Il senato approva la riforma della giustizia sulla separazione delle carriere dei magistrati

Il senato approva la riforma della giustizia sulla separazione delle carriere dei magistrati

Il Senato approva la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici; il testo torna alla Camera per il terzo esame prima del voto definitivo.
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Il Senato ha approvato la riforma costituzionale che separa le carriere di pubblici ministeri e giudici, ora in attesa del terzo esame alla Camera prima del voto finale. - Gaeta.it

Il Senato ha dato l’ok alla riforma costituzionale che prevede la separazione delle carriere dei magistrati, distinguendo nettamente i pubblici ministeri dai giudici. Questa decisione rappresenta un passo importante nel sistema giudiziario italiano, e dopo l’ok del 16 gennaio alla Camera, ora il disegno di legge dovrà tornare alla Camera per un terzo esame prima del voto definitivo al Senato.

Il percorso parlamentare prima della riforma definitiva

Ora il disegno di legge sarà esaminato di nuovo dalla Camera, per il cosiddetto terzo passaggio parlamentare. In questo momento l’aula di Montecitorio analizzerà eventuali emendamenti e modifiche sugli aspetti tecnici del testo. Lo scopo è garantire che la riforma sia condivisa nel dettaglio prima di tornare al Senato per l’ultimo voto che ne sancirà l’entrata in vigore.

Questo iter è previsto per le riforme costituzionali che comportano cambiamenti rilevanti nei poteri e nella struttura dello stato. Solo dopo due passaggi in ciascuna camera, con una maggioranza qualificata, il testo può essere definitivamente approvato o sottoposto a referendum popolare, se previsto.

La separazione delle carriere dei magistrati è un tema discusso da molti anni, perché riguarda l’indipendenza e l’equilibrio dei poteri giudiziari. La strada parlamentare seguita finora è stata segnata da discussioni intense e da schieramenti politici che ne hanno sostenuto o criticato le linee fondamentali.

Le proteste e le tensioni in aula durante il voto

Il voto non è stato privo di momenti di scontro in aula. Le opposizioni hanno manifestato il proprio dissenso esponendo cartelli contro la riforma, segnalando un clima acceso e di forte tensione. Queste proteste riflettono un contrasto profondo tra le forze politiche sulla necessità e sulla direzione di questa riforma del sistema giudiziario.

Nel corso della seduta, il ministro della giustizia, Carlo Nordio, era presente in aula a seguire il dibattito e la votazione. Il suo ruolo è stato centrale nella promozione e difesa del disegno di legge, sottolineando l’importanza di questo intervento di modifica costituzionale. La presenza del ministro ha fatto da catalizzatore delle discussioni e ha messo in evidenza le divisioni anche all’interno della stessa maggioranza.

L’approvazione del senato e i numeri del voto

Mercoledì 20 marzo 2025, l’aula del Senato ha espresso la sua posizione sulla riforma con 106 voti a favore, 61 contrari e 11 astensioni. Il risultato ha dimostrato una maggioranza solida, ma non priva di tensioni. Il disegno di legge, già approvato alla Camera, è stato sottoposto al secondo passaggio parlamentare e ora tornerà alla Camera per un ulteriore esame. Solo dopo questo ultimo passaggio il testo tornerà al Senato, dove si concluderà l’iter legislativo.

La modifica riguarda la revisione costituzionale in tema di magistratura, con l’intento di separare nettamente le carriere del pubblico ministero e del giudice. Questo significa che pm e giudici non potranno più muoversi tra le due funzioni, ma seguiranno percorsi distinti che ne definiscono ruoli e competenze.

Implicazioni della riforma sulla magistratura italiana

La divisione tra pm e giudici produrrà cambiamenti nella gestione degli incarichi e nelle procedure interne della magistratura. I pubblici ministeri avranno una carriera autonoma e non potranno passare alla funzione giudicante, così come i giudici non potranno assumere ruoli da pm.

Questo comporta un rafforzamento delle funzioni di controllo ed equilibrio interni, per evitare sovrapposizioni e conflitti di interesse. Allo stesso tempo, alcune voci ritengono che la separazione potrebbe creare rigidità o rallentamenti, perché limita le possibilità di mobilità e gestione delle competenze.

Nei tribunali e nelle procure si dovranno ridefinire le dinamiche interne e le modalità di assegnazione dei ruoli, con nuove regole per le promozioni e le valutazioni. L’intera magistratura sarà coinvolta in un cambiamento sostanziale, con effetti anche sulla percezione pubblica dell’indipendenza e dell’efficacia della giustizia.

Le prossime tappe parlamentari saranno seguite con attenzione da magistrati, avvocati, istituzioni locali e parti sociali, interessate a valutare come le modifiche potranno concretamente incidere sul funzionamento della giustizia nel nostro paese.

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