Il Papa ha scelto Castel Gandolfo per una riflessione sul Vangelo del buon samaritano, mettendo in evidenza il legame stretto tra la vita eterna e l’accoglienza della volontà di Dio. Durante la catechesi che precede l’Angelus, il pontefice ha sottolineato come la vita eterna sia una eredità che si riceve vivendo l’amore vero rivelato da Gesù, un amore che perdona, soccorre e non possiede. Questo messaggio si è intrecciato con l’invito a portare conforto e speranza a chi si sente abbattuto o deluso.
Il vangelo del buon samaritano e la legge suprema della vita
Nel discorso pronunciato a piazza della Libertà, poco dopo la messa celebrata nella chiesa di San Tommaso da Villanova, il Papa ha riletto il passo tratto dal Vangelo di Luca, con protagonista il buon samaritano. Ha ricordato come la parabola rappresenti un insegnamento fondante: non si tratta di eludere la morte, ma di dedicarsi all’esistenza degli altri. Questo prendersi cura diventa quel principio superiore che va oltre ogni regola morale, il cui valore va al di là del semplice dovere.
Il Papa ha preso spunto dalla richiesta presente nel Vangelo: «Cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Questa domanda, ha detto, riflette il desiderio umano profondo di sfuggire al male e alla morte, di vivere liberi da fallimenti. Tuttavia, la vita eterna non si conquista con la forza né si ottiene stipulando un contratto. Essa è un bene che Dio dona come patrimonio, un’eredità che si riceve, non un premio o un guadagno personale.
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Accogliere la volontà di dio come via per la vita eterna
Per ricevere il dono della vita eterna, il Papa ha ricordato che bisogna accogliere la volontà di Dio. Questa volontà si traduce nell’amore descritto nella legge biblica: amare Dio con tutto se stessi e amare il prossimo come se stessi. Solo così si può rispondere all’amore del Padre, che per primo ci ama nel Figlio.
Leone XIV ha spiegato che la volontà divina va intesa come una legge di vita, un modo di agire che Dio mette in pratica verso l’umanità. L’essere amati da Dio significa sperimentare un amore totale e costante, che chiede di essere ricambiato. Non si tratta quindi di un rispetto distaccato, ma di un coinvolgimento profondo nell’amore e nella cura reciproca.
Gesù modello di amore che perdona e soccorre il prossimo
Nel corso della catechesi, il Papa si è soffermato su Gesù come rivelazione dell’amore vero. Questo amore non cerca possesso, non pretendere nulla in cambio, ma perdona e supporta chi si trova in difficoltà. Nel Vangelo, Gesù si presenta come colui che si fa vicino a ogni uomo e donna, incarnando la vera prossimità.
La chiamata che il Papa rivolge è quella di seguire questo modello, diventando a nostra volta prossimi per chi ci capita di incontrare. Portare consolazione e speranza a chi è scoraggiato diventa un dovere quotidiano. Gesù non solo insegna questo atteggiamento, ma lo rende possibile con la propria vicinanza e pietà verso il mondo.
La preghiera a maria per diventare operatori di pace
Al termine della catechesi, il Papa ha rivolto una preghiera alla Madonna, definita madre di misericordia. Ha chiesto che Maria aiuti ciascuno a voler accogliere nel cuore la volontà di Dio, che è sempre amore e salvezza. Solo così è possibile agire come operatori di pace nella vita di tutti i giorni.
Il riferimento a Maria rafforza il tema della misericordia e del servizio, richiamando un modello femminile vicino e presente nel cammino dei credenti. La sua intercessione diventa una guida per rendere concreto l’impegno di amare come Gesù ha insegnato e vissuto.