La lega punta al controllo di parrocchetti e piccioni per limitare i danni all’agricoltura italiana

La lega punta al controllo di parrocchetti e piccioni per limitare i danni all’agricoltura italiana

La Lega propone modifiche al ddl Maran per regolamentare il controllo di parrocchetti, piccioni e altre specie invasive in Italia, per proteggere agricoltura e ambiente urbano dai danni economici crescenti.
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La Lega propone modifiche legislative per regolamentare il controllo di specie invasive come parrocchetti e piccioni, responsabili di danni all’agricoltura e all’ambiente urbano in Italia, suscitando un acceso dibattito tra sostenitori e oppositori. - Gaeta.it

La Lega ha esteso il proprio interesse alla gestione di diverse specie animali considerate problematiche per l’agricoltura e l’ambiente urbano in Italia. Dopo il dibattito sui lupi, ora nel mirino finiscono i parrocchetti e i piccioni, specie sempre più visibili nelle città e nei campi coltivati. La proposta di modifica della legislazione vigente mira a regolamentare interventi specifici per contenere questi animali, alla luce dei danni economici segnalati da alcune categorie.

I parrocchetti e i piccioni nelle città italiane: una presenza in crescita e i danni alle colture

I parrocchetti, piccoli pappagalli verdi, sono ormai comuni nei cieli di Roma e molte altre città italiane. Questi uccelli, insieme ai piccioni che affollano piazze e zone urbane, hanno attirato l’attenzione per i danni alle colture agricole. Francesco Bruzzone, a capo del Dipartimento fauna selvatica della Lega, spiega che gli stormi di piccioni tendono a nidificare nei centri urbani per poi spostarsi verso i campi durante la stagione delle semine. Qui causano danni perché si nutrono principalmente di sementi, soprattutto di riso e girasole, riducendo la resa produttiva delle colture.

La contaminazione dei raccolti e la complessità della gestione

La presenza urbana di questi uccelli favorisce la contaminazione dei raccolti. Bruzzone segnala che, diversamente da quanto si pensa, i piccioni non si limitano ad alimentarsi con erba o scarti, ma consumano direttamente le sementi, con conseguenze negative per gli agricoltori. Questa dinamica mette in evidenza una difficoltà nella gestione faunistica, poiché gli animali si muovono tra ambienti diversi, urbani e rurali, complicando le misure di contenimento.

L’emendamento della lega al ddl maran sulla tutela della fauna selvatica

La proposta della Lega si inserisce nel contesto del ddl Maran, che modifica la legge 157/1992 relativa alla tutela della fauna selvatica e alla regolamentazione della caccia. L’emendamento, presentato all’interno di questo disegno di legge in discussione presso le commissioni Ambiente e Agricoltura del Senato, introduce misure per il controllo delle specie considerate dannose. La scadenza per la presentazione degli emendamenti è il 4 agosto 2025; il dibattito proseguirà poi dopo la pausa estiva.

Strumenti legislativi per specie invasive

L’obiettivo è fornire strumenti legislativi per affrontare la diffusione di specie considerate invasive, con interventi specifici indirizzati a contenere le popolazioni di parrocchetti e piccioni che provocano danni sulle coltivazioni italiane. La modifica della normativa mira a bilanciare la tutela della fauna con la necessità di proteggere il lavoro agricolo e ridurre le perdite economiche.

Specie invasive tra ambiente urbano e campagna: il ruolo di parrocchetti, ibis sacro e nutrie

Il problema non riguarda solamente i piccioni, ma un insieme di specie aliene entrate stabilmente nei territori italiani. Bruzzone cita l’ibis sacro, diffuso in modo incontrollato dopo fughe da zoo o rilasci impropri, e le nutrie, particolarmente presenti nel Nord Italia, oltre ai parrocchetti. Secondo i dati raccolti dall’Ispra e confermati dall’Unione Europea, queste specie vanno gestite con azioni di contenimento o rimozione, per limitarne l’impatto sul territorio e sull’economia agricola.

Impatti economici e ambientali delle specie aliene

Questi animali, definiti invasivi, competono con le specie autoctone e possono danneggiare gli habitat e i raccolti. Bruzzone sottolinea le conseguenze economiche, richiamando le stime europee che indicano perdite superiori a 12 miliardi di euro all’anno legate alla diffusione incontrollata di specie alloctone. L’esigenza di un controllo mirato emerge come una priorità per salvaguardare le produzioni agricole e prevenire ulteriori danni.

Le modalità di intervento proposte e le reazioni della società civile

L’emendamento della Lega prevede che gli interventi non siano affidati ai cacciatori, ma a personale specializzato: forze di polizia, corpi forestali e tecnici incaricati. Le tecniche indicate includono catture con trappole o reti e, se necessario, abbattimenti con armi da fuoco. Secondo Bruzzone, l’azione non ha finalità venatorie ma mira esclusivamente a ridurre l’impatto delle specie invasive sulle coltivazioni.

Dibattito e opinioni contrastanti

La proposta ha già generato discussioni contrastanti tra gruppi animalisti e cittadini. Alcuni vedono la necessità di un intervento per proteggere le campagne, mentre altri temono ripercussioni negative sugli ecosistemi urbani e denunciano misure troppo drastiche. Il confronto si concentra soprattutto sulla valutazione dell’efficacia di queste misure e sugli eventuali rischi per l’equilibrio ambientale nelle città.

Il dibattito normativo e sociale proseguirà nelle prossime settimane, mentre il testo legge si avvia verso le fasi finali di approvazione. Intanto la gestione della fauna selvatica rimane un tema centrale, in particolare per il suo collegamento con le attività agricole e la qualità della vita nelle aree urbane.

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