La discussione sull’introduzione del doppio turno per le elezioni provinciali in Trentino sta sollevando un ampio dibattito politico. La consigliera provinciale del Partito Democratico, Lucia Maestri, esprime forte contrarietà alla proposta, definendola una manovra che solleva non poche preoccupazioni sulla trasparenza e sull’equità del processo elettorale. La questione colpisce non solo il sistema di voto attuale, ma coinvolge anche la legittimità delle scelte politiche che vengono fatte dalle forze di maggioranza.
La critica alla gestione elettorale da parte della maggioranza
Lucia Maestri ha dichiarato in una nota che considerare la legge elettorale come una “proprietà privata” della maggioranza non fa altro che compromettere il principio di democraticità. Con un emendamento al disegno di legge soprannominato ‘Salva Fugatti‘, la maggioranza sembra insistere su una gestione della materia elettorale fatte su misura per i propri interessi. Secondo Maestri, i segni di questo atteggiamento di intolleranza verso il confronto democratico sono evidenti. La consigliera sottolinea come la Lega, che attualmente sostiene la maggioranza, avesse precedentemente opposto una forte resistenza al sistema del doppio turno a livello nazionale.
Maestri mette in evidenza come il Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie abbia persino suggerito di abolirlo per i grandi comuni, il che fa sorgere interrogativi su come questa proposta possa essere accolta a livello locale. L’impressione, a detta della consigliera, è che ci si stia muovendo verso una normalizzazione di metodi che possono alterare il normale funzionamento della democrazia.
Leggi anche:
Aumento dei mandati e confusione nella proposta
L’esponente del Partito Democratico non si limita solo a criticare il doppio turno, ma amplia il proprio discorso anche sull’aumento dei mandati per il presidente della Provincia e sull’immediato tentativo di istituire una procedura d’urgenza per la discussione consiliare. Questi fattori, combinati con la proposta di un eventuale ballottaggio e l’aumento del numero delle preferenze, suscitano in Maestri una seria preoccupazione. Secondo la consigliera, questi cambiamenti contribuiscono a creare un quadro politico poco chiaro e confuso, dove le proposte non sono sufficientemente organiche e trasparenti.
La sua critica si sofferma sull’incapacità della maggioranza di presentare una proposta coesa per la revisione della normativa elettorale. Questo comportamento, afferma Maestri, non fa altro che riflettere una politica che si adatta alle circostanze, o per meglio dire, alla “politica del minestrone“, dove ogni esigenza viene soddisfatta con un “ingrediente” diverso, senza una visione chiara.
Riferimenti storici e richiamo alla memoria politica
Maestri conclude la sua analisi prendendo spunto dalla storia politica del Paese. Focalizza l’attenzione sulla legge Acerbo del 1924, concepita dal regime fascista, che cambiò radicalmente il sistema elettorale italiano. La memoria di questa legge serve a Maestri per rimarcare come certe scelte politiche attuali possano paragonarsi a pratiche del passato che hanno sovvertito la democrazia. Ciò rappresenta, secondo l’esponente del PD, un rischio inaccettabile.
Nella sua nota, l’appello al ricordo del passato viene percepito non solo come un atto di responsabilità, ma come un essenziale esercizio civico. La consigliera invita i colleghi e l’opinione pubblica a vigilare su questi sviluppi, sottolineando che la democrazia deve essere tutelata e che ogni cambiamento deve avvenire tenendo in considerazione tutti i cittadini e non solo gli interessi di una parte. Un’affermazione ferma che si traduce in un monito per il futuro.