Il nuovo film il gladiatore ii, disponibile dall’11 maggio su Paramount+, ha scatenato opinioni contrastanti tra il pubblico e la critica. Pur segnando un discreto successo al botteghino, il sequel del celebre film di Ridley Scott del 2000 non è riuscito a riprodurre l’intensità e la profondità del suo predecessore. La scelta di concentrare la narrazione sul figlio segreto di Massimo Decimo Meridio, così come alcune scelte registiche e narrative, hanno suscitato molte riserve sulla qualità e l’efficacia dell’opera.
La trama e i personaggi principali del gladiatore ii
La storia si apre in un periodo in cui l’impero romano è diviso e governato dai fratelli gemelli Geta e Caracalla, descritti come sovrani incapaci e crudeli. Il generale Giusto Acacio avanza con le sue truppe in Numidia, prendendo molti prigionieri, tra cui Annone. Quest’ultimo, segnato dalla perdita della moglie durante la battaglia, viene ridotto in schiavitù. Macrino, un mercante attento alle abilità combattive di Annone, lo porta a Roma per fargli affrontare l’arena.
Il viaggio di Annone coincide con la scoperta di legami nascosti e un destino che collega la sua sorte a quella dell’impero. In particolare, emerge che egli è figlio illegittimo di Massimo Decimo Meridio, personaggio iconico interpretato dal Russell Crowe nel film originale, ruolo questa volta non ripreso ma rievocato attraverso la presenza di Connie Nielsen, che torna nei panni di Lucilla, madre del protagonista. La trama si sviluppa attorno a questo legame familiare e al desiderio di vendetta che spinge Annone a muovere le fila degli eventi.
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I problemi narrativi e storici dietro il sequel
Il gladiatore ii soffre di una sceneggiatura che spesso appare forzata e poco naturale. Le premesse della trama si ripetono troppo meccanicamente rispetto al film del 2000, senza riuscire a ricreare quell’atmosfera autentica che rese celebre la prima pellicola. Alcune inesattezze storiche, già in passato oggetto di discussione, qui diventano più evidenti e a volte risultano difficili da giustificare.
Il ritorno di personaggi storici come Geta e Caracalla non aggiunge profondità alla vicenda, anzi li riduce a caricature di cattivi crudeli e privi di spessore. Non manca poi qualche dettaglio di messa in scena che stona, come certe sequenze che sembrano troppo costruite per essere credibili. Il tentativo di mantenere una continuità con il primissimo film sembra più una ripetizione che un’evoluzione, una scelta narrativa che rallenta il ritmo e crea momenti poco coinvolgenti.
Le scene di azione: tra spettacolo e ridicolo
Se da un lato il gladiatore ii presenta alcune scene di combattimento di grande impatto visivo, dall’altro sfocia spesso in eccessi che superano i limiti del credibile. La battaglia nel Colosseo dove l’arena viene inondata d’acqua con squali a nuotare in mezzo è solo uno degli esempi più eclatanti. Tali momenti, contrariamente a generare tensione, suscitano più stupore per la loro esagerazione.
L’inserimento di elementi fantasy come i babbuini “mannari” contribuisce a smorzare la carica epica, trasformando la pellicola in qualcosa di troppo lontano dal dramma storico originale. Questa scelta sembra dettata dal desiderio di stupire il pubblico con effetti speciali vistosi ma risulta controproducente quando si cerca di mantenere una narrazione credibile e solida.
Il cast e le interpretazioni degli attori
Tra gli interpreti, Paul Mescal fatica a convincere nel ruolo principale, giocato nella scia di Russell Crowe, senza riuscire a conferirgli la stessa intensità. Denzel Washington, invece, offre una prova più solida, ma nemmeno lui riesce a risollevare il peso di una sceneggiatura carente. Il confronto con il primo film è inevitabile e ora pone l’accento sulle difficoltà di una seconda parte destinata a mantenere le aspettative alte.
Il ritorno di Connie Nielsen, nel ruolo di Lucilla, tenta di portare un filo di continuità, ma non basta a migliorare una struttura narrativa debole. I personaggi antagonisti, più che nemici profondi, appaiono come figure stereotipate, con motivazioni poco chiare e scene verbali spesso eccessive, spingendo la storia verso tonalità a tratti grottesche.
Elementi tecnici: la colonna sonora e gli effetti speciali
La colonna sonora ripropone richiami all’indimenticabile tema di Hans Zimmer, ma senza raggiungere la stessa carica emotiva. Questa scelta fa emergere ancora di più la sensazione che il film punti più su una surface spettacolare che su una narrazione intensa. Gli effetti visivi sono di alto livello tecnico, grazie anche al budget e alle capacità della troupe, ma finiscono per evidenziare l’assenza di una trama altrettanto valida.
L’uso di scenografie grandiose e sequenze impressionanti non riesce a coprire i vuoti di sceneggiatura e la mancanza di un filo conduttore forte. Il risultato è un prodotto che può intrattenere per qualche momento, ma che non lascia un ricordo profondo o un senso di compiutezza narrativa.
Uno sguardo al futuro della saga
Ridley Scott ha confermato che il lavoro su un terzo episodio è già iniziato, fatto che lascia aperte diverse possibilità, ma anche numerose domande. Dopo un seguito così problematico, è complesso immaginare come la storia possa andare avanti senza perdere ancora di più il contatto con quello che rese il primo film un classico.
Il futuro dei personaggi e il percorso narrativo potrebbero beneficiare di un approccio più sobrio e meno incline a effetti speciali eccessivi. Solo una riscrittura focalizzata sui sentimenti e le motivazioni dei protagonisti potrebbe rigenerare la serie e restituire un senso di autenticità che in questo sequel è mancato.
Il gladiatore ii resta quindi un tentativo di espandere un universo amato, che però convince a metà. Gli appassionati della saga del 2000 devono fare i conti con un film che diverte in alcuni momenti ma tradisce molte delle aspettative create dal predecessore.