Una vicenda sorprendente scuote la facoltà di Scienze dell’educazione di Modena e Reggio Emilia. Circa 350 laureati iscritti tra il 2017 e il 2019 hanno scoperto che il loro titolo di studio non è considerato valido per lavorare come educatori di asilo nido, una delle professioni più comuni collegate a quel percorso di studi. La situazione obbliga molti a dover ripetere l’esame di laurea anche a distanza di quasi un decennio dal conseguimento. Questo problema, legato a una normativa introdotta nel 2017, coinvolge diverse università italiane e sta creando disagi tra chi aspira a inserirsi nel mondo educativo dell’infanzia.
La genesi del problema: il decreto del 2017 e i nuovi requisiti formativi
Nel 2017 è entrato in vigore un decreto ministeriale che ha modificato i criteri per il riconoscimento e la validità delle lauree finalizzate all’insegnamento nella scuola dell’infanzia e negli asili nido. Il provvedimento ha introdotto obblighi più stringenti in merito al curriculum formativo degli studenti, includendo materie specifiche e attività pratiche riconosciute per poter acquisire il titolo valido.
Coloro che si sono laureati prima di questa legge, o che hanno seguito percorsi non aggiornati a quei nuovi standard, si sono trovati nella condizione di non poter esercitare professionalmente nel campo educativo prescelto. La normativa mirava a riallineare l’offerta formativa alle esigenze reali del settore educativo, ma ha avuto effetti non previsti rispetto a un numero considerevole di laureati.
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Le difficoltà delle università nell’adeguamento
Questo cambiamento ha colpito soprattutto chi si è immatricolato o laureato tra il 2017 e il 2019, periodo in cui le università stavano ancora adeguando i programmi e in certi casi non hanno modificato subito i piani di studio in base al decreto. Le conseguenze si sono manifestate solo negli ultimi mesi, quando ex studenti hanno verificato la validità del loro titolo nei vari concorsi o inserimenti lavorativi.
L’impatto sulla comunità dei laureati tra modena e reggio emilia
La vicenda coinvolge in particolare l’università di Modena e Reggio Emilia, da cui provengono circa 350 laureati che hanno incontrato difficoltà nel convalidare le loro qualifiche. Sono persone che avevano concluso il percorso accademico e si aspettavano di poter entrare nel mondo del lavoro come educatori nei servizi per l’infanzia. Invece hanno ricevuto una doccia fredda, con l’obbligo di dover ripetere l’esame di laurea o seguire percorsi integrativi per ottenere il titolo riconosciuto.
Il disagio è evidente, considerando che sono trascorsi quasi dieci anni dalla laurea per i primi immatricolati. Molti di loro avevano già iniziato a lavorare, altri avevano programmato di farlo, ma ora si trovano a dover affrontare nuove prove senza certezze sulla tempistica o sulle modalità precise. Questo blocco rischia di rallentare non solo le carriere individuali ma anche l’offerta educativa rivolta all’infanzia nella regione.
La situazione non riguarda solo Modena e Reggio Emilia, ma molte università in Italia stanno affrontando problemi simili legati al riconoscimento del titolo e all’omogeneità dei programmi didattici. In molti casi gli atenei stanno predisponendo corsi integrativi o soluzioni ad hoc per venire incontro agli ex studenti in difficoltà.
Le iniziative dell’università di modena e reggio emilia per risolvere il conflitto
Di fronte a questo problema, l’università di Modena e Reggio Emilia ha avviato una serie di iniziative con l’obiettivo di correggere la situazione senza gravare eccessivamente sugli interessati. L’ateneo sta lavorando per mettere a punto percorsi di integrazione didattica, esami supplementari o verifiche mirate che consentano di allineare i titoli già conseguiti ai requisiti stabiliti dai decreti.
Strategie operative e supporto agli ex laureati
L’istituzione ha messo in campo gruppi di lavoro con docenti e tecnici per analizzare nel dettaglio i piani di studio degli anni colpiti e individuare le mancanze rispetto ai nuovi criteri ministeriali. In questo modo si cerca di evitare che gli studenti debbano rifare per intero la laurea, ma solo colmare i gap necessari.
Nel corso del 2025 sono stati programmati incontri informativi e sessioni dedicate agli ex laureati coinvolti. Queste attività mirano a chiarire i passaggi burocratici, spiegare le modalità di verifica e definire un calendario per superare l’impasse senza ulteriori ritardi.
Il dialogo con gli enti locali e i servizi per l’infanzia è proseguito per garantire continuità lavorativa anche a chi è in attesa di aggiornare il titolo, coinvolgendo anche associazioni e ordini professionali nel tentativo di trovare soluzioni condivise e temporanee.
Un fenomeno diffuso in molte università italiane con effetti sul lavoro educativo
Il problema dei titoli non validi, legato ai cambiamenti normativi del 2017, ha interessato oltre Modena e Reggio Emilia anche altre facoltà in tutta Italia. In molte città, ex laureati in educazione si sono trovati nella medesima situazione, scoprendo che il percorso seguito non garantiva l’accesso alle qualifiche obbligatorie per lavorare negli asili nido e nei servizi educativi per l’infanzia.
Questo fenomeno solleva questioni più ampie sulle modalità di aggiornamento universitario e sul coordinamento tra normativa e programmi accademici. La parcellizzazione degli interventi e i tempi lunghi di adeguamento hanno generato disallineamenti difficili da sanare.
Ripercussioni sulla qualità del lavoro educativo
Per molte famiglie e territori, poi, la carenza di educatori abilitati avrà ripercussioni sulla qualità e quantità dell’offerta educativa. Settori già fragili rischiano ulteriori rallentamenti se queste situazioni non verranno affrontate con decisione e chiarezza.
Serve una revisione più attenta dei corsi e un monitoraggio costante collegato agli standard nazionali, così da evitare che simili vicende si ripetano ancora e da sostenere chi ha investito anni e risorse nella propria formazione senza vedersi riconosciuta la qualifica.