La sicurezza per i surfisti è da sempre un tema di grande attualità, soprattutto per il rischio di attacchi da parte degli squali bianchi. Uno studio condotto dalla dottoressa Laura Ryan della Macquarie University ha rivelato come l’uso di luci a LED possa aiutare a proteggere i surfers dalle insidie di questo predatore marino. Grazie a ricerche approfondite, è emerso che l’illuminazione potrebbe interferire con la capacità visiva degli squali, rendendoli incapaci di riconoscere le prede in controluce. La scoperta ha importanti implicazioni non solo per la sicurezza in acqua, ma anche per la comprensione del comportamento di questi animali.
Il potere delle luci a LED
L’illuminazione a LED si rivela una strategia promettente per contrastare gli attacchi di squali bianchi. Stando allo studio di Ryan, gli squali, prede in grado di afferrare oggetti di forma scura su uno sfondo chiaro, faticano a percepire oggetti chiari su sfondi scuri. Così, applicare luci sulla parte inferiore di esche simili a foche rende l’oggetto poco riconoscibile come preda per il predatore. Durante le prove, più luci venivano installate, maggiore era l’efficacia nel mantenere gli squali a distanza. Nella fase di sperimentazione, la ricerca ha dapprima utilizzato esche completamente illuminate, ma ha successivamente trovato soluzioni più efficaci e pratiche.
Il team di Ryan ha scoperto la funzionalità delle strisce orizzontali di luci LED, le quali creano un’immagine visiva più ampia che riduce l’analogia con una foca. Al contrario, configurazioni diverse, come le strisce longitudinali o le luci stroboscopiche, non hanno prodotto gli stessi risultati, apparendo insufficienti per confondere gli squali. La reazione degli squali bianchi alle luci ha sorpreso i ricercatori, i quali hanno notato che anche una breve visione della sagoma illuminata era sufficiente per attirare la loro curiosità, ma non per scatenare un morso.
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Ma cosa c’è dietro gli attacchi?
Nel passato, la dottoressa Ryan ha approfondito il concetto che la maggior parte degli incidenti, compresi i morsi a danno di umani, siano causati da errori di identificazione. Gli squali bianchi, infatti, potrebbero confondere nuotatori e surfers per prede, ma l’analisi di queste interazioni rivela che la loro percezione è significativamente limitata. Hanno meno capacità di distinguere dettagli e forme rispetto agli esseri umani, risultando quindi incapaci di identificare chiaramente gli esseri umani in movimento.
Ulteriori ricerche suggeriscono che gli squali bianchi più giovani riescono a mettere in discussione ciò che considerano la loro preda; si trovano così ancor più vulnerabili di fronte a questa nuova configurazione luminosa. La limitazione nella percezione dei colori, che gli squali mostrano, contribuisce a complicare ulteriormente la loro abilità di differenziare fremiti e movimenti di nuotatori e surfisti dalla tipica forma delle foche.
Verso una nuova era di sicurezza per i surfisti
Il team della Macquarie University ha condotto esperimenti approfonditi nella suggestiva cornice di Mossel Bay, in Sudafrica, trainando esche per ore nel tentativo di studiare le reazioni degli squali. Il progetto attuale si concentra su un prototipo innovativo di tavola da surf dotata di illuminazione, per facilitare l’uso di questi dispositivi da parte di surfers e per implementare misure di sicurezza in mare.
Questa ricerca, pubblicata anche sulla rivista Current Biology, rappresenta un’importante svolta non solo per gli sport acquatici, ma potrebbe anche influenzare le strategie di prevenzione in altre aree dove il rischio di attacchi da parte di squali è elevato. Oltre agli squali bianchi, si stanno valutando anche le potenzialità di questo approccio per ridurre le interazioni con altre specie potenzialmente pericolose, come gli squali tigre e gli squali toro. L’obiettivo è chiaro: integrare preziose informazioni scientifiche per creare un ambiente più sicuro per chi naviga, fa surf o si dedica ad attività in acqua.