La storia dell’università italiana negli ultimi cinquant’anni si intreccia con i cambiamenti sociali, politici ed economici che hanno caratterizzato il nostro Paese. Il volume “L’università indigesta”, scritto da Francesco Maria Pezzulli e pubblicato da Machina Libri, affronta in modo critico le riforme universitarie e il loro impatto su studenti e docenti. Pezzulli, sociologo esperto, analizza le conseguenze del modello neoliberale sull’istruzione superiore, ponendo l’accento sulle trasformazioni che hanno investito le università italiane e il nuovo profilo dell’“homo academicus”.
Le riforme universitarie: una lunga storia
Negli ultimi cinquant’anni, l’università italiana ha vissuto una serie di radicali trasformazioni che hanno influenzato il suo assetto organizzativo e gestionale. Le riforme sono state spesso motivate dalla necessità di adeguarsi agli standard europei e di migliorare la competitività del sistema accademico. Pezzulli esamina queste riforme in dettaglio, partendo dagli anni ’70, quando si affermarono movimenti studenteschi che lottavano per un’istruzione pubblica accessibile a tutti. Questi movimenti rappresentano la voce di una generazione che chiedeva maggiori diritti e opportunità, in un periodo di profonda crisi economica e sociale.
Negli anni ’90, un’ulteriore svolta si ebbe con il varo della Legge 509/1999, che introdusse il principio dell’autonomia universitaria. Se da un lato questa normativa ha permesso alle università di pianificare in modo più flessibile i propri corsi e programmi, dall’altro ha aperto la strada a un adeguamento alle logiche di mercato. Il fenomeno della privatizzazione dei servizi, insieme alla crescente introduzione di meccanismi di valutazione quantitativa, ha modificato radicalmente il modo in cui l’istruzione superiore viene percepita e gestita nel Paese.
Per Pezzulli, le riforme non hanno solo cambiato l’assetto delle università, ma hanno contribuito a generare una struttura sociale che riflette valori e principi del neoliberalismo. Questo clima ha condotto a una crescente segmentazione tra atenei di eccellenza e istituzioni meno prestigiose, con ripercussioni sulla qualità dell’istruzione e sull’occupabilità dei laureati.
Gli effetti sul corpo docente e sugli studenti
Una parte significativa del libro è dedicata ai risultati di un’attenta inchiesta condotta su studenti e docenti, che mette in luce le attuali condizioni di vita e lavoro all’interno delle università italiane. Pezzulli porta alla luce una realtà complessa: da un lato, i professori si trovano a fronteggiare una crescente precarizzazione del lavoro, con contratti sempre più instabili e una pressione crescente per pubblicare ricerche di alto impatto nel panorama accademico.
Dall’altro lato, gli studenti si trovano a dover affrontare una situazione di incertezza. Le tasse universitarie, in aumento negli ultimi anni, rendono l’istruzione superiore sempre meno accessibile, portando molti giovani a chiedersi se valga la pena investire tempo e risorse in un percorso di studi. L’aumento della concorrenza nel mercato del lavoro genera anche un clima di ansia, in cui gli studenti sono costantemente spinti a dimostrare il proprio valore attraverso esperienze di stage, corsi extracurriculari e altre forme di formazione continua.
Pezzulli riflette su come queste dinamiche stiano conducendo a un cambiamento antropologico nell’identità degli studenti e dei docenti. La figura tradizionale dell’accademico, dedito alla ricerca libera e all’insegnamento, sta progressivamente cedendo il passo a un “homo academicus” maggiormente orientato al risultato. Questa trasformazione solleva interrogativi sul futuro delle università italiane e sul valore dell’istruzione come bene collettivo.
Una lettura critico-analitica
L’importanza del libro “L’università indigesta” non risiede solo nell’analisi storica delle riforme, ma anche nell’approfondimento critico delle conseguenze di queste trasformazioni. Pezzulli è affiancato da due importanti figure nel panorama accademico: l’economista Carlo Vercellone, che offre una prefazione illuminante, e il sociologo Federico Chicchi, che conclude il volume con una postfazione ricca di spunti di riflessione.
Il libro si presenta, quindi, come un contributo fondamentale per comprendere l’evoluzione del sistema universitario italiano e le sfide future che attendono studenti e docenti. Con una narrazione che mescola storia e critica sociale, Pezzulli invita a riflettere sulle scelte politiche e sociali che hanno plasmato l’università del nostro tempo, sottolineando l’importanza di un’istruzione pubblica accessibile e di qualità. L’opera si configura come un invito a ripensare il futuro dell’istruzione superiore, proponendo una visione che contempli inclusività e sostenibilità, al di là delle logiche market oriented.
Ultimo aggiornamento il 1 Ottobre 2024 da Elisabetta Cina