La recente decisione della Corte di Cassazione riguarda la condanna di Domenico Conte, boss di Bitonto, e di Alessandro D’Elia, entrambi coinvolti nell’omicidio della sarta Anna Rosa Tarantino e nel tentato omicidio di Giuseppe Casadibari. La Cassazione ha annullato la sentenza di 20 anni di reclusione, spostando il caso ad un’altra sezione della Corte d’Assise d’Appello di Bari. Questo episodio ha detto molto sulla complessità delle indagini su omicidi legati alla criminalità organizzata nel sud Italia.
Dettagli dell’omicidio e delle indagini
Il 30 dicembre 2017, la tranquilla vita di Bitonto venne spezzata dall’omicidio di Anna Rosa Tarantino, vittima di un’aggressione legata a una faida tra clan criminali. Secondo le accuse, l’omicidio scaturì da una rivalità tra i clan Cipriano e Conte. Durante quella giornata, ci furono altri due agguati tra i clan, testimoniando la tensione crescente nella zona. Anna Rosa, una sarta di 65 anni, venne uccisa per errore, colpita durante uno scontro tra i gruppi rivali.
Le indagini seguenti portarono all’arresto di Domenico Conte e Alessandro D’Elia, accusati non solo di omicidio ma anche di tentato omicidio. I due, persone di spicco nella criminalità locale, si ritrovarono quindi al centro di un caso più ampio che vedeva sotto accusa una ben radicata rete di violenza e inquietudine sociale. L’omicidio di Anna Rosa rappresentava un tragico esempio delle conseguenze collaterali della vita criminale, infliggendo un colpo profondo alla comunità .
Le decisioni della Corte di Cassazione
La Cassazione ha preso atto delle irregolarità evidenziate nei ricorsi presentati dai difensori di Conte e D’Elia. In particolare, l’avvocato Dario Vannetiello, subentrato nella difesa di Conte, aveva sollevato dubbi sull’attendibilità dei due collaboratori di giustizia, le cui testimonianze erano fondamentali per le accuse. Nello specifico, il legale ha sottolineato le contraddizioni emerse, e ha messo in discussione il presunto uso del cellulare da parte di Conte per comunicare con D’Elia.
Quest’ultimo, secondo le indagini, sarebbe stato identificato come intermediario fra i boss e gli esecutori materiali dell’omicidio. Tuttavia, il giorno in cui avvenne il crimine, il cellulare sotto accusa agganciò diverse celle, fatto che ha suggerito che Conte non fosse presente sul luogo. Questi dettagli hanno motivato l’impulso verso un nuovo esame del caso.
Implicazioni e contesto sociale
La decisione della Cassazione di annullare la condanna ha sollevato interrogativi sulle modalità di conduzione delle indagini e sull’affidabilità delle prove raccolte. L’avvocato Vannetiello ha dichiarato che il secondo annullamento rappresenta una significativa riduzione del teorema accusatorio previsto inizialmente, ponendo Conte in una luce favorevole. Questo nuovo sviluppo ha riacceso i riflettori su un caso che ha scosso la comunità di Bitonto, una realtà già segnata da precedenti di violenza legata alla criminalità organizzata.
La situazione a Bitonto riflette una problematica più ampia riguardante la mafia e le sue ripercussioni sociali. La faida tra i clan, che ha portato a un bilancio tragico, evidenzia come la criminalità possa influenzare la vita quotidiana degli innocenti. L’omicidio di Anna Rosa Tarantino, oltre ad essere un tragico ritratto della violenza mafiosa, evidenzia la necessità di un approccio più incisivo nel contrasto a queste dinamiche, affinché la giustizia possa svolgere il proprio corso senza intralci e inezie legali.