Il Tribunale di Chieti ha emesso una decisione significativa riguardo il diritto alle cure per bambini con disturbi dello spettro autistico. Il giudice Ilaria Prozzo ha reiterato l’importanza dell’accesso alle terapie necessarie, richiamando un precedente decreto del Tribunale di Vasto. Questa sentenza è un passo fondamentale per garantire che le strutture pubbliche e private forniscano un’assistenza adeguata e tempestiva ai minori che ne hanno bisogno, specialmente nel caso di una bimba per la quale, secondo l’Associazione Autismo Abruzzo, le prestazioni richieste non sono state erogate.
Il contesto del caso: i diritti dei minori con autismo
L’importanza del diritto alle cure per i bambini autistici è una questione che ha guadagnato sempre più attenzione negli ultimi anni. Diverse associazioni, tra cui l’Associazione Autismo Abruzzo, hanno lavorato instancabilmente per garantire che i diritti di queste famiglie siano rispettati. La recente sentenza del Tribunale di Chieti rappresenta una vittoria in questo contesto, poiché sottolinea non solo il diritto alle terapie, ma anche la responsabilità delle strutture sanitarie nel garantire l’accesso a tali trattamenti.
Il caso specifico riguardava una bambina che era stata autorizzata dall’Unità di Valutazione Multidimensionale della Asl 2 di Lanciano Vasto Chieti a ricevere un trattamento ambulatoriale. Nonostante ciò, la mancata erogazione del trattamento ha sollevato interrogativi sulla capacità del sistema sanitario di rispondere efficacemente alle necessità di questi giovani pazienti. La sentenza evidenzia come l’inserimento della bimba in lista d’attesa, sebbene necessario, non sia sufficiente per garantire il suo diritto a ricevere le cure.
La responsabilità delle strutture sanitarie
Il presidente dell’Associazione Autismo Abruzzo, Dario Verzulli, ha messo in evidenza l’importanza che le strutture sanitarie accreditate non solo vengano individuate, ma che siano anche in grado di fornire le prestazioni terapeutiche necessarie. La Asl è quindi sotto l’obbligo non solo di collegarsi a strutture appropriate, ma anche di garantire che le stesse eroghino effettivamente le cure, con una presa in carico concreta del minore. Questo aspetto è cruciale affinché le famiglie possano fidarsi del sistema e, soprattutto, per assicurare l’assistenza necessaria ai bambini con autismo.
Verzulli ha anche sottolineato che la mera ammissione al trattamento senza un’effettiva attuazione della terapia porta a un’enorme fragilità del sistema. Se l’assistenza richiesta non viene fornita in tempo, i minori disabili potrebbero trovarsi privi del supporto di cui hanno reale bisogno, vanificando gli sforzi e la burocrazia impiegata per ottenere l’accesso alle cure.
Le implicazioni legali e finanziarie
L’ordinanza del Tribunale di Chieti ha avuto anche delle implicazioni economiche per la Asl, che è stata condannata a pagare 3.271 euro per le spese legali, somma che, in un contesto di scarsità di risorse nel settore della salute, potrebbe essere utilizzata in modo più pragmatico per migliorare l’assistenza ai minori. Queste spese, sebbene giustificate, si possono vedere come una distrazione di risorse che, in tempo di emergenza sanitaria, potrebbero essere meglio allocate per potenziare i servizi terapeutici.
In particolare, la decisione del Tribunale mette in evidenza che, sebbene le autorità pubbliche abbiano un potere discrezionale nel ciclo di autorizzazione delle prestazioni sanitarie, in situazioni di emergenza in cui il rischio per la salute è significativo, le necessità di cura devono sempre prevalere sulle considerazioni economiche. Questo principio è fondamentale per il benessere dei minori e per la salvaguardia del loro diritto alla salute.
La sentenza del Tribunale di Chieti rappresenta quindi un chiaro messaggio alle istituzioni sul dovere di garantire una risposta tempestiva e adeguata alle esigenze sanitarie dei bambini con autismo, affinché possano ricevere le cure necessarie in un momento critico della loro vita.