Kirill Serebrennikov racconta la fuga di Josef Mengele nel suo nuovo film a Cannes

Kirill Serebrennikov racconta la fuga di Josef Mengele nel suo nuovo film a Cannes

Il regista Kirill Serebrennikov presenta a Cannes un film su Josef Mengele, medico nazista latitante in Sudamerica, ispirato al libro di Olivier Guez e distribuito in Italia da Europictures.
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Il regista Kirill Serebrennikov presenta a Cannes un film sulla fuga e latitanza di Josef Mengele in Sudamerica, esplorando la vita dell’atroce medico nazista dopo la Seconda guerra mondiale. - Gaeta.it

Il regista russo kirill serebrennikov torna a parlare di figure controverse nel cinema contemporaneo. Dopo aver portato in concorso a Cannes l’anno scorso il film su edward limonov, quest’anno presenta alla Croisette una nuova opera ispirata alla fuga di josef mengele, il medico nazista noto per i suoi esperimenti atroci nei campi di concentramento. Il film, tratto dal libro di olivier guez, si concentra su un episodio poco esplorato: la vita in esilio e la latitanza dell’uomo accusato di crimini indicibili durante la seconda guerra mondiale. In Italia la pellicola uscirà con europictures.

La latitanza e la morte di mengele in sudamerica

Dopo la fine della guerra, mengele riuscì a sfuggire alla cattura imbarcandosi a genova verso l’argentina. Nel paese sudamericano visse sotto false identità e senza mai abbandonare la sua natura di ricercatore, continuando a documentarsi e seguire esperimenti clandestini. Nel 1959 la sua fuga proseguì verso il paraguay e infine il brasile, dove rimase nascosto fino al 1979. Morì annegato sul fiume mentre si trovava in fuga, probabilmente a causa di un ictus. Sepolto con il nome di wolfgang gerhard, i resti furono identificati soltanto nel 1992 grazie al confronto del dna con quello del fratello. MenegLe rimane una delle figure più oscure e inquietanti del novecento, capace pure di ispirare film e opere letterarie, come “il maratoneta” e “i ragazzi venuti dal brasile” che ne raccontano la storia dall’ombra che ancora getta sulla memoria collettiva.

Chi era josef mengele e le sue attività ad auschwitz

Josef mengele si formò prima in antropologia a monaco e poi in medicina all’università goethe di francoforte. Come ufficiale delle ss partecipò alla guerra, dove guadagnò decorazioni per il coraggio. Dopo la seconda guerra mondiale divenne noto come “l’angelo bianco”, appellativo che derivava dal camice bianco che indossava durante le sue crudeli selezioni nel campo di concentramento di auschwitz. Mengele designava i prigionieri destinati al lavoro forzato oppure alla camera a gas. I suoi esperimenti scientifici più famosi e orribili si svolsero su bambini, in particolare gemelli monozigoti soprattutto di etnia rom, ma conduceva anche studi su nani e soggetti con anomalie fisiche. I suoi test si concentravano soprattutto sull’eugenetica, metodo volto a modificare e selezionare caratteristiche genetiche, con pratiche che oggi definiremmo torture pseudoscientifiche.

La trama di “la scomparsa di josef mengele” e il contesto storico

Il film prende le mosse da un episodio avvenuto a buenos aires nel 1949, quando un uomo si presenta alla dogana argentina con documenti falsi. Presentandosi come helmut gregor, un cittadino italiano di professione meccanico, l’uomo solleva sospetti a causa del contenuto insolito delle sue valigie: siringhe, campioni di sangue, schizzi anatomici e strumenti scientifici. Il doganiere chiama un medico, che con disagio decide di lasciar passare l’uomo. Quella figura, che osserva con attenzione gli altri esuli europei in attesa, è in realtà josef mengele, protagonista di una delle pagine più atroci del nazismo. Il film racconta la sua fuga, e lo fa dal suo stesso punto di vista, come immaginato dal regista serebrennikov.

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