L'ex carcere borbonico di Santo Stefano diventa museo: un progetto da 70 milioni di euro

L’ex carcere borbonico di Santo Stefano diventa museo: un progetto da 70 milioni di euro

L’ex carcere borbonico di Santo Stefano a Ventotene diventerà un museo dedicato alla cultura e didattica, con un investimento di 70 milioni per valorizzare la storia penitenziaria italiana.
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L'ex carcere borbonico di Santo Stefano diventa museo: un progetto da 70 milioni di euro - Gaeta.it

L’ex carcere borbonico di Santo Stefano, situato nell’isola di Ventotene, si appresta a trasformarsi in un museo dedicato alla cultura e alla didattica. Chiuso nel 1965, il carcere rappresenta una parte significativa della storia penitenziaria italiana e l’iniziativa di recupero è stata finalmente avviata dopo anni di progettazione. Sotto il coordinamento di Alfredo Mantovano, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, il progetto ha ricevuto un sostegno finanziario del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria , che ammonta a 70 milioni di euro.

Il progetto di recupero e valorizzazione

La rinascita dell’ex carcere borbonico si inserisce in un’ottica di recupero e valorizzazione storica, culturale ed educativa. L’obiettivo principale è la creazione di una Scuola di alta formazione, che non solo offrirà corsi di studio ma anche spazi per attività culturali e formativi. Il progetto si propone di restituire alla memoria collettiva la storia della cultura carceraria, con particolare attenzione all’evoluzione della concezione della pena. La struttura, una delle prime al mondo a seguire i principi del Panopticon, ideati dal filosofo Jeremy Bentham, è stata progettata per ospitare 99 celle, distribuite su tre piani e caratterizzate da un’architettura funzionale alla sorveglianza.

Costruito alla fine del 1700, l’ex carcere è un esempio emblematico della storia penitenziaria italiana, con celle di circa 16 mq che si affacciano su un perimetro interno a forma di ferro di cavallo. Al piano terra si trovano le celle del cosiddetto “Inferno”, prive di feritoie e luce naturale. Salendo, si incontrano il “Purgatorio” e il “Paradiso”, al terzo piano, dove i detenuti potevano vedere solo un piccolo pezzo di cielo. I lavori di recupero daranno vita a spazi espositivi che narreranno non solo la storia dell’istituzione carceraria, ma anche la vita e le speranze dei suoi ex detenuti.

L’importanza della memoria e della cultura

L’importanza di questo progetto si estende oltre la semplice ristrutturazione di un edificio storico. Si inserisce in un contesto più ampio di riflessione sulla pena e sulla giustizia, temi che hanno assunto una rilevanza crescente nel dibattito pubblico. Lina Di Domenico, Capo del Dap, sottolinea come il contributo del Dipartimento riguarderà diversi aspetti, incluso l’acquisto di opere d’arte realizzate da persone in esecuzione penale da esporre all’interno del museo.

Questo progetto coincide con il cinquantesimo anniversario della riforma dell’Ordinamento Penitenziario, che ha avuto origine proprio a Santo Stefano-Ventotene, dove nel corso degli anni ’50 fu avviato un esperimento di recupero dei detenuti. L’iniziativa di Eugenio Perucatti, direttore del carcere, è stata pionieristica e ha posto le basi per i principi di riabilitazione e reinserimento sociale contenuti nel terzo comma dell’articolo 27 della Costituzione italiana.

Un accordo multi-istituzionale

Il percorso verso la realizzazione del museo ha visto la sottoscrizione di un accordo tra diverse istituzioni. Hanno partecipato al progetto il Ministero della Giustizia, la Presidenza del Consiglio, il Ministero della Cultura, il Ministero della Sicurezza Energetica, la Regione Lazio, il Comune di Ventotene, l’Area marina protetta/riserva naturale statale e l’Agenzia del Demanio. Ognuno di questi enti contribuirà a portare avanti un’iniziativa tanto complessa quanto fondamentale, che si propone di rendere il carcere borbonico di Santo Stefano un luogo di educazione e riflessione culturale, testimone di un passato che è importante mantenere vivo e accessibile.

La trasformazione dell’ex carcere borbonico di Santo Stefano in museo rappresenta un passo significativo verso la valorizzazione della cultura penitenziaria e della storia italiana, puntando a fornire un’esperienza didattica rinnovata e alla riabilitazione sociale attraverso la memoria.

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