La difficile situazione di Cecilia Sala: il messaggio di Kylie Moore Gilbert dall'inferno di Evin

La difficile situazione di Cecilia Sala: il messaggio di Kylie Moore Gilbert dall’inferno di Evin

Kylie Moore Gilbert, ex detenuta in Iran, esorta l’Italia a negoziare per la liberazione di Cecilia Sala, attualmente prigioniera nella stessa struttura. La sua testimonianza evidenzia le difficoltà e la resilienza.
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La difficile situazione di Cecilia Sala: il messaggio di Kylie Moore Gilbert dall'inferno di Evin - Gaeta.it

La questione della detenzione di Cecilia Sala in Iran sta generando grande preoccupazione sia a livello nazionale che internazionale. Kylie Moore Gilbert, giurista australiana che ha vissuto sulla propria pelle il dramma della prigionia a Teheran, offre la sua testimonianza e un suggerimento prezioso: l’Italia deve negoziare con l’Iran per garantirne la liberazione. La storia di Kylie è un racconto di resilienza e lotta che illumina le attuali difficoltà di Cecilia, attualmente detenuta nella stessa prigione, Evin.

Le esperienze di Kylie a Evin: un racconto di prigionia

Kylie Moore Gilbert è stata imprigionata in Iran dal settembre 2018 fino a novembre 2020. Durante il suo soggiorno forzato nella prigione di Evin, ha subito condizioni estremamente dure e privative. La detenzione le è stata comunicata con metodi brutali: bendata e trasportata in auto tra due guardie, è stata portata direttamente all’ufficio del magistrato senza alcuna spiegazione. Qui, si è trovata di fronte a un destino incerto, realizzando solo in seguito l’orribile situazione in cui si trovava. La prigione era gestita dalle Guardie della Rivoluzione, e l’isolamento nel settore 2A ha rappresentato un’esperienza traumatica.

Kylie descrive Evin come un luogo di paura e angoscia. Le alte mura e il filo spinato che circondano la prigione non sono solo un simbolo della detenzione fisica, ma anche della continua angoscia psicologica. Ogni giorno rappresentava una lotta contro l’incertezza del futuro, un pensiero costante su cosa potesse succederle. Durante i suoi due anni di isolamento, ha dovuto affrontare torture psicologiche e intimidazioni costanti, abituandosi a un’esistenza di grande precarietà. La sua determinazione a resistere e a mantenere il controllo interiore è diventata il suo unico mezzo di sopravvivenza.

La diplomazia degli ostaggi e le pressioni iraniane

La vicenda di Kylie dimostra chiaramente come le negoziazioni internazionali possano frequentemente innescare dinamiche complicate. Moore Gilbert sottolinea come il regime iraniano utilizzi sistematicamente detenuti di nazionalità varia come strumenti di pressione diplomatica. Questa pratica di scambio di prigionieri, sebbene possa sembrare un’alternativa favorevole, rafforza le autorità iraniane e il loro sistema autoritario. Secondo Kylie, l’Occidente deve riconsiderare la propria risposta a questa forma di diplomazia, che non solo danneggia le relazioni internazionali, ma contribuisce a una spirale di illegalità e ingiustizia.

Nel suo caso specifico, la libertà di Kylie è arrivata grazie al rilascio di tre cittadini iraniani da parte della Thailandia, avvenimento che ha portato alla sua liberazione. Tuttavia, il prezzo di questa libertà è pesante, e il rischio è che altre persone, come Cecilia, diventino vittime dello stesso meccanismo di scambio. Kylie avverte che questa diplomazia degli ostaggi deve essere combattuta e non incentivata, affermando che un approccio diretto e robusto potrebbe riportare l’Iran a negoziati più equi.

Il messaggio di resistenza a Cecilia Sala

Kylie Moore Gilbert si sente particolarmente vicina alla situazione di Cecilia Sala, ora detenuta nella stessa prigione di Evin. Al suo riguardo, invia un messaggio di speranza e incitamento alla resistenza. “Resistere è la chiave,” afferma, evidenziando che la forza interiore di una persona può superare le circostanze più avverse. Durante la sua detenzione, ha imparato a concentrarsi sull’oggi piuttosto che sul domani, una strategia che si è rivelata vitale per il suo benessere mentale. Con il passare del tempo, ha sviluppato una forma di routine che le ha permesso di affrontare la vita da prigioniera con maggiore lucidità.

Kylie racconta com’è fondamentale mantenere la propria integrità durante gli interrogatori, rifiutando di fare confessioni false anche di fronte a forti pressioni. È un insegnamento importante per Cecilia: il sapersi opporre consente a una persona di non cedere agli attacchi psicologici, realizzando così che la vera forza è necessaria per affrontare queste battaglie. La solidarietà del suo paese e le parole di incoraggiamento di chi ha sperimentato l’orrore della prigione di Evin rappresentano una luce di speranza nel buio. Cecilia non è sola nella sua lotta, e Moore Gilbert è ferma nel ribadire che il mondo sta seguendo la sua vicenda con attenzione.

Ultimo aggiornamento il 30 Dicembre 2024 da Laura Rossi

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