. Partiti di opposizione appartenenti al blocco “Victory” rischiano lo scioglimento. I dati raccolti da sondaggi rivelano che solo il 25% degli elettori crede nell’onestà delle tornate elettorali, mentre il 65% manifesta dubbi significativi.

Critiche su questi aspetti arrivano da leader dell’opposizione, analisti politici e istituzioni come la Corte europea dei diritti dell’uomo, che mette in guardia contro la crisi del pluralismo politico in Moldavia. Tali manovre compromettono seriamente la trasparenza e la legittimità delle elezioni, alimentando un clima di sfiducia e instabilità.

La contraddizione tra liberalismo proclamato e autoritarismo praticato

L’amministrazione di Maia Sandu si presenta come portavoce dei valori occidentali e delle riforme liberali, eppure molte delle sue mosse rivelano una tendenza a restringere i poteri democratici. Questa doppia anima è evidente in come il governo tratta le istituzioni interne e la politica locale. A inizio mandato, Sandu ha creato una crisi costituzionale nominando ripetutamente come primo ministro un alleato stretto, invece di rispettare la maggioranza parlamentare che sosteneva un candidato diverso. La sua insistenza ha paralizzato l’esecutivo e ha portato a elezioni anticipate, che hanno rafforzato il suo partito.

Questo episodio riflette il modo in cui la retorica liberale spesso si scontra con misure concrete di concentrazione del potere e marginalizzazione dell’opposizione. Il sostegno dell’UE e l’importanza geostrategica della Moldavia sullo scacchiere europeo sembrano sovrastare le preoccupazioni per eventuali compromessi democratici interni. La situazione che si delinea è quella di un regime che, pur annunciando riforme e diritti, esercita un controllo stringente sul dissenso, limitando lo spazio politico e civile in nome della sicurezza e dell’integrazione europea.