Ladro esperto svaligia due studi professionali senza lasciare tracce nel centro di Torino

Ladro esperto svaligia due studi professionali senza lasciare tracce nel centro di Torino

Un uomo con precedenti penali ha svaligiato due studi professionali in corso Massimo d’Azeglio a Torino senza segni di effrazione, evidenziando gravi lacune nella sicurezza e un contesto di microcriminalità locale.
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Un uomo con precedenti ha svaligiato due studi professionali nel centro di Torino durante la notte, evidenziando gravi lacune nella sicurezza dell’edificio storico e sollevando preoccupazioni sulla criminalità locale. - Gaeta.it

Un uomo con un passato segnato da numerosi arresti ha colpito due studi professionali nel cuore di Torino durante una sola notte. Il furto, avvenuto tra le 3:30 e le 4:30 del 28 novembre, ha messo in crisi la sicurezza di un edificio storico. L’individuo, già noto alle forze dell’ordine per reati legati a furti e spaccio, ha agito con calma e precisione, senza causare danni visibili. La sua ultima azione ha messo in evidenza i limiti dei sistemi di controllo e sollevato interrogativi sulla criminalità nella zona.

I dettagli del furto: un colpo calibrato senza segni di effrazione

Il ladro è riuscito a svaligiare due studi professionali – uno di architettura e uno di commercialisti – posizionati in corso Massimo d’Azeglio, in un edificio antico che finora si considerava ben protetto. Tra le 3:30 e le 4:30 del 28 novembre si è mosso senza fretta, aprendo cassetti e accendendo luci senza forzare serrature o rompere vetri. Il bottino ammonta a circa 10mila euro, con una diversificazione che comprendeva contanti, marche da bollo per un valore di 5mila euro, dispositivi elettronici e anche oggetti come profumi e accessori. Quelle merci, più insolite rispetto al denaro contante, probabilmente erano destinate alla rivendita o all’uso personale.

Le telecamere di sorveglianza non lo hanno perso di vista. Un’immagine particolare lo mostra mentre, prima di iniziare le sue operazioni, mette sul tavolo una pochette rossa già piena di soldi e la fotografa con il cellulare. Questo atteggiamento non solo fa emergere una sicurezza insolita ma ha fornito agli investigatori uno spunto decisivo. I sistemi d’allarme del palazzo hanno suonato per più di un’ora, ma i custodi dormivano, e nessuno è intervenuto per fermare l’intruso.

L’identificazione e la situazione dell’arrestato nella città

Il ladro, un trentenne di origine marocchina, è un volto noto alle forze dell’ordine torinesi. Viveva sotto i portici di via Nizza, zona segnata da degrado, spaccio e microcriminalità ricorrente. Era già stato arrestato dieci volte in due anni, segnalato regolarmente per possesso di sostanze, uso di siringhe e piccoli furti. I carabinieri della stazione di San Salvario lo conoscono bene, e grazie al materiale video e al loro archivio fotografico hanno potuto riconoscerlo senza problemi.

I particolari fisici, come barba trascurata, orecchie e naso pronunciato, hanno confermato subito la sua identità. Gli elementi raccolti sono stati sufficienti per procedere con nuove accuse senza bisogno di ulteriori misure cautelari, visto che il trentenne era già in carcere a Lorusso e Cutugno per precedenti condanne definitive. Gli inquirenti sottolineano la sua presenza abituale nell’area tra Porta Nuova e via Nizza, dove si concentra il traffico di droghe pesanti.

Escalation criminale e contesto giudiziario attuale

L’uomo è coinvolto in almeno quattro procedimenti penali diversi, con accuse che vanno dal furto aggravato alla ricettazione, passando per il possesso di chiavi alterate, fino al traffico di stupefacenti. Ogni fermo ha portato a condanne, alcune definitive, che lo hanno condotto alla detenzione attuale. Anche se la sua lunga lista di precedenti è nota, il furto del 28 novembre rappresenta un punto di svolta per modalità e valore del bottino.

La Procura di Torino ha evidenziato come l’individuo conoscesse bene la struttura degli studi colpiti e che si sia mosso con precisione, evitando ogni tipo di danneggiamento e punti di forza evidenti negli accessi. Questo comportamento fa pensare a una preparazione dettagliata, non a un’azione improvvisata. Le scelte fatte durante il furto dimostrano un interesse selettivo per somme ingenti in contanti e beni facilmente guadagnabili.

Risposte degli investigatori e implicazioni per la sicurezza locale

Il titolare dello studio dei commercialisti ha fornito una testimonianza chiave, descrivendo in dettaglio la pochette rossa rubata, un regalo di Natale di un cliente, riconosciuta con certezza tra gli oggetti sottratti. Questo particolare ha permesso agli investigatori di incastrare il ladro con una prova inequivocabile visualizzata anche nelle immagini di sorveglianza.

Il lavoro dei carabinieri ha puntato anche sugli archivi locali e l’osservazione continua di soggetti a rischio. È emerso un quadro di una persona che ha dimostrato un’abitudine consolidata a commettere reati di vario genere, accompagnata da un atteggiamento scorbutico e poco collaborativo durante i controlli. Sorprende però la freddezza con cui si è mosso durante il raid, ignorando gli allarmi e agendo con calma.

L’avvocata Francesca D’Urso rappresenta la difesa del trentenne che a breve affronterà il processo previsto per l’autunno. Intanto, la vicenda ha acceso un dibattito su come le forze dell’ordine e le categorie professionali debbano affrontare un criminale capace di aggirare sistemi di sicurezza ritenuti efficaci, spinto in fondo da una dipendenza grave da droghe. I fatti dimostrano che questa particolare forma di criminalità mette ancora in difficoltà il controllo del territorio, con momenti di alta vulnerabilità per chi lavora in ambienti che si ritenevano sicuri nel centro cittadino.

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