L’inchiesta sull’urbanistica a Milano, che coinvolge l’architetto Giuseppe Marinoni, ha portato alla luce una rete di contatti e accordi internazionali riguardanti progetti urbanistici. Marinoni, presidente di una commissione disciolta, avrebbe collaborato con uno studio svizzero per promuovere masterplan destinati a trasformazioni edilizie in diverse aree strategiche. Gli atti giudiziari e chat degli ultimi otto anni mostrano un intreccio di interessi che si estende fino all’Azerbaijan e agli Emirati Arabi.
Il ruolo di giuseppe marinoni nella ricerca dei nodi urbanistici
Giuseppe Marinoni, architetto e presidente della ormai sciolta commissione paesaggio, emerge come figura centrale di questa indagine milanese iniziata attorno al 2017. Secondo gli inquirenti, Marinoni viaggiava spesso all’estero con il collega Paolo Colombo, anch’egli indagato, individuando potenziali aree urbane vicine a grandi centri abitati e svincoli autostradali, considerate ottimali per nuovi insediamenti. L’obiettivo dichiarato era reperire soggetti interessati a finanziare e realizzare complessi masterplan.
Una rete di contatti e ricerche continue
Le conversazioni online fra Marinoni e Colombo mostrano una costante ricerca di investitori, tra cui nomi arabi e un possibile partner nordamericano. Nel corso degli anni, i due hanno fissato progetti in diverse località, dalla Svizzera all’Azerbaijan. Questo lavorio continuativo appariva sostenuto anche dal patrocinio del Comune di Milano, fattore che per la Procura evidenzia un favoreggiamento politico. L’accusa principale è che tale attività impegnasse Marinoni nel promuovere speculazioni edilizie di portata significativa.
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Rapporti internazionali e progetti urbanistici oltre i confini italiani
Le chat emerse dalle indagini rivelano, fra l’altro, un contratto firmato nel giugno 2024 fra Marinoni e Colombo che regolava lo scambio di informazioni riservate su possibili collaborazioni per vari progetti urbanistici. L’interesse non si limitava alla sola Milano: si parlava di trasformazioni urbanistiche in paesi come l’Azerbaijan e negli Emirati Arabi. In particolare, Marinoni suggeriva presentazioni che mostrassero anche esempi milanesi come Porta Nuova e Piazza Gae Aulenti durante incontri internazionali in Azerbaijan.
Joint venture e tensioni locali
Questi piani avevano come obiettivo la creazione di joint venture pubblico-private per realizzare edifici e infrastrutture nei cosiddetti “nodi metropolitani”. Il clima intorno al progetto era già teso nel 2024, quando funzionari comunali avevano espresso dubbi sulle dimensioni e le altezze previste nei masterplan. Nonostante ciò, Marinoni confermava un’azione congiunta per convincere i partner internazionali a migliorare il modello urbanistico, mostrando una profonda fiducia nella strategia perseguita.
Implicazioni politiche e il coinvolgimento del sindaco sala
Le indagini non si fermano ai tecnici. Fra gli indagati risultano l’assessore Tancredi e il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, accusato di concorso in falso e induzione indebita per presunte pressioni sull’approvazione di progetti trainanti come il Pirellino-Torre Botanica. Per la Procura, il patrocinio attribuito da Palazzo Marino allo studio di Marinoni sarebbe stato ottenuto anche tramite il coinvolgimento dell’ex primo cittadino e di esponenti della giunta.
Reazioni politiche alla vicenda
La vicenda ha scosso la scena politica lombarda con reazioni di varia natura. Il governatore Attilio Fontana ha escluso ogni ipotesi di dimissioni da parte di Sala, invitando a lasciare che la magistratura porti avanti l’accertamento dei fatti. Simili considerazioni sono arrivate da Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni, che ha sottolineato la necessità di rispetto per le procedure giudiziarie e la presunzione di innocenza.
Posizioni contrapposte sulla governance comunale e il futuro urbanistico
Non tutti condividono la linea della prudenza. Ignazio La Russa, presidente del Senato, ha sollevato dubbi sulla tenuta politica della giunta milanese. Secondo lui, la mancanza di una maggioranza stabile sull’urbanistica rende impossibile sostenere l’attuale amministrazione. La Russa ha ricordato anche un episodio del passato, quando una legge chiamata “Salva Milano” venne fermata a causa di mancanza di sostegno politico all’interno della coalizione di governo cittadino.
Scontri e difficoltà politiche
Le divisioni interne al PD e l’opposizione dei Verdi complicano la questione, delineando uno scenario politico instabile. La discussione sulla gestione dell’urbanistica a Milano resta in primo piano mentre l’inchiesta prosegue per valutare eventuali responsabilità penali. L’esito di questa vicenda potrebbe influenzare non solo la governance locale, ma anche come verranno gestiti i futuri interventi in città e le relazioni con investitori esteri.