La guardia di finanza di Rovigo, su coordinamento della procura polesana, ha portato a termine un’importante operazione che ha coinvolto una società tessile con sede a Lusia e altri beni mobili e immobili per un valore complessivo superiore ai 7 milioni di euro. Le indagini riguardano 12 persone accusate di associazione a delinquere finalizzata a diversi reati economici. Il caso si è esteso su più province italiane e coinvolge anche società con ramificazioni all’estero.
Indagini e perquisizioni in più province per smantellare un presunto sodalizio criminale
L’operazione ha interessato diversi territori: Rovigo, Padova, Venezia, Latina e Roma. In totale, sono state effettuate 20 perquisizioni nelle abitazioni e sedi aziendali riconducibili agli indagati. L’inchiesta è partita dalla constatazione di una rete di società tessili e finanziarie ritenute coinvolte in attività illecite. Le indagini hanno portato all’identificazione di 12 persone sospettate di aver creato un sistema per frodare il fisco, riciclare denaro e nascondere patrimoni. L’indagine ha preso slancio anche grazie agli elementi raccolti sul territorio polesano, puntando a seguire i movimenti di capitali e documenti aziendali sospetti.
Le persone coinvolte e i ruoli all’interno del presunto sistema illecito
Tra gli indagati spicca un uomo di 70 anni originario di Cavazzana di Lusia , considerato l’amministratore di due società tessili, una delle quali ha dichiarato fallimento, e di una società immobiliare con sede a Stanghella . Un altro indagato di rilievo è un consulente amministrativo di 41 anni residente a Lusia, titolare di una ditta per la fabbricazione di infissi e di una società con sede in Inghilterra. All’indagine partecipano anche un avvocato 66enne di Rovigo, ritenuto parte attiva nel meccanismo del riciclaggio; un 56enne locale che dirige una società finanziaria con sede in Bulgaria; e un 40enne di Polesella, titolare di una fabbrica di giocattoli. Non mancano figure considerate prestanome, come un 87enne di Lendinara e altre due persone di Rovigo e Costa di Rovigo. Altri indagati operano in Svizzera, Inghilterra e Roma, dove gestiscono società di servizi e tecnologie.
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I reati contestati e le strategie di frode emerse dalle indagini
L’accusa principale è di associazione a delinquere finalizzata a frode fiscale, bancarotta fraudolenta, riciclaggio e autoriciclaggio, unitamente a vari illeciti amministrativi. Secondo l’ipotesi degli inquirenti, gli indagati avrebbero creato crediti Iva fittizi e protocollato fatture false per importi milionari. Questi documenti sarebbero serviti a ridurre ingiustamente il carico fiscale della società tessile fallita di Lusia e a spostare risorse finanziarie in modo artificioso tra le diverse società collegate, anche oltre confine. L’avvocato nell’inchiesta avrebbe favorito la movimentazione illecita di denaro, facilitando il reinvestimento dei fondi illeciti nelle attività economiche del sodalizio.
Beni sequestrati e impatto economico dell’operazione
Il sequestro disposto dalla procura interessa un complesso aziendale formato da un capannone industriale, macchinari, materie prime e prodotti finiti. Sono stati bloccati crediti, disponibilità liquide e tre autocarri aziendali. Le indagini hanno portato pure al vincolo di proprietà immobiliari in provincia di Rovigo e in provincia di Verona, insieme a terreni agricoli. Tra i beni personali sequestrati figurano orologi di lusso, gioielli, monili preziosi e conti correnti bancari riconducibili agli indagati. L’operazione rappresenta un colpo significativo contro presunte reti criminali che impiegano strutture societarie complesse per evadere imposte e riciclare denaro.
L’attività della guardia di finanza continua ad approfondire la posizione degli indagati e a ricostruire la dinamica dei flussi finanziari che hanno supportato la rete. I provvedimenti adottati seguiranno i passaggi giudiziari previsti dalla legge per contrastare questi fenomeni sul territorio nazionale e internazionale.