La protesta degli avvocati penalisti italiani si prepara a scendere in campo nei primi giorni di maggio 2025. Le camere penali di Trento e Bolzano hanno annunciato la loro partecipazione all’astensione dalle udienze penali prevista per il 5, 6 e 7 maggio. L’iniziativa arriva in risposta al decreto legge 48/2025, noto come “decreto sicurezza”, che ha suscitato forti critiche da parte dell’avvocatura penalista, convinta che le nuove norme peggiorino la situazione normativa e incidano negativamente sul sistema giudiziario penale.
Adesione delle camere penali di trento e bolzano all’astensione
Le camere penali di Trento e Bolzano si uniscono alla mobilitazione dell’Unione delle Camere Penali Italiane ribadendo la loro contrarietà al decreto sicurezza varato il governo. Questo gesto indica un forte dissenso degli avvocati penalisti locali, che assieme ai colleghi di tutto il paese sospenderanno le attività penali per tre giorni consecutivi. L’astensione ha lo scopo di richiamare l’attenzione sulle modifiche legislative contenute nel decreto, giudicate penalmente dannose e inique.
Malcontento diffuso e coinvolgimento del centro-nord
L’astensione coinvolgerà tutte le città italiane, sottolineando un malcontento diffuso che non si limita alle grandi realtà metropolitane ma investe anche territori del centro-nord come Trentino-Alto Adige. Gli avvocati lamentano una legge che emerge senza un confronto parlamentare adeguato e senza un’adeguata riflessione sui suoi effetti concreti ma solo come un intervento autoritario.
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Criticità del decreto legge 48 del 11 aprile 2025 e il suo impatto
Il decreto legge 48, definito “decreto sicurezza”, è stato pubblicato in un contesto di urgenza e contestazione. Secondo la nota ufficiale dell’Unione delle Camere Penali Italiane, questo testo peggiora nettamente la situazione giuridica esistente, introducendo norme considerate palesemente inique e contrarie alla costituzione. Gli avvocati denunciano soprattutto l’uso eccessivo del decreto legge, strumento eccezionale, per legiferare velocemente su temi penali che avrebbero dovuto seguire un iter parlamentare più approfondito.
Punti critici del decreto
Tra i punti critici figurano l’introduzione di nuove fattispecie di reato senza necessità stringente, l’aumento sproporzionato delle pene, aggravanti inserite senza fondamento razionale e la criminalizzazione della marginalità sociale e del dissenso. Tali modifiche aumenterebbero il numero dei detenuti e aggraverebbero ulteriormente il problema del sovraffollamento carcerario, già drammatico.
Conseguenze sulle condizioni del sistema penitenziario e sull’applicazione delle misure alternative
Il decreto sicurezza presenta anche nuove restrizioni riguardanti le misure alternative alla detenzione. L’UCPI segnala che queste novità ostacolano l’applicazione di provvedimenti non detentivi, peggiorando la gestione penitenziaria. Le strutture carcerarie italiane, già al limite della capienza, vedranno un aumento della popolazione detenuta a causa delle norme più severe, compromettendo ulteriormente la funzionalità degli istituti.
Non raro, ormai, registrare casi di gravi sofferenze interne alle carceri, come mostrano i dati recenti sui suicidi tra i detenuti: ventisei episodi soltanto dall’inizio del 2025. Il sovraffollamento e le condizioni di vita precarie rimangono sotto osservazione critica da parte dell’opinione pubblica e delle associazioni dedicate ai diritti umani, che denunciano come l’evoluzione normativa attuale possa portare a un collasso definitivo di strutture già provate da anni di emergenza.
Posizioni e messaggi dell’unione delle camere penali italiane
L’Unione delle Camere Penali Italiane non ha esitato a definire il decreto come una misura che viola principi costituzionali fondamentali, come quelli di proporzionalità , ragionevolezza e tassatività del reato. La comunicazione ufficiale dell’UCPI accusa il governo di aver ignorato le criticità sollevate in precedenza. Il decreto, pur prevedendo qualche modifica annunciata nel discorso pubblico, conserva nel complesso tutte le problematiche più gravi della legge precedente.
La reazione degli avvocati penalisti è diventata così una forma di protesta collettiva per segnalare il pericolo di una legislazione che alimenta lo stato emergenziale e mette a rischio garanzie processuali e diritti fondamentali. A questo proposito l’astensione dalle udienze assume un valore simbolico e pratico a difesa di un sistema giudiziario che, secondo questa categoria, dovrebbe garantire equilibrio e rispetto delle norme costituzionali.