L’arresto di Ilir Meta, ex presidente della Repubblica albanese, ha sorpreso l’opinione pubblica e sollevato interrogativi sull’accaduto, soprattutto alla vigilia delle prossime elezioni. In questo contesto di incertezze politiche, abbiamo intervistato Anita Likmeta, scrittrice e imprenditrice, il cui recente romanzo, “Le favole del comunismo”, affronta temi di migrazione e identità culturale. La storia di Likmeta è emblematicamente legata alle esperienze della sua infanzia albanese e alla sua vita in Italia, rendendo la sua voce particolarmente significativa in questo dibattito.
Anita Likmeta e la sua esperienza personale
Anita Likmeta è nata a Durazzo, in Albania, 38 anni fa. La sua storia personale è ricca di eventi che trascendono le esperienze individuali per toccare questioni socio-politiche più ampie. Arrivata in Italia nel 1997, Anita ha affrontato il viaggio di molte persone in cerca di opportunità. Oggi, oltre a scrittrice, è anche un’imprenditrice impegnata che ha recentemente ricevuto il “premio letterario Il libro della vita” per il suo romanzo. Il suo lavoro narra le esperienze di chi, come lei, ha vissuto la transizione dall’Albania degli anni ’90 a una vita nuova in Italia.
Nel suo romanzo, “Le favole del comunismo”, Anita racconta attraverso il suo alter ego Ari come l’infanzia albanese si confronti con il presente italiano. “Ari è una bambina che racconta gli albanesi fuori dal raccordo di potere di Tirana,” afferma, spiegando che il libro affronta il tema della vera esperienza di vita, legata alla lotta e al dolore del popolo albanese. Questo aspetto autobiografico e sociopolitico rende il racconto di Anita non solo un documento di riflessione, ma anche un’opera che invita alla comprensione e all’empatia.
Politica e migrazione: la visione di Likmeta
Il romanzo di Anita Likmeta affronta uno degli argomenti più attuali nel dibattito pubblico: la migrazione. In un momento in cui il fenomeno migratorio in Albania è sotto l’occhio dell’attenzione, l’autrice riflette sulle problematiche legate ai centri migranti. A suo avviso, l’accordo tra Italia e Albania per gestire i migranti rappresenta una logica fallimentare. “Mi sembra tutto molto illogico perché quei soldi potevano essere investiti meglio,” commenta. Le sue parole pongono l’accento sull’opportunità di affrontare il tema in modo razionale piuttosto che attraverso risposte superficiali.
Anita si trova attualmente a Bologna, una città segnata dai recenti eventi climatici estremi. “Se la destra cadrà sarà perché verrà vinta dal climate change,” osserva, sottolineando l’urgenza con cui la società deve reagire a queste sfide. La sua posizione sulla questione climatica indica una consapevolezza dei legami tra migrazione, politica e condizioni sociali, un connubio che solleva interrogativi sulla stabilità futura.
La posizione dell’Albania nel contesto europeo
La scrittrice osserva che l’Albania, in questo momento, necessita di fondi e investimenti. Secondo lei, il paese sta assumendo un ruolo di “discarica delle colpe europee.” Pur riconoscendo l’importanza dell’alleanza con l’Italia – che è il principale partner commerciale dell’Albania – suggerisce che vi siano implicazioni geopolitiche più ampie da considerare. “Considerando che la Serbia si sta armando e potrebbe destabilizzare il Kosovo,” dice, Anita sottolinea l’urgenza di integrare l’Albania nell’Unione Europea. Il diventare membri dell’UE è visto come un passo cruciale sia per la stabilità regionale sia per affrontare le sfide interne.
La scrittrice descrive la sua visione della questione migratoria in termini pratici: “Il tema dei migranti è economico, non politico o legato a qualche morale,” afferma. In questo contesto, Anita pone l’accento su una realtà ben radicata nella quotidianità e nell’economia delle persone, sottolineando che la politica attuale è priva di ideologia e frequentemente disconnessa dalle esigenze reali della popolazione.
Anita Likmeta si distingue per la sua capacità di articolare le complessità delle sue esperienze e le sfide del suo piano d’integrazione in Italia, nonché per la sua critica verso le élite politiche che, a suo avviso, non favoriscono un reale processo di integrazione. La sua riflessione si conclude con un’affermazione d’identità: “Io sono completamente integrata. Sono italiana e amo immensamente l’Italia.” Una dichiarazione che riassume il suo viaggio e il suo impegno nel costruire un dialogo costruttivo tra le culture.
Ultimo aggiornamento il 21 Ottobre 2024 da Laura Rossi