La tensione tra Stati Uniti e Unione Europea cresce a pochi giorni dall’entrata in vigore prevista del nuovo sistema di dazi doganali. Questi misure, volute dall’amministrazione Trump, riguardano le esportazioni agroalimentari europee e potrebbero colpire duramente il settore italiano, già sottoposto a forti pressioni economiche e politiche interne ed esterne. Andrea Tiso, presidente di Confeuro, ha commentato la situazione evidenziando le conseguenze della possibile imposizione di una tassa del 30% sulle merci italiane dirette negli Usa e l’impatto delle scelte comunitarie sul bilancio agricolo.
La minaccia dei dazi statunitensi sull’export agroalimentare europeo
Il 1° agosto 2025 è la data considerata cruciale per il possibile avvio dei dazi al 30% sulle esportazioni europee verso il mercato statunitense. Questa misura annunciata dall’amministrazione di Donald Trump nasce dalla guerra commerciale in corso tra i due blocchi. Secondo quanto riportato da Andrea Tiso, la penalizzazione riguarderebbe in particolare il made in italy agroalimentare, un comparto che rappresenta un pezzo fondamentale dell’economia locale e della reputazione internazionale. L’aumento dei costi per l’export potrebbe ridurre la competitività dei prodotti italiani, tornando a colpire soprattutto le piccole e medie imprese agricole, già alle prese con sfide legate ai costi di produzione e alle vendite sotto pressione. L’imposizione dei dazi rischia di bloccare una fetta importante di mercato oltreoceano, minando la stabilità di molte aziende.
Le implicazioni delle barriere non tariffarie e il fenomeno dell’italian sounding
Lo scontro commerciale produce incognite non solo sul lato economico ma anche sul fronte regolatorio. Le cosiddette barriere non tariffarie, cioè requisiti e norme che complicano ulteriormente le esportazioni, potrebbero moltiplicare gli ostacoli per i produttori agricoli europei, creando effetti a catena sulle filiere. Il pericolo maggiore riguarda la possibilità che queste restrizioni neghino l’accesso a mercati chiave, rallentando l’affermazione di prodotti a denominazione d’origine e aprendo così la strada a fenomeni di italian sounding. Questa pratica consiste nell’imitazione di prodotti italiani autentici, una distorsione che danneggia la reputazione e i margini degli agricoltori reali.
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Le critiche di confeuro sulle politiche agricole comunitarie e le conseguenze per gli agricoltori
Parallelamente alle tensioni commerciali con gli Stati Uniti, l’Unione Europea ha presentato un nuovo bilancio agricolo che include la riforma della politica agricola comune . Questa riorganizzazione prevederebbe la fusione di diversi fondi in un unico contenitore destinato a finanziare il settore, un’operazione che secondo Andrea Tiso rischia di penalizzare i produttori più piccoli e virtuosi. Un sistema centralizzato, infatti, potrebbe privilegiare le grandi imprese agroindustriali a discapito delle realtà agricole tradizionali e territoriali.
La denuncia di confeuro sul sistema dei fondi europei
Confeuro denuncia una situazione complessa in cui le risorse comunitarie finiscono per favorire le macro aziende, trascurando i piccoli e medi agricoltori che costituiscono il cuore della produzione italiana. Nel nostro paese il numero degli agricoltori si è ridotto drasticamente, superando da sotto il milione di addetti, molti dei quali in difficoltà a causa dell’aumento dei costi e della contrazione dei prezzi sul mercato. La riforma PAC e il nuovo fondo unico potrebbero non apportare sollievo alle imprese agricole più colpite, rischiando quindi di frantumare ulteriormente la struttura produttiva.
La riflessione di Tiso mette in luce l’importanza di ridefinire le priorità del settore agricolo in termini economici e sociali. La domanda centrale riguarda il modello di sviluppo che si vuole adottare, in particolare il ruolo che le istituzioni europee e italiane intendono assegnare agli agricoltori di dimensioni contenute e alla loro capacità di mantenere e valorizzare il territorio attraverso pratiche sostenibili e tradizionali. La mobilitazione già in atto contro la proposta di bilancio ha come obiettivo impedire un depotenziamento del settore produttivo nazionale, soprattutto difendere le aziende familiari e locali.
La situazione attuale e i rischi per il made in italy agricolo
Nell’attuale contesto, l’agricoltura italiana si trova a un bivio. I dazi Usa potrebbero determinare una forte restrizione sui mercati esteri e, allo stesso tempo, le scelte europee in materia di fondi e regolamentazioni potrebbero limitare le risorse necessarie per sostenere le imprese più piccole. Questo doppio fattore genera una pressione significativa sulle imprese agricole, che rischiano di perdere competitività e visibilità.
Il problema non riguarda soltanto i numeri dei finanziamenti ma l’intera strategia di valorizzazione del settore primario. L’eccessiva centralizzazione delle risorse rischia di compromettere quella che da sempre è la forza del made in italy agroalimentare: la capacità di mantenere un forte legame con il territorio e la qualità del prodotto. Il pericolo è che il settore si trasformi in un aggregato di grandi imprese meno focalizzate sulla tradizione e sull’autenticità dei prodotti.
La chiamata di confeuro alle istituzioni europee e italiane
La chiamata alle istituzioni italiane e europee da parte di Confeuro fa emergere un’esigenza concreta: proteggere la filiera agricola e mantenere la sua identità originaria salvaguardando i piccoli e medi agricoltori e sostenendo un modello di agricoltura più vicino alla realtà rurale del paese. Il futuro del made in italy agroalimentare si giocherà in gran parte proprio sul modo in cui verranno affrontate queste sfide immediate.