Lavoratori sfruttati in un supermercato del catanese, arresti per caporalato e autoriciclaggio

Lavoratori sfruttati in un supermercato del catanese, arresti per caporalato e autoriciclaggio

La guardia di finanza di Paternò scopre sfruttamento in un supermercato di Biancavilla: 37 dipendenti costretti a orari e salari illegali, arresti domiciliari per i responsabili e sequestro della società.
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La Guardia di Finanza di Paternò ha scoperto gravi violazioni in un supermercato di Biancavilla, con dipendenti sfruttati tramite orari e salari irregolari: i responsabili sono stati arrestati e la società sequestrata. - Gaeta.it

Un’indagine della guardia di finanza di Paternò ha portato alla luce gravi violazioni in un supermercato di Biancavilla, nel catanese. Trentasette dipendenti sono risultati costretti a svolgere orari di lavoro ben oltre quanto previsto dai contratti, percependo salari irrisori. I responsabili sono finiti agli arresti domiciliari e la società è stata sequestrata.

Orari di lavoro estesi e paghe sotto la soglia contrattuale

Durante i controlli, i finanzieri hanno scoperto che i lavoratori del supermercato venivano impiegati per più di 60 ore settimanali, ben oltre i limiti fissati dai contratti nazionali o territoriali. I salari riconosciuti, soprattutto ai giovani, in alcuni casi sono risultati di appena 1,6 euro all’ora, con stipendi mensili compresi tra 700 e 800 euro. Questi importi si collocano lontani dalle disposizioni previste per legge, configurando una situazione di sfruttamento evidente.

I lavoratori, spesso in condizioni economiche difficili e privi di alternative valide, accettavano queste condizioni estremamente penalizzanti. Non solo venivano richieste loro molte ore in più rispetto a quanto pattuito, ma le ferie maturate restavano inutilizzate. I riposi settimanali erano ridotti drasticamente, a due al mese, invece dei classici almeno quattro previsti in un regime di lavoro corretto. Questi aspetti hanno evidenziato come la libertà dei lavoratori fosse significativamente limitata, obbligandoli a sottostare a un ritmo lavorativo pesante e a condizioni retributive al di sotto degli standard.

Violazioni delle norme sul lavoro

La procura di Catania ha contestato ai rappresentanti legali della società numerose infrazioni. Tra queste, la mancata osservanza degli orari di lavoro e dei periodi di riposo obbligatori, la violazione delle norme relative all’aspettativa obbligatoria e la non concessione delle ferie annuali. A ciò si aggiungono deficit nelle condizioni di sicurezza e igiene del luogo di lavoro.

Le indagini hanno dimostrato che tali violazioni non siano eventi isolati, ma un modus operandi prolungato nel tempo. Le pratiche illecite riguardavano sia retribuzioni sotto soglia, sia la gestione inadeguata delle pause e dei riposi, tutto a discapito del benessere dei dipendenti. La configurazione delle responsabilità si indirizza verso una condotta ripetuta e consapevole volta a ridurre i costi del lavoro violando le regole fondamentali del diritto del lavoro e della tutela della salute nei cantieri commerciali.

Arresti, sequestri e accuse di autoriciclaggio

In seguito alle verifiche, il rappresentante legale e il direttore commerciale del supermercato sono stati arrestati e collocati ai domiciliari. Oltre ai reati di caporalato, che riguarda lo sfruttamento del lavoro con metodi coercitivi, sono state mosse accuse di autoriciclaggio. In questo caso, si tratta di operazioni volte a nascondere o reinvestire i proventi derivati dalla gestione illegale del personale, per un importo stimato in oltre 1,6 milioni di euro di retribuzioni non pagate e contributi previdenziali evasi per circa 1,15 milioni.

La società di cui facevano parte è stata sequestrata con un valore stimato intorno ai 3 milioni di euro. L’intervento mira a bloccare le risorse che derivano dall’attività illecita e a tutelare i diritti dei lavoratori. Le indagini evidenziano come l’illecito abbia avuto ricadute pesanti non solo sul piano economico ma anche sulle condizioni di vita e di lavoro di tante persone costrette a condizioni insostenibili nel nome del profitto.

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