La missione umanitaria in Ucraina dell’elemosiniere pontificio, il cardinale Konrad Krajewski, insieme al nunzio apostolico, Monsignor Visvaldas Kulbokas, rappresenta un gesto di solidarietà e compassione verso le popolazioni colpite dalla guerra. Questo viaggio, iniziato con l’intento di portare un camper medico a Lviv e sei ecografi per gli ospedali bombardati, si è trasformato in una profonda esperienza di vicinanza e condivisione con una comunità in grave difficoltà. La celebrazione della Messa di Natale insieme ai rifugiati sottolinea l’importanza dell’unione e della speranza, nonostante le avversità del contesto attuale.
L’arrivo a Fastiv: un gesto di cura e sostegno
Ieri, il cardinale Krajewski ha fatto tappa a Fastiv, una città di circa 60mila abitanti, a soli 80 chilometri dal confine russo. Qui ha avuto l’opportunità di inaugurare una mensa per i poveri, un service fondamentale per la comunità locale che nel corso degli anni ha assistito numerosi rifugiati e persone in difficoltà. È evidente l’importanza di mantenere viva la speranza, specialmente in un periodo difficile come il Natale, e il cardinale lo ha ribadito con fermezza.
Nel suo racconto, Krajewski ha condiviso la sua esperienza con i bambini della scuola di musica di Fastiv. Molti di questi bambini hanno perso i genitori a causa del conflitto e il loro volto sorridente, durante lo spettacolo natalizio organizzato, rappresenta una testimonianza di resilienza. Il legame con le tradizioni, come il dono di orsetti di peluche, serve a creare un momento di gioia, un piccolo gesto di conforto in un contesto altrimenti gravoso.
Leggi anche:
Durante la visita, l’elemosiniere ha fatto tappa anche alla “casa sociale”, struttura che ospita molti anziani e malati. Con l’atto simbolico di spezzare il pane, una tradizione di auguri natalizi, il cardinale ha instillato un forte senso di comunità, ricordando che, in momenti di grande difficoltà, è fondamentale rimanere uniti e prendersi cura gli uni degli altri.
Centro S. Martino: un porto sicuro per i più vulnerabili
Il Centro S. Martino de Porres, gestito dai padri domenicani, rappresenta un punto di riferimento per molti rifugiati e per la popolazione in difficoltà a Fastiv. Attivo da oltre 19 anni, questo centro offre accoglienza a bambini malati provenienti da famiglie distrutte, anziani, madri single e senzatetto. La sua opera è ancora più vitale in questo periodo di crisi, in quanto rappresenta un rifugio sicuro in una città che vive le conseguenze del conflitto.
I religiosi del centro si dedicano a fornire supporto e assistenza, raccogliendo attraverso volontariato cibi e beni necessari, creando un’importante rete di solidarietà. L’inaugurazione della nuova mensa per i poveri, un progetto nato dalla cooperazione tra i domenicani e i volontari, dimostra la grande capacità di mobilitazione e di risposta alle necessità di una popolazione afflitta.
Questo gesto di apertura di un luogo dove poter ricevere pasti caldi e assistenza, sottolinea la volontà di non lasciare indietro nessuno e la responsabilità sociale che ogni individuo e comunità deve affrontare in tempi di crisi.
La celebrazione del Natale e la speranza di un futuro migliore
L’elemosiniere Krajewski ha voluto sottolineare la potenza della speranza, esprimendo il desiderio che questo Natale possa essere l’ultimo in tempo di guerra per l’Ucraina. Il suo messaggio è chiaro: la fede e la preghiera hanno un potere trasformativo e le persone non devono mai perdere la speranza in un domani migliore. Questo Natale, celebrato accanto alle vittime del conflitto, è un richiamo alla fraternità e alla collaborazione tra tutte le fedi.
Nel suo viaggio, Krajewski ha richiamato il passaggio biblico in cui Gesù invita i discepoli a nutrire le folle. Il significato profondo di questo invito è evidente: ogni individuo ha un ruolo fondamentale nel sostenere la comunità. A Fastiv, i gesti quotidiani di generosità, come portare cibo e beni, si trasformano in atti di straordinaria umanità, con il cardinale che osserva con gratitudine la mobilitazione della Chiesa e della comunità locale.
Il messaggio finale del cardinale, relazionato ai miracoli del quotidiano, porta un riparo all’anima dei presenti, risvegliando nei cuori la fiammella della speranza e promettendo aiuti futuri, in nome della compassione e della carità.