L’amministrazione trump contro colorado e denver per leggi anti cooperazione con federali sull’immigrazione

L’amministrazione trump contro colorado e denver per leggi anti cooperazione con federali sull’immigrazione

L’amministrazione Trump avvia una causa contro Colorado e Denver per leggi locali che limitano la collaborazione con l’ICE, mentre governatore Polis e sindaco Johnston difendono le autonomie locali nel dibattito sull’immigrazione.
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L’amministrazione Trump ha avviato una causa contro Colorado e Denver, accusandoli di ostacolare l’applicazione delle leggi federali sull’immigrazione, mentre le autorità locali difendono le proprie normative come necessarie per proteggere comunità e diritti. - Gaeta.it

L’amministrazione dell’ex presidente Donald Trump ha avviato una battaglia legale contro lo Stato del Colorado e la città di Denver. L’accusa principale riguarda il presunto impedimento all’applicazione delle norme federali sull’immigrazione, a causa di leggi locali e pratiche amministrative che limitano la collaborazione con le autorità federali. Il caso si inserisce in uno scontro legale ormai consolidato tra politica federale e autonomie locali legate al tema immigrazione.

La causa federale contro lo stato del colorado e denver

Nel 2025, l’amministrazione Trump ha formalizzato una causa federale contro il Colorado, la città di Denver e alcuni leader democratici locali, accusandoli di ostacolare l’applicazione delle leggi federali sull’immigrazione. Il punto focale è rappresentato dalla contestazione a diverse normative statali e regolamenti municipali che proibiscono o limitano la cooperazione dei funzionari locali con le autorità federali, come l’ICE, l’agenzia americana per l’immigrazione e i controlli doganali.

Normativa contestata

Tra le normative criticate c’è il divieto per gli agenti locali di trattenere persone solo sulla base di detenzioni civili legate a questioni di immigrazione e il divieto di utilizzare risorse pubbliche per facilitare i rimpatri disposti dalle autorità federali. Questi provvedimenti sono definiti dalla amministrazione Trump come ostacoli gravi al diritto federale e un attacco diretto alla supremazia della legislazione nazionale in materia di immigrazione.

Il ricorso legale chiede al tribunale di dichiarare incostituzionali queste leggi locali e municipali, sollecitando un blocco immediato della loro applicazione. Nel testo della causa si parla di “politiche disastrose” capaci di mettere a rischio l’ordine e la sicurezza pubblica, poiché, secondo l’accusa, i divieti di collaborazione rallentano o impediscono l’espulsione di chi viola le leggi sull’immigrazione.

Posizioni e repliche da colorado e denver

Il governatore del Colorado, Jared Polis, ha risposto alle accuse sostenendo che lo stato non si qualifica come “stato santuario”. Ha spiegato che il Colorado mantiene un dialogo e una collaborazione regolare con le agenzie federali, anche se sottolinea l’importanza di bilanciare sicurezza e diritti delle persone presenti sul territorio. Polis ha negato che le leggi regionali abbiano avuto come intento quello di bloccare l’applicazione delle norme federali.

Difesa del sindaco di denver

Anche il sindaco di Denver, Mike Johnston, ha preso posizione contro la causa federale. Johnston ha spiegato la necessità di proteggere alcuni spazi locali, come scuole e ospedali, dall’intervento diretto delle autorità federali. La sua difesa poggia sulla volontà di garantire un ambiente sicuro e privo di tensioni per chi frequenta questi luoghi, senza temere incursioni di polizia federale che potrebbero rompere il rapporto di fiducia tra comunità e forze dell’ordine locali.

Questi argomenti si inseriscono in un dibattito più ampio, dove numerose città e stati che adottano norme considerate “santuario” rivendicano il diritto di autodeterminazione nell’azione contro il controllo federale sull’immigrazione.

Contesto nazionale e azioni federali precedenti

La causa contro Colorado e Denver si colloca in un quadro di crescente tensione istituzionale. L’amministrazione Trump, in passato, ha già intrapreso azioni simili contro altri territori e città come l’Illinois, Chicago e Rochester. Questi procedimenti hanno avuto come obiettivo la limitazione delle cosiddette città “santuario”, territori che rifiutano di collaborare pienamente con l’ICE nelle operazioni di riduzione dell’immigrazione irregolare.

Già nel corso degli anni precedenti, Trump ha firmato ordini esecutivi finalizzati a punire i territori accusati di favorire la presenza di immigrati irregolari. Tom Homan, uno dei dirigenti chiave dell’ICE durante l’amministrazione Trump, ha pubblicamente minacciato azioni legali contro le giurisdizioni locali che avessero continuato a ostacolare le attività di controllo e rimpatrio.

Importante raid nel colorado

Nel 2024, il Colorado è finito al centro dell’attenzione per un raid che ha portato all’arresto di oltre cento immigrati senza documenti. Parallelamente, la città di Aurora, sempre nello stato del Colorado, è stata messa sotto osservazione dal governo federale per presunti collegamenti con il cartello venezuelano Tren de Aragua, un’accusa che le autorità locali hanno definito infondata e senza riscontri concreti. Questi eventi evidenziano il clima di tensione e allerta, che poggia su questioni di sicurezza ma anche su forti divergenze tra livelli di governo.

Le tensioni tra l’amministrazione federale e alcuni territori richiamano il problema più ampio nel paese riguardo alla gestione e al controllo dell’immigrazione irregolare. Si tratta di uno scontro frontale tra strategie di sicurezza nazionale e politiche adottate da amministrazioni locali che vogliono tutelare la convivenza sociale nel proprio territorio senza seguire rigidamente le direttive federali.

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