Il divario crescente tra le posizioni offerte dalle aziende e i lavoratori disponibili sta danneggiando l’economia di Roma. La Camera di commercio della capitale ha sollevato preoccupazioni riguardo il mercato del lavoro, evidenziando come le difficoltà nel reclutamento stiano ostacolando la produttività e gli investimenti. Con un flusso di posti vacanti che continua ad aumentare, la ricerca di personale qualificato rappresenta una sfida cruciale per le aziende locali.
Il mercato del lavoro romano: numeri e tendenze
Un’indagine svolta da Unioncamere ha rivelato che tra gennaio e marzo saranno disponibili a Roma 117.090 posti di lavoro. Analizzando i dati, emerge che le figure più richieste includono i conduttori di impianti industriali, con 7.690 posizioni da coprire, seguiti da quelli di veicoli a motore e a trazione animale, per un totale di 2.220 unità. Tuttavia, solo una piccola percentuale, meno del 30%, dei contratti sarà di natura indeterminata. In particolare, un terzo di questi posti è destinato a giovani al di sotto dei 30 anni, mentre quasi il 20% è riservato ai laureati. Nonostante ciò, il 42% delle imprese ha espresso dubbi sulla possibilità di trovare personale adatto alle loro esigenze.
Le figure professionali maggiormente difficili da reperire includono operai specializzati nelle lavorazioni alimentari, gestori dei processi produttivi e manovali dello spettacolo. Il tasso di difficoltà per queste categorie raggiunge percentuali elevate: 87,1% per gli operai specializzati, 77,8% per i gestori dei processi e 76,7% per i manovali. Questo mismatch evidenzia la necessità di un intervento immediato per sostenere il mercato del lavoro.
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La questione della formazione: opportunità e sfide
Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di commercio di Roma, ha sottolineato la necessità di migliorare la filiera della formazione, suggerendo un potenziamento degli istituti tecnici superiori . Secondo il presidente, il percorso di formazione necessiterà di tempo per mostrare risultati tangibili. Nel breve termine, una delle soluzioni più praticabili sembra essere l’importazione di manodopera dall’estero. Infatti, è un dato di fatto che senza il contributo degli immigrati, oltre il 70% dei cantieri a Roma sarebbe inattivo, spingendo così a rafforzare la propria presenza nel mercato del lavoro per queste specifiche categorie.
Tagliavanti evidenzia anche come il 17% delle offerte di lavoro sia rivolto a candidati stranieri. Questo non solo rappresenta una risposta alla carenza di manodopera locale, ma anche un riconoscimento del valore che il personale internazionale può apportare all’economia romana.
Nuove professioni nell’era digitale
Parallelamente alla carenza di personale nei settori tradizionali, in città si assiste a un’esplosione di opportunità legate alle nuove tecnologie. Le professioni più ricercate includono esperti in marketing e comunicazione digitale, analisti di dati, ingegneri per l’intelligenza artificiale e specializzati nella sicurezza informatica. Questi ruoli sono perlopiù ricoperti da uomini e richiedono esperienza pregressa, rendendo i lavori accessibili a una parte ristretta della forza lavoro.
Le università romane, come la Luiss, stanno rispondendo a questa crescente domanda, offrendo corsi specifici. Giuseppe Italiano, prorettore per l’AI all’ateneo, evidenzia come la richiesta di competenze nel campo delle scienze e della tecnologia stia cambiando l’atteggiamento degli studenti verso queste discipline. I corsi sono strutturati in modo da includere progetti pratici in collaborazione con le aziende, consentendo così agli studenti di affrontare dinamiche lavorative reali.
Questa collaborazione offre vantaggi sia agli studenti, che acquisiscono esperienza pratica, sia alle aziende che possono osservare potenziali dipendenti in un contesto di lavoro. Con un tasso di assunzione del 96% a un anno dalla laurea, gli studenti della Luiss dimostrano che le competenze tecniche e pratiche sono altamente ricercate nel mercato attuale.