Il futuro papa e i viaggi che potrebbero segnare l'inizio del suo pontificato all'estero

Il futuro papa e i viaggi che potrebbero segnare l’inizio del suo pontificato all’estero

Il nuovo pontefice avvia il suo pontificato con viaggi simbolici a Nicea, Pechino e Mosca, puntando su continuità pastorale, dialogo ecumenico e sfide diplomatiche con la Chiesa, Cina e patriarcato russo.
Il Futuro Papa E I Viaggi Che Il Futuro Papa E I Viaggi Che
L'articolo analizza i possibili primi viaggi internazionali del nuovo papa, evidenziando tappe simboliche come Nicea per il dialogo ecumenico, Pechino per le relazioni diplomatiche con la Cina, e Mosca, una meta complessa a causa delle tensioni politiche e religiose. - Gaeta.it

Il percorso del nuovo pontefice inizia con una serie di viaggi attesi, capaci di definire il suo approccio pastorale nel mondo. Tra luoghi simbolici e mete ancora inesplorate per la chiesa, si affacciano tappe che riflettono scelte di continuità, ma anche di apertura verso nuove sfide ecumeniche e diplomatiche. Questi viaggi racconteranno l’agenda estera del papa e il dialogo con comunità religiose storiche e recenti.

Il viaggio a nicea, simbolo di continuità e dialogo ecumenico

L’ipotesi che il nuovo pontefice possa iniziare la sua attività pastorale internazionale con una visita a Nicea nasce dalla volontà di riprendere un progetto già avviato da papa Francesco. Nel novembre 2024, durante una dichiarazione pubblica, Francesco aveva indicato il desiderio di recarsi proprio a Nicea per celebrare i 1700 anni dal primo Concilio ecumenico. Questo evento del 325 d.C. rimane un momento cruciale per la storia della chiesa cristiana, simbolo di unità e confronto tra le varie confessioni.

Un gesto verso l’ecumenismo

La scelta di questo viaggio vorrebbe rappresentare non solo una commemorazione storica, ma un gesto concreto verso l’ecumenismo, il tentativo di avvicinare le chiese cristiane dopo secoli di divisioni. Il pontefice si stava preparando da tempo, collaborando con il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, suo alleato in diversi momenti, e l’intento era quello di portare un messaggio di pace e di collaborazione. L’appuntamento, inizialmente previsto per maggio 2025, però era legato all’evoluzione della salute di Francesco.

Nonostante la sua degenza per una polmonite bilaterale al policlinico Gemelli di Roma, l’idea del viaggio non era stata mai ufficialmente cancellata. Fonti vicine alla Santa Sede avevano sempre specificato che si trattava di un programma in via di definizione e che la decisione finale sarebbe stata presa sulla base delle condizioni fisiche. Questo avrebbe potuto segnare la prima uscita internazionale del nuovo pontefice, un’azione di continuità con il predecessore e un segnale forte nel panorama religioso mondiale, riaccendendo il dialogo con il mondo ortodosso e le istituzioni turche.

Pechino, la sfida di aprire un ponte con la china

L’altra meta dalla forte valenza simbolica rimane Pechino. Fin dall’inizio del suo pontificato, papa Francesco aveva manifestato l’intenzione di recarsi in Cina, una terra dove mai un pontefice aveva messo piede. La sua volontà è stata chiara sin dal 2014, quando, sul volo di ritorno dalla Corea, ebbe modo di dichiarare il desiderio di visitare la Repubblica Popolare Cinese. Pechino, a quel tempo, aveva anche autorizzato il sorvolo dell’area aerea, un gesto che appariva come una predisposizione a un’apertura dai lati cinesi.

Accordi e sfide diplomatiche

Il percorso diplomatico tra il Vaticano e la Cina ha registrato momenti significativi, soprattutto grazie all’accordo sulle nomine episcopali sottoscritto nel 2018 dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano. Questo patto ha rappresentato un tentativo di regolare i rapporti tra lo stato cinese e la chiesa cattolica, spesso forzatamente divise a causa di restrizioni e controlli sulle attività religiose. Una visita papale, dunque, avrebbe avuto un valore politico e simbolico, aprendo un nuovo capitolo nei rapporti tra la Santa Sede e la nazione asiatica.

Sarà nelle mani del nuovo pontefice decidere se cogliere questa eredità e portare avanti la strada verso Pechino. Il viaggio, oltre alle implicazioni diplomatiche, avrebbe un riflesso diretto sui fedeli cattolici cinesi, spesso soggetti a pressione, e sul dialogo globale tra chiese e stati.

Mosca, il nodo irrisolto con il patriarcato russo ortodosso

Un’altra tappa possibile ma assai più complicata è rappresentata da Mosca, sede del patriarcato russo ortodosso. Papa Francesco ha costruito un rapporto stretto con il patriarca Kirill, arrivando a un incontro storico a L’Avana nel 2016. Quel momento aveva suscitato speranze per un avvicinamento duraturo fra le due chiese. Il documento firmato allora insieme aveva tracciato una possibile via di dialogo e riconciliazione.

Tensioni e politici attuali

La situazione però è peggiorata con lo scoppio della guerra in Ucraina. La tensione politica tra Russia e occidente ha influito in modo netto anche sulle relazioni ecclesiastiche. Il confronto tra Francesco e Kirill è stato segnato da discrepanze, soprattutto sul ruolo del clero rispetto alle questioni politiche. Il papa ha ribadito che la religione non deve farsi portavoce della politica, ma deve parlare la “lingua di Gesù”. I rapporti rimangono quindi complicati e un viaggio a Mosca appare più lontano rispetto agli altri nel calendario pontificio.

L’apertura verso Mosca comporterebbe un salto diplomatico delicato. La posizione del Vaticano è osservata intensamente dalle cancellerie di tutto il mondo, e il papa deve manovrare con attenzione per evitare di alimentare divisioni o malintesi. I prossimi incontri tra le rispettive delegazioni potrebbero indicare se ci sarà margine per un viaggio futuro. Per ora, Mosca resta una meta proibita, ma non impossibile negli sviluppi a venire.

Change privacy settings
×