Un tema che risale a secoli fa, la monacazione forzata, diventa protagonista di un evento teatrale che affronta questioni estremamente attuali. “La semplicità ingannata. Satira per attrice e pupazze sul lusso d’esser donne” debutterà giovedì 20 febbraio alle ore 21, con repliche fino a domenica 23, presso il Teatro Nuovo di Napoli. L’opera, ideata e interpretata da Marta Cuscunà, si inserisce fra le iniziative di Centrale Fies e Operaestate Festival Veneto, con l’obiettivo di far riflettere il pubblico su un periodo storico in cui le donne lottarono per la libertà di pensiero contro convenzioni sociali oppressive.
La resistenza delle giovani donne nel Cinquecento
Nei tumultuosi anni del Cinquecento, un gruppo di giovani sorelle, le Clarisse di Udine, si distinse per il loro coraggio nel contrastare un sistema patriarcale opprimente. Attraverso una lotta silenziosa, queste donne cercarono di affermare il diritto di esprimere liberamente le proprie idee. “La semplicità ingannata” trae ispirazione dalle opere letterarie di Arcangela Tarabotti, un’importante figura di quel tempo che, attraverso la scrittura, denunciò l’ingiustizia della monacazione forzata e la subalternità femminile. Questa opera non solo racconta una battaglia storica, ma invita anche a riflessioni profonde sulla condizione contemporanea delle donne, che continua a richiedere attenzione e interventi di cambiamento.
In un contesto in cui le voci femminili erano sistematicamente zittite, le Clarisse di Udine si trasformarono in simboli di resistenza. Creando un proprio spazio di incontri e dialoghi all’interno del convento, sfidarono le norme imposte dalla società dell’epoca. Queste donne vissero un’esperienza di autodeterminazione, dando vita a una microsocietà al femminile in cui le idee si confrontavano e venivano discusse con passione. Affrontando con audacia gli intrighi del potere maschile e della cultura dominante, le Clarisse divennero così protagoniste di una rivendicazione che, sebbene storicamente collocata nel Cinquecento, continua a risuonare con forza nei giorni nostri.
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La rielaborazione teatrale di Marta Cuscunà
Il lavoro di Marta Cuscunà non si limita a ricostruire le vicende storiche delle Clarisse di Udine, ma propone una narrazione che riporta alla luce significati più ampî e contemporanei. “Ho cercato di raccontare,” afferma Cuscunà, “alcuni aspetti di questa vicenda attraverso analogie che li rendessero più vicini a noi.” Elementi come “eresia” e “dote” sono reinterpretati in un contesto attuale, promuovendo una nuova discussione sulla condizione delle donne oggi. La monacazione forzata diventa così un simbolo della lotta per i diritti e il riconoscimento delle donne, un tema che trova ancora rilevanza nella società attuale.
La messa in scena prevede un monologo continuo e coinvolgente, interrotto solo dalle “pupazze”, marionette che rappresentano le Clarisse. Questa scelta artistica mette in risalto la dimensione visuale del teatro di Cuscunà, presentando uno spettacolo che non è un mero documentario. Al contrario, offre una visione creativa che intreccia storia e contemporaneità, invitando il pubblico a riflettere sulle questioni di giustizia sociale e libertà femminile.
Un capitolo di una trilogia: le resistenze femminili
“La semplicità ingannata” è il secondo capitolo di “Resistenze femminili”, una trilogia che raccoglie opere scritte e interpretate da Marta Cuscunà. I due eventi precedenti, “È bello vivere liberi” e “Sorry boys”, affrontano varie sfaccettature delle esperienze femminili attraverso l’arte teatrale. Queste opere non soltanto raccontano storie di lotta e resistenza, ma cercano anche di rispecchiare la realtà contemporanea, sollecitando domande importanti sul ruolo delle donne nella società attuale.
Attraverso una narrazione avvincente e ben costruita, Cuscunà invita gli spettatori a interrogarsi e a confrontarsi con una storia che è, in molte maniere, la storia di molte donne anche oggi. La capacità di unire passato e presente permette di evidenziare come le tematiche di libertà e autodeterminazione continuino a influenzare il mondo contemporaneo. Il teatro, quindi, si fa strumento di riflessione e resistenza, richiamando a una maggiore consapevolezza rispetto ai diritti delle donne e alla loro lotta per un vero cambiamento sociale.