Il primo report sulle professioni infermieristiche in Italia, pubblicato da Fnopi insieme alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, offre un quadro dettagliato della condizione lavorativa, formativa e retributiva degli infermieri nel 2023. Il documento evidenzia differenze significative tra chi opera in assistenza domiciliare e chi lavora in ospedale, oltre a indicare le regioni con stipendi più alti o bassi. Emergono tendenze precise anche nella formazione e nelle scelte dei neolaureati in infermieristica.
Soddisfazione professionale degli infermieri: il ruolo dell’ambito lavorativo e del coinvolgimento gestionale
Secondo il report Fnopi, tra gli infermieri italiani, la maggiore soddisfazione lavorativa si registra tra coloro che si occupano di assistenza domiciliare e attività sul territorio. Questi professionisti riferiscono di un ambiente più gratificante rispetto a chi lavora esclusivamente in ospedale, soprattutto quando vengono inclusi nelle decisioni gestionali e organizzative. La partecipazione ai processi decisionali appare infatti un fattore chiave per migliorare il benessere e la motivazione degli operatori.
D’altra parte, gli infermieri ospedalieri che non ricevono adeguata considerazione nel management mostrano livelli di soddisfazione inferiori, un elemento che può incidere anche sulla qualità dei servizi erogati. Questa divisione conferma come la tipologia di contesto, oltre al grado di coinvolgimento nella gestione, modifichi la percezione del lavoro e le condizioni emotive degli operatori.
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Parallelamente, il rapporto indica che la maggioranza degli infermieri preferisce lavorare nel settore pubblico. Nel 2018 si era registrata una preferenza dell’84,9%, mentre nel 2023 il dato resta alto, attestandosi al 78,9%. Questo trend conferma l’attrattività del pubblico, con implicazioni sulle politiche di reclutamento e formazione, specie in un contesto di crescente bisogno di personale sanitario a livello nazionale.
Disparità retributive tra regioni e distribuzione del personale infermieristico
Le retribuzioni degli infermieri in Italia mostrano differenze marcate tra le varie regioni. Il report mette in luce che i salari più alti si trovano in Trentino Alto Adige e Emilia Romagna. Qui i livelli di remunerazione consentono condizioni economiche migliori rispetto ad altre parti del paese. Viceversa, le regioni con i salari più bassi sono Campania e Molise, realtà che evidenziano un divario reddituale significativo.
Queste diseguaglianze si intrecciano con il rapporto tra infermieri e abitanti. Ai due estremi della penisola, in Sicilia e Lombardia, si registra il rapporto più basso tra personale infermieristico e popolazione residente. Questo dato segnala problemi nella distribuzione delle risorse umane in sanità, che può influire sulla capacità di risposta dei servizi sanitari locali.
Il quadro regionale sottolinea la necessità di interventi mirati per garantire condizioni di lavoro più equilibrate e un’adeguata presenza di infermieri, fondamentale per affrontare le esigenze di cura sul territorio e negli ospedali.
La formazione infermieristica: un fattore decisivo per il futuro della professione
Nel rapporto si sottolinea il ruolo cruciale della formazione per potenziare l’attrattività e la qualità della professione infermieristica. Nel 2023 l’età media dei laureati triennali è scesa a 25,2 anni, con una concentrazione sempre maggiore di studenti nella fascia tra i 23 e i 24 anni. Questo cambiamento indica un accesso più precoce alla formazione universitaria.
Un elemento interessante riguarda anche la provenienza scolastica degli iscritti. Sta crescendo la percentuale di studenti provenienti dai licei, che nel 2023 rappresentavano il 68,2% degli iscritti ai corsi di infermieristica. Questo dato suggerisce un cambiamento nel profilo degli studenti, potenzialmente legato a una maggiore consapevolezza della professione e alle opportunità offerte dal settore sanitario.
Infine, la percentuale di laureati magistrali che trova lavoro in ambienti coerenti con il proprio percorso formativo arriva al 92,3%. Questo dato dimostra il legame stretto tra formazione avanzata e occupazione mirata, un punto di forza per la professione e un segnale positivo per la valorizzazione degli studi post-laurea.
Adozione del dm 77 e definizioni regionali degli infermieri di famiglia e comunità
Il report mostra una certa frammentazione nell’adozione del decreto ministeriale 77 a livello regionale. Le definizioni e le modalità operative degli infermieri di famiglia e comunità non sono uniformi in tutta Italia. Solo Lazio, Lombardia, Sardegna e Toscana utilizzano la dicitura “infermiere di famiglia e comunità” , che indica un modello integrato tra assistenza familiare e territoriale.
Le altre regioni scelgono invece la definizione “infermiere di famiglia o comunità” , che lascia spazio a una maggiore flessibilità nelle funzioni e nei compiti assegnati. Questo elemento segnala differenze nella gestione della professione e nell’organizzazione dei servizi, con conseguenze sulle modalità di erogazione dell’assistenza.
Questa variabilità indica la necessità di standardizzazioni e di un maggiore coordinamento tra regioni per rendere omogeneo il profilo professionale e migliorare la continuità delle cure sul territorio. La questione resta aperta e oggetto di dibattito nelle strategie sanitarie italiane.
Il valore del report fnopi per la pianificazione della professione infermieristica
Con questa prima edizione, Fnopi mira a fornire un documento capace di offrire dati certi e aggiornati sull’infermieristica italiana. La presidente della federazione, Barbara Mangiacavalli, ha sottolineato che “il rapporto deve diventare un punto di riferimento per i decisori politici, facilitando interventi basati su informazioni oggettive.”
Il documento evidenzia come il tema infermieristico superi i confini di singoli ministeri, richiedendo una cabina di regia con competenze trasversali capace di gestire le molteplici sfide della professione. I numeri e i dati raccolti rappresentano il punto di partenza su cui costruire politiche più efficaci e risposte adeguate alle esigenze del settore sanitario nazionale.
Il rapporto, articolato in quattro sezioni e costruito con il supporto di studiosi della Scuola superiore Sant’Anna, costituisce così un primo tassello per conoscere meglio le caratteristiche, le difficoltà e le prospettive dell’infermieristica in Italia oggi.