La procura di Roma ha inoltrato la richiesta di processo per più di trenta persone coinvolte nell’evento con i saluti romani davanti all’ex sede dell’Msi in via Acca Larenzia, dove il 7 gennaio 2024 si commemorava la morte di tre giovani uccisi. L’indagine si concentra sul presunto superamento dei limiti imposti dalle leggi Mancino e Scelba, che vietano propri gesti e simboli collegati al regime fascista. Questa vicenda arriva dopo mesi di lavoro degli inquirenti romani e fa seguito a una sentenza chiave della Cassazione. Lo scenario si svolge nel cuore della capitale, tra tensioni e richiami alla memoria storica.
Il contesto dell’indagine: i fatti di via acca larenzia e la commemorazione
Il 7 gennaio 2024 a Roma, in via Acca Larenzia, si è svolta una commemorazione per ricordare tre giovani uccisi proprio in quel luogo anni prima. Quel giorno, il gruppo di manifestanti ha eseguito saluti romani, gesto vietato dalla legge italiana per le sue evidenti radici fasciste. La manifestazione ha subito attirato l’attenzione delle autorità giudiziarie. Via Acca Larenzia non è un luogo casuale: rappresenta un simbolo legato a vicende tragiche della storia politica italiana, un crocevia in cui la memoria si mescola a episodi ancora vivi nella coscienza pubblica.
L’evento, organizzato da militanti di Casapound, ha avuto una forte valenza simbolica. I manifestanti hanno ripetuto il saluto romano in modo insistito davanti allo stabile che aveva ospitato l’Msi, movimento politico di estrema destra oggi scomparso. La questione non è solo relativa al gesto, ma anche al contesto in cui è stato fatto, con un numero consistente di partecipanti e una chiara evocazione di un periodo storico segnato dal regime fascista. Questo aspetto ha indotto i magistrati a valutare attentamente le immagini raccolte per stabilire se quel comportamento configurasse un reato.
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Le accuse e il quadro giuridico: leggi mancino e scelba
I magistrati guidati dal procuratore capo Francesco Lo Voi hanno inquadrato i fatti sotto il profilo della violazione delle leggi Mancino e Scelba. La legge Mancino, approvata per contrastare atti discriminatori e di incitamento all’odio basato su razza, etnia, religione o provenienza, vieta anche la diffusione di simboli fascisti. La legge Scelba, del 1952, invece, vieta espressamente la ricostituzione del partito fascista e i gesti connessi, come il saluto romano, ritenuto un atto tipico di quel regime.
La richiesta di processo per trentuno militanti di Casapound si fonda sull’ipotesi che la manifestazione abbia superato il quadro di libertà di espressione per trasformarsi in un’esibizione pubblica di simboli illeciti. Per gli inquirenti, il reiterato saluto romano nel contesto della commemorazione assume un significato che va al di là del semplice rito. Si tratta di una condotta idonea a far scattare le sanzioni previste da norme che la Corte costituzionale ha indicato come presidi della democrazia.
La sentenza delle sezioni unite della cassazione e il suo impatto sul caso
Il passaggio decisivo per questo procedimento è stato il deposito delle motivazioni della sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione, avvenuto nell’aprile dell’anno precedente. In quella sentenza, i giudici supremi hanno indicato dettagli e criteri per valutare il reato legato all’uso del saluto romano. Hanno spiegato che il giudice deve tenere conto di vari elementi concreti: il contesto ambientale della manifestazione, la valenza simbolica del luogo, la possibilità che si colleghi in modo immediato o indiretto a situazioni storiche di rilievo, ma anche il numero di persone coinvolte e la frequenza con cui il gesto si ripete nell’arco dell’evento.
In particolare, le Sezioni Unite hanno sottolineato l’esigenza di verificare la “pericolosità” e il rischio di emulazione che può scaturire da simili atteggiamenti. Non basta constatare il singolo gesto; deve emergere un quadro che confermi la volontà di veicolare un messaggio fascista, capace di influire sull’opinione pubblica o di suscitare comportamenti analoghi in altri. Questa impostazione ha fornito un riferimento imprescindibile per il lavoro della procura di Roma, aiutando a definire meglio la portata delle condotte contestate.
Le operazioni di identificazione e le prove raccolte da carabinieri e digos
Per arrivare a identificare i trentuno indagati, gli investigatori hanno svolto un’attività approfondita di analisi delle immagini e dei video girati durante la commemorazione di via Acca Larenzia. La documentazione, acquisita dalla Polizia e dai carabinieri, ha permesso di riconoscere tutti i presenti coinvolti nei saluti romani. La Digos romana ha svolto un ruolo centrale nel monitoraggio dell’evento, raccogliendo materiali utili per ricostruire le responsabilità.
Il metodo ha richiesto un lavoro meticoloso, poiché le immagini sono state controllate per rilevare ogni dettaglio del gesto, il comportamento dei singoli e il loro coinvolgimento. Sono state anche valutate le dinamiche del gruppo, la posizione dei partecipanti, la frequenza dei saluti e la reazione della folla. Così, si è potuta delineare una mappa precisa degli atti, indispensabile per sostenere la richiesta di processo. Questo tipo di procedimento riflette la complessità degli accertamenti in materia di reati connessi a simboli e gesti considerati illegali.