Indagini su imprenditori di Treviso per bancarotta fraudolenta: fallita catena di abbigliamento da 2 milioni

Indagini su imprenditori di Treviso per bancarotta fraudolenta: fallita catena di abbigliamento da 2 milioni

Due imprenditori di Treviso accusati di bancarotta fraudolenta per il fallimento di una catena di negozi d’abbigliamento, con debiti cresciuti a 2,4 milioni e distrazioni patrimoniali da 1,1 milioni.
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Indagini su imprenditori di Treviso per bancarotta fraudolenta: fallita catena di abbigliamento da 2 milioni - (Credit: www.ansa.it)

La Procura di Treviso ha concluso le indagini preliminari su un caso di bancarotta fraudolenta che coinvolge due imprenditori locali. Questi sono accusati di aver portato al fallimento una catena di negozi di abbigliamento con un volume d’affari annuo di circa 2 milioni di euro. La vicenda ha destato notevole interesse dal momento che l’impresa, attiva nelle province di Treviso, Trieste, Udine, Gorizia e Reggio Emilia, dava lavoro a 20 dipendenti attraverso 11 punti vendita. Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza, hanno rivelato scoperte significative riguardo la gestione finanziaria dell’azienda, già in crisi da anni e ora sotto i riflettori della giustizia.

Origine delle indagini e fallimento della società

Le indagini sono partite a seguito del fallimento, dichiarato nel 2020 dal Tribunale di Treviso per una richiesta presentata dall’Agenzia delle Entrate. La situazione critica dell’azienda era evidente da tempo, con segnali di dissesto finanziario già dal 2014, quando si è registrato un accumulo di debiti tributari e contributivi superiore ai 250.000 euro. Nonostante le difficoltà, gli imprenditori hanno continuato a perdere controllo sulla situazione, aumentando esponenzialmente il passivo fino a 2,4 milioni di euro nel 2020.

Un elemento preoccupante emerge dalla vicenda: la società, prima di cessare le proprie attività, è stata trasferita in provincia di Foggia, apparentemente per far perdere le proprie tracce. Questa manovra ha suscitato un forte sospetto da parte delle autorità competenti, portando ad un approfondito esame della situazione. L’operazione dell’Agenzia delle Entrate ha messo in luce non solo le irregolarità nei pagamenti, ma anche la strategia degli imprenditori per cercare di sfuggire alle responsabilità accumulate nel corso degli anni.

I debiti e le distrazioni patrimoniali

Durante le indagini, è stato contestato agli indagati un significativo aumento dei debiti aziendali. Nel periodo compreso tra il 2014 e il 2020, i debiti sono passati da 1,3 a 2,4 milioni di euro. Tale crescita, avvenuta senza una richiesta di accesso agli strumenti di risoluzione della crisi, ha aperto la strada a gravi accuse da parte della Procura. Questo cambiamento strutturale è stato accompagnato da distrazioni patrimoniali che ammontano a 1,1 milioni di euro.

In particolare, le indagini hanno rivelato un costante drenaggio di risorse finanziarie, con pagamenti circuitari verso altre imprese gestite dagli stessi imprenditori. Queste operazioni potrebbero essere interpretate come tentativi di sottrarre asset al patrimonio della società in dissesto, aggravando ulteriormente la posizione degli indagati. Il quadro complessivo dipinge un’azienda che, pur sapendo di trovarsi in una situazione di crisi, ha continuato a gestire le proprie risorse in modo discutibile, favorendo altri interessi economici a scapito della sostenibilità del proprio business.

Implicazioni legali e futuro dell’indagine

Se le accuse saranno confermate, gli imprenditori potrebbero affrontare conseguenze legali molto serie, incluso il rischio di pene detentive. Il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale è considerato uno dei più gravi nel contesto del diritto commerciale, soprattutto quando coinvolge il mancato pagamento di debiti nei confronti di lavoratori e fornitori. La Procura di Treviso ha già avviato le procedure necessarie per un eventuale rinvio a giudizio, mentre la Guardia di Finanza continua a seguire il caso con la massima attenzione.

In un contesto economico già stressato dalla pandemia e dalle difficoltà globali, questo caso rappresenta un campanello d’allarme non solo per la provincia di Treviso, ma per tutte le realtà imprenditoriali. La gestione delle crisi e delle difficoltà finanziarie è una questione cruciale per garantire la sostenibilità delle aziende e la protezione dei diritti dei lavoratori coinvolti. Le implicazioni di questa indagine, oltre all’aspetto penale, potrebbero avere effetti rilevanti sul clima imprenditoriale e sulla fiducia dei consumatori nella regione. Resta da vedere come si evolverà la situazione e quali misure saranno prese dalle autorità locali per prevenire simili episodi in futuro.

Ultimo aggiornamento il 21 Ottobre 2024 da Sara Gatti

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