Durante la seconda giornata del ritiro spirituale dedicato ai membri e ai delegati del Sinodo dei vescovi, una religiosa benedettina ha offerto una profonda riflessione, invitando i partecipanti a contemplare il significato del silenzio nella lode a Dio. Questo momento si è rivelato significativo e centrale, preparando i cuori alla liturgia penitenziale che concluderà l’incontro.
Significato del silenzio nella lode a dio
Il concetto di “A te il silenzio è lode” del Salmo 64 è stato esaminato con attenzione. La religiosa ha sottolineato che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questo versetto non sminuisce l’importanza dei canti o delle preghiere; al contrario, evidenzia che nella liturgia e nella vita di fede, la vera lode scaturisce dal silenzio profondo. La riflessione si è concentrata sul fatto che il silenzio è il preambolo della parola, il luogo in cui si esperimenta la presenza di Dio, esattamente come avvenne per il profeta Elia, che percepì la voce divina in un “silenzio sottile”. È in questo spazio di silenzio che si abbattono le distrazioni quotidiane e si apre la via alla vera comunicazione con Dio.
Secondo la religiosità benedettina, il silenzio è anche una dimensione essenziale del dialogo sinodale, facilitando un ascolto autentico e profondo. Quando si crea uno spazio di silenzio prima e dopo le parole, le interazioni assumono un significato più ampio e spirituale. Questa riflessione sottolinea la necessità di riconoscere il valore del silenzio come atto di adorazione e connessione divina, che permette ai partecipanti di disporre i loro cuori per la celebrazione penitenziale.
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Il cammino verso la celebrazione penitenziale
Nel prepararsi alla celebrazione penitenziale, la religiosa ha enfatizzato il potere redentivo delle pause di silenzio. Ha invitato tutti i membri ad abbandonare le distrazioni e le preoccupazioni e a lasciare che il silenzio penetri nelle loro vite, consentendo al cuore di esprimere le suppliche a Dio. Questo salmo, con il suo richiamo all’importanza di un’approfondita interiorità, invita i partecipanti a riflettere sul proprio cammino spirituale, riconoscendo il peso delle proprie fragilità e peccati, ma anche l’incredibile possibilità di perdono e liberazione.
Il momento penitenziale non è solo un atto rituale, ma rappresenta un’opportunità per esplorare e riconoscere le sfide interiori e i desideri di redenzione. Con un silenzio rigeneratore, che sottolinea l’importanza delle pause e dell’ascolto, il ritiro può realmente trasformarsi in un’esperienza di guarigione spirituale e di rinascita.
Accogliere la trasformazione attraverso il silenzio
La riflessione ha proseguito mettendo in luce come il silenzio autentico possa condurre a uno spazio di ascolto e apertura, dove la parola divina può veramente risuonare. La religiosa ha esaminato come il silenzio possa liberare il cuore dalle ansie e dalle frustrazioni, permettendo al vero battito vitale di riemergere. Questo è un invito a percepire la sacralità del silenzio come un momento creativo in cui Dio può toccare le vite dei partecipanti.
Per chi vive nel caos moderno e nella frenesia quotidiana, trovare il tempo per sperimentare il silenzio diventa sempre più difficile. Tuttavia, la religiosa ha esortato a cercare intenzionalmente momenti di tranquillità per riscoprire il ritmo autentico della vita e della preghiera. Attraverso la contemplazione e il silenzio, si può riscoprire il valore delle relazioni autentiche e non superficiali, basate sulla verità e sull’accoglienza dell’altro.
Chiudere il cerchio: il volto di gesù e il cammino sinodale
Allo stesso modo, l’invito ad avvicinarsi alla figura di Gesù, che incarna perfettamente questo silenzio redentore, è stato centrale nella riflessione. La religiosa ha narrato il “grande viaggio” di Gesù verso il Golgota, sottolineando come egli, in mezzo alle incomprensioni e alle sfide, non si sia mai sottratto alla sua missione. Questo atteggiamento di determinazione e di ascolto è un esempio fondamentale per i discepoli e per tutti coloro che partecipano al Sinodo.
Si è poi riflettuto sul fatto che ogni incontro e dialogo sinodale richiede una apertura al cambiamento e alla novità che Dio vuole portare tra i suoi. Questo cammino, non privo di ostacoli, è anche un’opportunità per scoprire incontri sorprendenti, simili a quelli vissuti da Gesù nei luoghi di rifiuto e di apertura. La celebrazione finale si preannuncia come un momento di intensa connessione con il silenzio, per riempire il cuore di speranza e di lode, affinché il percorso sinodale si traduca in un autentico cammino di fede e di comunione.