La galleria Trart di Trieste ospita fino al 6 settembre la mostra fotografica intitolata “tutto questo mare che ci guarda” firmata da Nicola Crepax. La rassegna mette in scena il golfo di Trieste attraverso una serie di scatti che sembrano dipinti, frutto di una particolare attenzione nelle inquadrature e nella composizione. Tra fotografie e sculture tessili, l’esposizione richiama l’attenzione sul rapporto tra mare e osservatore, e sulla rappresentazione dello spazio marino come protagonista assoluto.
il mare come soggetto dominante nelle fotografie di nicola crepax
Nicola Crepax propone una selezione di circa quindici opere che raccontano il golfo di Trieste da prospettive insolite. Le immagini si avvicinano a quadri per via delle scelte compositive che dilatano o cancellano l’orizzonte, lasciando spazio a un gioco di linee e colori che ricorda la pittura. Gli elementi come le barche a vela o le coltivazioni di mitili si mostrano non tanto come soggetti in sé, ma come punteggiature visive su una superficie ampia e luminosissima. Il mare diventa così un grande sfondo vivo, dove Trieste stessa appare appena percepibile. Lo spettatore viene invitato a guardare oltre la città per cogliere la vastità e la profondità del golfo.
Una nuova dimensione del paesaggio marino
Il lavoro si concentra sulla materia e l’atmosfera del mare guardata da punti di vista che sfuggono alla classica fotografia paesaggistica. Ogni immagine contiene un senso di distacco e insieme di introspezione, come se fosse ambientata in uno spazio sospeso nel tempo. Crepax riporta alla luce una dimensione metafisica dell’acqua e dell’ambiente costiero, sottolineando la presenza di qualcosa che va oltre l’immagine concreta.
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L’interpretazione metafisica del mare secondo l’autore
Nicola Crepax ha spiegato che il mare rappresenta per lui un’entità infinita che osserva l’uomo, rovesciando la relazione più comune. Qui il mare non è solo scenario ma figura dominante che «pone a riflettere con te stesso». Questa riflessione invita il pubblico a percepire l’elemento marino come qualcosa di vasto, che si impone sulla dimensione umana e sulla percezione ordinaria. Per l’autore, l’acqua appartiene a uno spazio senza confini che fa emergere la sensazione di infinito e di solitudine interiore.
La funzione dell’orizzonte nell’immagine fotografica
La scelta di nascondere o assottigliare l’orizzonte accentua questa ledizione, porta chi guarda a perdere i punti di riferimento abituali e a confrontarsi con un’immagine che sfuma nel tempo e nello spazio. Le fotografie diventano così una sorta di meditazione visiva. In essa, il golfo di Trieste non è solo territorio geografico ma esperienza esistenziale, un luogo in cui l’umano è guardato da una vastità che sa di mare aperto e insondabile.
la presenza delle sculture di caterina crepax nella mostra triestina
Accanto alle fotografie, la mostra propone alcune opere di Caterina Crepax, che espone abiti scultura realizzati con carta velina e colla vinilica. Questi pezzi aggiungono una dimensione tridimensionale e tattile al percorso espositivo. Le creazioni teatrali della designer dialogano con il tema della mostra, richiamando l’idea di materia fragile e al contempo luminosa, proprio come il mare fotografato da Nicola.
Abiti scultura come prolungamento visivo
Questi abiti sembrano inserirsi in uno spazio sospeso tra arte e artigianato. Sono forme che accompagnano lo spettatore nel viaggio visivo preparando a un’immersione nelle sensazioni evocate dall’acqua e dalla luce. Nell’allestimento, gli abiti non sono solo oggetti decorativi. Offrono invece un rimando concreto alla leggerezza e alla trasparenza che fuoriescono dalle fotografie, amplificando il senso di vastità e introspezione tipico dell’intera esposizione.
La mostra a Trieste si configura dunque come un momento di incontro tra fotografia e scultura, tra immagine e materia, e pone al centro un tema che conserva ancora molti spazi di esplorazione artistica: il mare come specchio dell’anima e del paesaggio.