La cassazione annulla il sequestro di smartphone e tablet a un leader del centro sociale torinese

La cassazione annulla il sequestro di smartphone e tablet a un leader del centro sociale torinese

La Cassazione annulla il sequestro di dispositivi elettronici a Giorgio Rossetto, attivista torinese, evidenziando la necessità di bilanciare diritti individuali e pratiche investigative nel contesto della sicurezza.
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La cassazione annulla il sequestro di smartphone e tablet a un leader del centro sociale torinese - Gaeta.it

Un nuovo sviluppo giuridico interessa l’attivismo torinese: la Cassazione ha deciso di annullare con rinvio il sequestro di un telefonino e di un tablet, effettuato dalla polizia nel corso di una perquisizione avvenuta il 15 luglio 2024. La decisione della Suprema Corte apre la strada a un riesame del provvedimento, ponendo l’attenzione sulla necessità di valutare la proporzionalità e l’adeguatezza delle misure adottate. Traendo lezioni da questo caso, si rendono evidenti le questioni delicate che intercorrono tra diritti individuali e necessità investigative.

Contesto del caso: Giorgio Rossetto e il centro sociale Askatasuna

Al centro della vicenda c’è Giorgio Rossetto, 63 anni, noto attivista impegnato nell’area dell’autonomia, attualmente accusato in un maxi processo che coinvolge il centro sociale Askatasuna. La procura di Torino ha chiesto per lui una pena di sette anni di detenzione nell’ambito di un’accusa che fa riferimento a una violazione del codice antimafia. Rossetto, nonostante fosse sottoposto a sorveglianza speciale e costretto a risiedere a Bussoleno, in Valle di Susa, è stato sorpreso dalla Digos a Torino durante le celebrazioni del primo maggio e, successivamente, a Susa partecipando a una manifestazione No Tav il 15 giugno.

Queste apparizioni hanno spinto la procura a ritenere opportuno il sequestro dei dispositivi elettronici, il cui obiettivo sembrava quello di monitorare gli spostamenti di Rossetto attraverso ‘Google Maps‘. L’azione investigativa si è quindi rivolta a comprendere e documentare il comportamento dell’imputato, intensificando l’attenzione delle autorità sul suo attivismo.

Il sequestro dei dispositivi elettronici e le questioni sollevate dalla Cassazione

Il sequestro dei dispositivi eseguito con grande attenzione ha però incontrato le critiche della difesa, la quale ha chiesto alla Cassazione di rivedere l’operato della procura torinese. Come sottolineato dai giudici, il sequestro totale di un dispositivo elettronico è una misura da considerarsi eccezionale, piuttosto che la regola. La Cassazione ha messo in evidenza che la prassi consueta, in questi casi, prevede la realizzazione di una copia forense dei dati selezionati e non un intervento radicale che ne implichi la totale appropriazione.

Gli apparecchi, infatti, erano stati trattenuti dalle autorità per tutta l’estate, generando una situazione di impedimento per la facoltà di Rossetto di difendersi adeguatamente. Non è stato specificato dal tribunale del riesame di Torino come dovessero svolgersi effettivamente queste operazioni tecniche. Gli stessi giudici, evidenziando carenze di dettagli nel decreto della procura, hanno sottolineato l’assenza di chiarimenti riguardo a ulteriori finalità investigative che meritavano un approfondimento maggiore.

Riflessioni sulle implicazioni del caso Rossetto

Il caso di Giorgio Rossetto rappresenta solo un tassello di una realtà complessa, in cui la lotta per la difesa dei diritti individuali si intreccia con le pratiche investigative, le quali talvolta possono apparire invasive. La decisión della Cassazione getta una luce su quanto sia fondamentale il bilanciamento tra le esigenze di sicurezza e le libertà civili; una questione che spesso entra in gioco nei procedimenti penali, specialmente in ambiti sensibili come quello dell’attivismo politico.

La documentazione degli spostamenti attraverso mezzi di comunicazione contemporanei solleva interrogativi sulla privacy e sul diritto alla riservatezza. Questo caso diventa emblematico di come le autorità debbano sempre giustificare adeguatamente le loro azioni, mantenendo trasparenza, senza compromettere i diritti fondamentali dei cittadini.

Con l’attesa di ulteriori sviluppi nel procedimento di Torino, il caso di Rossetto continuerà probabilmente a occupare le prime pagine dei quotidiani e dei dibattiti pubblici, evidenziando il dialogo tra giustizia e diritti umani nella società odierna.

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